(nuovo)Partito comunista italiano
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Un nuovo anno sulla via per fare dell’Italia un paese socialista, imparando dall’esperienza dei primi paesi socialisti

Comunicato del 31 dicembre 2007

 

 

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Il testo del comunicato

impaginato con Open Office

 
 
 

Il passaggio dei DS di D’Alema, Fassino, Veltroni & C alla destra borghese e la crisi di quello che resta della sinistra borghese (PRC, PdCI, SD, Verdi, ecc.) hanno creato una situazione più favorevole alla rinascita del movimento comunista!

 

Il nuovo Partito comunista italiano lavora per fare in Italia quello che i comunisti degli altri paesi stanno facendo nel resto del mondo: ricostruire un movimento comunista potente che ponga nuovamente fine alla libertà dei capitalisti e instauri il socialismo, facendo tesoro dell’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Dalla globalizzazione degli imperialisti alla creazione di un nuovo mondo socialista!

 

Trasformare la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, in guerra popolare rivoluzionaria che instauri il socialismo!

 

Al passaggio dal vecchio al nuovo anno vi è tra le masse popolari, nel nostro paese e nel mondo, un contrasto singolare nei sentimenti e nello stato d’animo.

Da una parte coloro che attendono salvezza dalla borghesia imperialista o comunque non vedono oltre l’orizzonte della società attuale. Alcuni di essi sono in preda allo sconforto, alla confusione, al dubbio, all’angoscia e alla depressione. Altri vi sfuggono perché evadono dalla realtà (religione, droga, ecc.) o non hanno altra vita che quella delle relazioni immediate (famiglia, ecc.). Non vi è infatti nessuna avvisaglia che la borghesia imperialista o le classi ad essa associate nella direzione del mondo, nello sfruttamento dei lavoratori e nei privilegi (il clero, gli altri notabili della società attuale e i ricchi) pongano fine alla crescita dello sfruttamento, dell’abbrutimento materiale, intellettuale e morale, dell’emarginazione e della distruzione di uomini e donne e al dilagare minaccioso del saccheggio delle risorse del pianeta e della devastazione dell’ambiente: i due tratti che caratterizzano il corso delle cose da quando, trenta anni fa, è iniziata la seconda crisi generale del capitalismo e il crollo del movimento comunista ha permesso alla borghesia di riprendere iniziativa e libertà d’azione.

Dall’altra parte coloro che lavorano per la rinascita del movimento comunista e l’instaurazione di un nuovo ordinamento sociale, il socialismo. Pur in mezzo alle difficoltà e nelle sofferenze che la dominazione della borghesia imperialista, del clero e degli altri notabili dell’attuale ordinamento sociale impone alle masse popolari (la strage della ThyssenKrupp le sintetizza tutte), questi hanno buoni motivi di essere soddisfatti degli sviluppi avvenuti nell’anno che termina ed è per loro chiaro cosa devono fare per avanzare ulteriormente.

Nel nostro paese gli avvenimenti dell’anno che sta per finire si riassumono in due processi:

1. lo sviluppo multiforme della resistenza delle masse popolari alla realizzazione del Programma Comune della borghesia imperialista,

2. l’indebolimento, all’interno dei movimenti di resistenza, della direzione della sinistra borghese, con la corrispondente formazione di nuovi centri di organizzazione e di direzione.

Il movimento No Dal Molin mostra in modo esemplare i due processi.

Possiamo contare che i due processi continueranno anche nel nuovo anno, perché il loro sviluppo dipende principalmente da noi. Infatti la mancanza di unità di orientamento e di unità organizzativa dei nuovi centri di organizzazione e di direzione è il limite maggiore della forza e dell’efficacia della resistenza in corso e il freno maggiore all’ulteriore sua estensione. Compito dei comunisti e di tutti gli elementi avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari è il superamento di questo limite. A questo fine essi devono certo potenziare i loro strumenti di azione di massa, ma anzitutto devono elevare la loro stessa unità di orientamento, la loro unità organizzativa e il loro metodo di lavoro. Si tratta di un compito che è del tutto possibile realizzare: sta completamente nelle nostre mani e sono già stati elaborati gran parte delle concezioni, delle linee e dei criteri necessari per assolverlo. Si tratta per noi solo di assimilarli meglio, di imparare ad applicarli meglio e di diffonderne la conoscenza e l’applicazione sia con l’esempio sia conducendo un’apposita battaglia ideologica tra quegli elementi d’avanguardia che ne sono ancora lontani.

La pubblicazione e lo studio del Manifesto Programma del Partito, il rafforzamento del Centro clandestino del Partito, il potenziamento dell’attività dei Comitati di Partito, l’elevamento del loro metodo di lavoro e la moltiplicazione del loro numero, daranno un grande impulso allo sviluppo del lavoro di massa articolato sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro. I mille movimenti di resistenza che si sono sviluppati nei mesi passati hanno creato un terreno eccellente.

Anche a livello internazionale la situazione è favorevole allo sviluppo delle forze rivoluzionarie. In tutto il mondo la resistenza alla “guerra al terrorismo” e in generale alla guerra di sterminio non dichiarata condotta dalla borghesia, si estende e acquista fiducia nella sua forza. Il marxismo-leninismo-maoismo guadagna terreno nelle fila della resistenza e la rinascita del movimento comunista avanza. Il miglioramento dell’orientamento ideologico e politico del movimento comunista e la creazione di una sua maggiore unità organizzativa sono i risultati da perseguire a livello internazionale.

Contemporaneamente i contrasti crescono nelle fila della borghesia imperialista che si ostina a condurre e persino a estendere la guerra di sterminio non dichiarata che da anni conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo. Essa è ancora in grado di infliggere alle masse popolari grandi sofferenze e di provocare molti danni, ma il suo destino è segnato e la sua fine si avvicina. Tra le masse che sono ancora succubi della borghesia la sfiducia nel suo regime guadagna sempre più terreno. Nonostante la potenza delle armi di cui dispone, la sua mancanza di scrupoli e le risorse immani che dedica alla guerra e alla repressione, all’inganno e alla diversione, la borghesia non riesce ad imporsi con la forza. I disastri della sua direzione e la mancanza di soluzioni alternative nell’ambito dell’ordinamento sociale borghese, sono sempre più evidenti e minano l’egemonia e il prestigio della borghesia, del clero e degli altri paladini dell’attuale ordinamento sociale. Il movimento comunista indica sempre più chiaramente l’alternativa all’attuale ordinamento sociale e la resistenza ne arruola e forma le forze promotrici e apre loro la strada.

Entriamo quindi nel nuovo anno con l’animo sereno: mille fatti indicano chiaramente che la realtà si muove in una direzione a noi favorevole, abbiamo chiari i compiti da svolgere e siamo consapevoli che l’esito dipende per l’essenziale da noi.

 

La destra borghese non ha futuro. Le masse popolari opporranno al suo programma una resistenza crescente, tanto più forte quanto migliore sarà la nostra direzione. È un programma di carovita, precarietà, eliminazione delle conquiste elementari di civiltà e benessere a cui la borghesia aveva dovuto acconsentire quando il movimento comunista internazionale era forte, abbrutimento intellettuale e morale, saccheggio del pianeta e delle sue risorse, guerre e distruzioni. Per quanto la borghesia cerchi di mettere una parte delle masse contro un’altra, di trattare meglio una parte perché la aiuti a soffocare l’altra, la resistenza non avrà fine. Il programma della destra borghese non è frutto della perversione personale di Bush, di Berlusconi e di altri simili caporioni. Non basta cambiare gli uomini per porvi fine. Al contrario, la borghesia si dà simili caporioni malvagi e pervertiti, come un tempo aveva optato per Mussolini e Hitler, perché nelle circostanze attuali sono i migliori portavoce delle sue necessità, la più compiuta espressione dei valori e delle concezioni che oggi guidano la sua condotta. Nelle circostanze attuali sono strumenti indispensabili per tenere in piedi l’ordinamento sociale borghese. Non a caso tutta la borghesia balla alla musica della destra borghese. Nell’anno e mezzo trascorso dalla sua costituzione, il governo Prodi ha confermato la sua continuità con il governo Berlusconi. Perfino la complicità del circo Prodi con la banda Berlusconi è totale. Per anni gli esponenti del circo Prodi hanno declamato contro le leggi e i regolamenti con cui Berlusconi faceva dal governo i suoi interessi personali e si assicurava l’impunità o la prescrizione per i suoi reati. In un anno e mezzo di governo il circo Prodi non ha nemmeno accennato al regolamento dei conti che era doveroso fare (conflitto d’interessi, arricchimenti illeciti, evasione fiscali, truffe, corruzione, ecc.). Al contrario il governo Prodi ha fatto suoi

1. gli impegni presi dal governo Berlusconi nei confronti degli USA (l’ampliamento della base di Vicenza, lo scudo stellare, la produzione degli aerei F35, il presidio del Kosovo, la guerra in Afghanistan, ecc.), dei sionisti di Israele (la collaborazione militare, il boicottaggio di Hamas, il presidio del Libano contro Hezbollah, ecc.), del Vaticano (l’esenzione dall’ICI, i privilegi per le scuole cattoliche, la direzione sulla legislazione civile, ecc.);

2. le misure decise dal governo Berlusconi contro le masse popolari (dalla legge Biagi sulla precarietà che ha peggiorato la già criminale legge Treu, alla tentata truffa del TFR, all’aumento dell’età per la pensione con la conseguente ulteriore riduzione delle pensioni future, ecc. ecc.). Il ritiro del contingente italiano dal fronte di guerra dell’Iraq è stata solo una rottura apparente con la linea impostata da Berlusconi. In realtà il ritiro delle forze regolari ha realizzato un disegno già elaborato: ha mascherato il finanziamento italiano per l’arruolamento di mercenari nelle forze irregolari; queste oramai formano il contingente maggiore delle forze di occupazione USA dell’Iraq e sono avviate a diventarlo anche in Afghanistan.

Il circo Prodi ha in questo modo confermato Berlusconi nel ruolo di vero leader politico e morale della borghesia imperialista. Veltroni e il suo Partito Democratico cercano in ogni campo di seguire le orme di Berlusconi nella speranza di prenderne il posto. La differenza sostanziale tra il governo Berlusconi e il governo Prodi consiste nel fatto che il primo aveva un’opposizione, perché il circo Prodi allora dava voce all’opposizione popolare. Il secondo è privo di opposizione perché l’opposizione popolare non ha ancora un centro di aggregazione nazionale già autorevole. Solo la rinascita del movimento comunista darà vita alla nuova opposizione e questa volta sarà un’opposizione efficace anche nella difesa degli interessi diretti e immediati perché decisa ad andare fino all’instaurazione del socialismo.

Per questo la borghesia, e anche in questo il governo Prodi è completamente allineato con il governo Berlusconi, cerca con ogni mezzo di prevenire e impedire la rinascita del movimento comunista. Siccome non bastano la denigrazione dei primi paesi socialisti, del movimento comunista e della Resistenza, i cento movimenti d’evasione, le culture di diversione, l’intossicazione delle coscienze, la riabilitazione del fascismo, la mobilitazione della Chiesa, la borghesia ricorre su scala sempre più estesa allo squadrismo fascista, alla repressione e alla persecuzione dei promotori della resistenza delle masse popolari. Per il caso che questa opera di contenimento non bastasse, prepara già oggi la guerra civile. Lo confermano la creazione di forze armate mercenarie, l’autonomia dalle altre armi concessa ai Carabinieri già nel 1999 dal governo D’Alema e i crescenti privilegi di cui vengono dotati, l’innalzamento degli stipendi e i crescenti stanziamenti finanziari per le forze armate e per le “forze dell’ordine”, l’immunità assicurata agli assassini in divisa, la carriera degli elementi più reazionari (De Gennaro, Manganelli, ecc.) della polizia, la riforma dei servizi segreti, la selezione e la formazione sempre più antipopolare degli agenti, gli “assaggi” compiuti a Napoli (marzo 2001) e a Genova (luglio 2001). Anche per questo il circo Prodi si è allineato con la banda Berlusconi nel mantenere e ampliare l’apparato militare USA nel nostro paese. Infatti il potenziamento dell’apparato militare USA in Italia indebolisce politicamente le masse popolari. Nella storia del nostro paese una lista oramai lunga di eventi mostra che gli imperialisti USA collaborano con le autorità italiane nell’ostacolare, soffocare e reprimere il movimento delle masse popolari: Gladio, Rosa dei Venti, Piazza Fontana, Ustica, Moby Prince, Strage di Bologna, ecc. Gli imperialisti USA non solo fanno il bello e il cattivo tempo nel nostro paese per i propri interessi e lo coinvolgono sempre di più nell’aggressione ai paesi le cui autorità non collaborano con loro, ma sono anche centro promotore e fiancheggiatore dell’aggregazione dei gruppi più reazionari e fascisti della borghesia italiana e dei suoi servi. Sono quindi un punto di forza per la borghesia nella guerra civile che essa viene preparando. La borghesia insomma prepara e si prepara alla guerra civile, anche se la teme, perché in passato, con il fascismo, le è andata male e ha addirittura rischiato che l’Italia diventasse un paese socialista. Non tenere conto di quello che la borghesia prepara sarebbe in realtà ostacolare la rinascita del movimento comunista. I comunisti e tutti gli elementi avanzati delle masse popolari devono prepararsi e preparare le masse popolari a far fronte alla guerra civile e opporsi ai preparativi. Non assumere fin da oggi questo compito vorrebbe dire condannare ancora una volta le masse popolari a subire l’iniziativa della borghesia e del clero. Solo preparandosi in modo da vincere in una eventuale e probabile guerra civile, forse la impediremo e in ogni caso la renderemo meno cruenta, meno grave. La vittoria delle masse popolari nella guerra civile che la borghesia prima o poi scatenerà nel nostro paese porrà fine allo sfruttamento, alla miseria, alle condizioni degradanti in cui la borghesia ci costringe.

 

La crisi della sinistra borghese è dovuta alla sua natura. Per sua natura essa, nelle sue aspirazioni, nei suoi progetti e nelle sue proposte, non esce dall’orizzonte dell’ordinamento sociale borghese. Tanto meno punta sulla mobilitazione delle masse popolari come principale forza di trasformazione della società. Le sue proposte dovrebbero essere realizzate dall’attuale classe dominante: dalla borghesia imperialista, dal Vaticano, dai notabili dell’attuale ordinamento sociale. Stante questo limite, anche le sue proposte più modeste, anche le sue idee più ragionevoli e realiste, ovvie, diventano fantasie, utopie, cose campate in aria, promesse non mantenute. Infatti tra la borghesia e le masse popolari, non è in ballo una divergenza di opinioni o di valori morali. Si tratta di un contrasto antagonista, non componibile di interessi opposti degli sfruttatori da una parte, degli sfruttati dall’altra. Anche le riforme più elementari e ragionevoli, ai ricchi, al Vaticano, alla borghesia imperialista gliele può imporre solo la forza della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. Solo la paura dell’avanzata di un potente movimento comunista internazionale gliele aveva imposte nel passato. Non a caso oggi anche la sinistra borghese si unisce alla destra nella denigrazione dei primi paesi socialisti, del movimento comunista, della prima ondata della rivoluzione proletaria, della Resistenza e nella repressione del nuovo movimento comunista.

Indagando sui morti uccisi dai dirigenti della Montedison, il procuratore di Venezia Felice Casson scoprì che nel 1977 il servizio centrale di manutenzione diramava a tutti gli stabilimenti Montedison la direttiva di “spendere per la manutenzione solo quanto è assolutamente e comprovatamente indispensabile ... negli altri casi bisogna correre ragionevoli rischi”. Trenta anni dopo il procuratore di Torino Raffaele Guariniello scopre che la ThyssenKrupp emanava la stessa direttiva per i suoi stabilimenti, tanto più vincolante per quello di Torino destinato a chiudere. Tra licenziamenti, casse integrazioni, mancato turn over, pensionamenti anticipati e delocalizzazione è diminuito il numero dei lavoratori addetti ai lavori manuali, ma, nonostante questo, gli enormi progressi tecnologici e l’aumentata produttività del lavoro, non diminuisce il numero dei morti e dei feriti, perché i padroni aumentano lo sfruttamento di quelli che restano, rendono “esuberi” e disoccupati quelli che anche l’aumentata produttività del lavoro permetterebbe di destinare a ridurre tempi e ritmi di lavoro. La strage di operai morti, infortunati o colpiti da malattie professionali continua, perché per i capitalisti la manutenzione è un costo, la sicurezza dei lavoratori, l’igiene sul posto di lavoro, la protezione dell’ambiente sono tutti costi. Quanto più fanno in questi campi, tanto minori sono i loro profitti. E le loro aziende esistono per produrre profitti. Contratti di lavoro a tempo determinato, eliminazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, appalti, precarietà, liberalizzazione degli straordinari, bassi salari, riduzione dei diritti sindacali, corruzione e concertazione sindacale, persecuzione dei sindacalisti combattivi, caccia ai comunisti nei sindacati di regime, sono tutte misure che proteggono e aumentano i profitti. Creano anche le condizioni che incrementano il numero di morti e feriti sul posto di lavoro, le malattie professionali e l’inquinamento ambientale. I promotori e sostenitori di queste misure, i Treu, i Biagi, gli Ichino e i loro colleghi sono gli assassini, così come i dirigenti e proprietari delle aziende. Ma grazie ad essi la borghesia, il clero e gli altri ricchi fanno profitti e alimentano i loro privilegi, i loro lussi e i loro sprechi.

E questo vale in ogni campo. La borghesia ha spostato a suo vantaggio la distribuzione del prodotto nazionale: più rendite e profitti, meno salari e pensioni. In più ha ridotto le tasse alle aziende, alla Chiesa e ai ricchi. Su una parte cresciuta del prodotto nazionale pagano una percentuale più ridotta di tasse. Ovvio che in questo contesto, tra imposte dirette e indirette, il carico fiscale sui lavoratori (dipendenti e autonomi) è cresciuto. Ma nonostante questo e la caccia che Visco ha lanciato contro la “evasione fiscale” dei lavoratori, lo Stato non ha abbastanza soldi per far fronte ai compiti che un tempo gli avevamo imposto (istruzione pubblica, sanità, protezione del territorio, pensioni, assistenza, ricerca, ecc.). Anche perché contemporaneamente aumenta le spese militari, le spese per la repressione e per preparare la guerra civile, le elargizioni alla Chiesa e ai ricchi. In più continua a pagare pingui interessi ai ricchi da cui si fa prestare, come debito pubblico, i soldi che ai lavoratori sottrae come imposte. Tutta la politica economica di Padoa Schioppa e di Prodi si riduce a questo. Basta confrontare i redditi di dirigenti industriali, ministri, dirigenti sindacali, ecc. con i redditi dei lavoratori per aver chiaro come funziona la società attuale.

L’abbrutimento culturale e intellettuale di massa perseguito dalla borghesia con i suoi mezzi di formazione dell’opinione pubblica è il risvolto spirituale di questo corso delle cose. Esso compensa e si combina con le concezioni e la morale d’altri tempi che Papa Ratzinger e il suo clero, aiutati da “laici” come Pera, Preve e altri simili “intellettuali”, cercano di imporre con la forza dello Stato, sfruttando l’ascendente e la paura che il clero ancora incute a una parte delle masse popolari. Essi impediscono che gli uomini elaborino una morale, una concezione del mondo, regole, leggi di comportamento individuale e sociale dalle condizioni reali, dallo stato reale delle loro relazioni sociali e del loro rapporto attuale con il resto della natura. Sono il passato che cerca di impedire il futuro di cui il presente è gravido, l’evoluzione di cui il presente ha bisogno. Assieme costituiscono il risvolto spirituale dell’oppressione e dello sfruttamento economico.

 

Eppure tutto questo è votato a scomparire e scomparirà. Quando dipende da noi. Per millenni e millenni il 90 percento degli uomini e delle donne sono serviti principalmente come animali da lavoro, come “carne da cannone” o come mezzo di divertimento per il restante 10 per cento. Ora finalmente si sono create le condizioni materiali, intellettuali e morali per porre fine a questa condizione e si sono formate nella società le forze sociali interessate e capaci di farlo. Ecco la democrazia che col socialismo dobbiamo creare. Infatti per noi democrazia è mettere le risorse della società al servizio dell’emancipazione della massa della popolazione dall’eredità del passato di sfruttamento e di asservimento. Ora finalmente si sono create le condizioni materiali, intellettuali e morali e le forze sociali adatte a rompere l’ordinamento sociale e la divisione in classi, l’ordine e i pregiudizi sociali che riducono, ancora oggi nonostante l’abbondanza, la vita del 90 per cento degli uomini e delle donne a una rincorsa assillante quando non disperata per procurarsi cibo, vestiario, abitazione, riscaldamento, istruzione, assistenza sanitaria, un minimo elementare di benessere, quanto necessario a condurre una vita dignitosa. Tutte cose che oggi con un diverso ordinamento sociale possiamo assicurare senza sforzo a tutti. Le capacità produttive della società moderna sono illimitate e le potremmo utilizzare senza bisogno di sconvolgere la natura e rendere invivibile il pianeta. Ogni ricco oggi inquina almeno quanto cento proletari, con le sue esigenze di lusso, di rappresentanza, di spreco, con le spese militari che il mantenimento dei suoi privilegi comporta, con i lavori inutili e di merda a cui condanna tanta parte della popolazione. È finito il tempo in cui non si riuscivano a produrre le condizioni elementari per una vita dignitosa per tutti gli uomini e le donne. Oggi esistono le condizioni perché tutti gli uomini e le donne dedichino il meglio delle loro energie e capacità alle attività specificamente umane, quelle che distinguono gli uomini dagli animali superiori, da sempre riservate a una minoranza. La prima opera del nuovo potere socialista, i primi passi del socialismo, consisteranno infatti semplicemente nel fare l’uso più ragionevole delle forze produttive già esistenti e nell’organizzare le attività lavorative nel modo più rispettoso dell’integrità e della dignità di quelli che le compiono.

 

Il comunismo è il nostro futuro!

Compagni! L’impresa che dobbiamo compiere è grandiosa. È la ripresa e la continuazione di quella compiuta dal movimento comunista nella prima ondata della rivoluzione proletaria. Dobbiamo imparare quanto più possibile da quell’esperienza, ma dobbiamo andare oltre il confine da essa raggiunto. Il coraggio, l’abnegazione, lo spirito di sacrificio, le energie e le capacità che milioni di uomini e donne dedicarono a quell’impresa, torneranno ad essere il motore della prossima ondata che sconvolgerà nuovamente il mondo. A noi comunisti di oggi spetta il compito importante di aprire la strada alla ripresa del movimento comunista e alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che sta montando in tutto il mondo. In particolare a noi comunisti dei paesi imperialisti spetta il compito di vincere per la prima volta la borghesia anche nel cuore del sistema imperialista. Quanto più avanzeremo in questa impresa tanto più la borghesia scatenerà contro di noi e contro tutti coloro che ci seguiranno le sue armi peggiori. Ma l’accanimento della borghesia procederà di pari passo con la sua impossibilità di risolvere i problemi che il suo putrescente sistema impone alle masse popolari. Proprio questo già oggi alimenta le nostre fila! L’eroismo, la volontà e la capacità di vincere che dimostreremo nella lotta, le faranno crescere e infine dalla battaglia decisiva usciremo vittoriosi!

 

 

Gli operai che la borghesia ha ucciso a Torino, chiamano tutti i lavoratori alla riscossa contro la classe di assassini e di complici di assassini che ci governa, contro il loro criminale ordinamento sociale e i politicanti e il clero che lo sostengono!

 

I morti di Torino, come tutti i morti e feriti sul lavoro, sono le vittime dei padroni, dei politicanti e del clero che li assecondano, dei paladini della precarietà che difendono il loro criminale ordinamento sociale: in nome dei profitti e della concorrenza condannano i lavoratori alla miseria, alla precarietà, alla malattia e alla morte!

 

Contro la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari nel nostro paese come in ogni angolo del mondo, bisogna portare avanti la guerra popolare rivoluzionaria fino all’instaurazione del socialismo e da subito imporre di nuovo ai padroni lacci e laccioli come quelli che il movimento comunista aveva già loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria!

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Facciamo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo!

 

Unire la nostra lotta alla Resistenza che in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano, in Somalia tiene in scacco i mercenari dei gruppi e dalle potenze imperialiste, alla lotta contro l’invadenza e la prepotenza degli imperialisti condotta a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Equador, in Colombia!

 

Imparare dalla guerra popolare rivoluzionaria oramai in fase avanzata in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù, in Turchia!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!