La Voce 4

Fare il lancio pubblicitario di un simil-sciampo o scoprire l’acqua calda?

mercoledì 8 marzo 2000.
 

Un gruppo di compagni ha dato, con l’opuscolo Dal “che fare?” al “come fare?” una risposta organica alla proposta che la CP ha rivolto a tutte le FSRS e ai lavoratori avanzati di preparare il congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano elaborando il suo programma e costituendo, a partire simultaneamente da più punti, organizzazioni clandestine di partito i cui delegati terranno il congresso. In questo articolo mi occupo di questa risposta. Gli autori dell’opuscolo non si sono dati essi stessi un nome. Dovendo per comodità di esposizione chiamarli in qualche modo, li chiamerò dunque Innominati. Il pregio dell’opuscolo è che gli Innominati danno risposte chiare e univoche a due questioni attuali e avanzano una loro proposta. Tuttavia gli Innominati non nominano esplicitamente né il Progetto di Manifesto Programma né la CP, seguendo la vecchia abitudine di parlare per allusioni che solo gli iniziati e i poliziotti capiscono e stando sulle generali. Ritengo che si tratti di una abitudine cattiva, che ostacola il confronto chiaro, esclude dal dibattito vari compagni, permette di “menare il can per l’aia” e rende difficile la comprensione ai lettori. Per questo per quel che mi riguarda indicherò chiaramente ciò di cui parlo. 

Dobbiamo elaborare il programma del partito comunista? È la prima domanda, in ordine di successione, a cui gli Innominati rispondono e la loro risposta è no: un programma oggi risulterebbe campato in aria. Perché? Perché “non si dispone del personale politico atto a radicarlo e a dirigerlo all’interno delle masse” e quelli che lo vogliono elaborare, per forza di cose dovrebbero poi “alle soglie di un sempre più egemonizzante e globalizzante sistema imperialista, del terzo millennio, limitarsi ad agitarlo con la “forza” di un migliaio di copie e di estemporanei manifesti, giornalini e volantini ... quando solo il lancio pubblicitario di un simil-sciampo avviene con il sostegno di una martellante ed ossessiva campagna miliardaria! Oramai, per risvegliare le coscienze alienate, distorte, annichilite, corrotte ci vuole ben altro che una minicampagna agitatoria di rialfabetizzazione delle coscienze” (pag. 3 e 4).

In sintesi, non possiamo elaborare il programma perché non abbiamo ancora un’organizzazione forte e grande.

Compagni, attenendoci al vostro lessico aziendale, rispondo che per procurarsi il personale politico atto ecc. visto che non si tratta di un personale mercenario, bisogna riunirlo attorno al che fare e come fare la rivoluzione socialista, cioè al programma del partito comunista. L’elaborazione del programma è esattamente il modo per riunire e selezionare, tra gli attuali aspiranti comunisti, il personale che lo porterà avanti, lo radicherà, ecc.

Quanto al numero di copie e alla campagna per il simil-sciampo, facciamo solo notare che il compito di cui trattiamo, quando parliamo di elaborazione del programma, non consiste nel risvegliare le coscienze alienate, ecc. Consiste nell’organizzare in partito, sulla base di un giusto programma, quella parte delle FSRS e dei lavoratori avanzati che la loro esperienza ha già oggi “risvegliato”, perché migliorino e più efficacemente raccolgano quelli che l’esperienza pratica del dominio borghese e la nostra migliorata attività via via risveglieranno.

Per carità di patria” non mi occupo qui delle battute cui gli Innominati si lasciano andare sul programma collettivo/programma individuale, sul “programma/testamento”, sull’”Uomo predestinato” e sulle “ristrette meningi” individuali che avrebbero elaborato il Progetto di Manifesto Programma , ecc. Tutte cose che sputtanano solo chi le ha scritte. Se gli Innominati ritengono che il Progetto di Manifesto Programma pubblicato dalla SN dei CARC non va bene, bisognerà che si affatichino a spiegare perché non va bene: da questa fatica sicuramente nascerà qualcosa di positivo. Che cosa importa a quelli che aspirano a costituire un vero partito comunista chi e quanti vi hanno messo mano?

Il significato pratico delle battute diventa però chiaro quando gli Innominati aggiungono che non occorre fare il programma perché avere una concezione comunista, avere una teoria rivoluzionaria non basta per fare la rivoluzione (pag. 4). Verità sacrosanta, ci era già arrivato anche un compagno di rossoperaio , ma il problema è: non si può fare la rivoluzione senza teoria rivoluzionaria, senza programma rivoluzionario. I nostri invece dal fatto che non basta, concludono che quindi non serve occuparsene.

La seconda domanda a cui gli Innominati danno una risposta chiara e univoca è: “È un compito attuale la ricostruzione del partito comunista?”. No, rispondono gli Innominati. Perché non vi è ancora “una generalizzazione, minima e indispensabile, della sintesi della conoscenza reale dello stato della lotta di classe a livello internazionale e nazionale, del metodo di sviluppo della lotta rivoluzionaria ..., della capacità di direzione politica delle masse, di una teoria organizzativa comunista e soprattutto della sua verifica in termini pratici attraverso l’applicazione di metodi di direzione e meccanismi di funzionamento ... ecc.” (pag. 43). A me pare sia chiaro che solo l’elaborazione del programma può darci quella generalizzazione e che solo il funzionamento del partito potrà dare la verifica della sua teoria organizzativa. Se non si vuole elaborare il programma, non si raggiungerà mai la generalizzazione e se non si costruisce il partito, non si avrà mai la verifica (e l’eventuale rettifica).

Le risposte alle due domande si risolvono nella tesi che non si può fare il programma perché non c’è il partito e non si può fare il partito perché non c’è né il programma né il partito. Alla luce di questa risposta apparentemente assurda si capisce anche perché gli Innominati rispondono anzitutto alla domanda sul programma, che a lume di logica diventa senza senso per chi risponde negativamente alla seconda domanda: infatti non avrebbe senso elaborare il programma di un partito che non si vuole costruire. Diventa anche chiaro perché gli Innominati si dilungano sul problema dell’uovo e della gallina: hanno ridotto la relazione concreta che oggi c’è tra elaborazione del programma e costruzione del partito, alla relazione tra uovo e gallina (pag. 35). (1)

Ma gli errori logici delle persone mentalmente sane nascondono un errore di concezione, cioè un errore pratico. Questo è espresso chiaramente dagli Innominati quando affermano (pag. 39) che noi comunisti non possiamo costituirci in partito finché le lotte delle masse popolari non “sono impregnate del carattere anticapitalistico e antimperialistico che sta alla base della prospettiva dello sviluppo rivoluzionario della società” e “senza che nel proletariato e nelle masse si senta e viva la necessità della lotta di liberazione dal capitalismo”. Cioè noi comunisti potremo costituirci in partito solo quando le masse staranno già facendo la rivoluzione, quando quindi sarà troppo tardi. Abbiamo già avuto una situazione del genere, con le masse sul piede di guerra e i partiti comunisti ancora inesistenti. È successo alla fine della prima guerra mondiale, tra il 1917 e il 1923. In tutti i paesi d’Europa che la borghesia aveva coinvolto nella guerra, la ribellione anticapitalista e antimperialista delle masse era diffusa e acuta. Cosa ci insegna quell’esperienza? Che quella ribellione venne soffocata o deviata in mobilitazione reazionaria in tutti i paesi in cui negli anni precedenti la guerra i comunisti non si erano costituiti in un partito comunista che nel corso degli anni si era rafforzato e radicato tra le masse e aveva imparato a dirigerle e aveva verificato e rettificato la sua teoria organizzativa. L’unico paese dove ciò era stato fatto era la Russia e fu così che al proletariato della Russia, il paese dove le condizioni oggettive del socialismo erano meno sviluppate, toccò l’onere e l’onore di resistere da solo per quasi trent’anni. Se gli Innominati vogliono ripercorrere i vecchi errori, noi non li seguiremo e combatteremo questa tendenza attendista e codista, comunque fallimentare.

In terzo luogo gli Innominati fanno la loro proposta. Questa è veramente interessante e merita di essere esaminata in dettaglio, soprattutto a vantaggio dei nostri lettori che non dispongono dell’opuscolo (di cui comunque raccomando la lettura). Infatti la loro proposta, spogliata delle ingenuità, delle oscurità e delle fantasie, riconosce che bisogna elaborare il programma, creare organizzazioni di partito e costituire il partito. O meglio, la loro proposta è la proposta di elaborare il programma, creare organizzazioni di partito e costituire il partito, cioè eguale a quella avanzata dalla CP, ma avviluppata di ingenuità, avvolta in nebbie, condita di fantasie e avanzata senza indicare come attuarla e a chi è rivolta. Risulta quindi che quando gli Innominati passano alle proposte pratiche, la realtà impone i suoi diritti anche a chi non vuole riconoscerla, ma proprio perché non vuole riconoscerla ne esce una proposta confusa. Gli Innominati rifiutano di assimilare gli insegnamenti del movimento comunista e di attenersi ad essi, mentre la realtà con cui si confrontano li esige e li conferma. Da qui rispettivamente i difetti e i pregi della proposta. Illustrerò in alcuni punti la mia tesi.

1. “Oggi i comunisti rivoluzionari non possono avanzare senza aver profondamente e radicalmente compiuto un’opera di rettifica degli errori teorici e pratici che hanno caratterizzato la loro esperienza trasformatrice e rivoluzionaria” (pag. 23). (2)

Tradotto in pratica questo vuol dire che i comunisti devono elaborare il programma del partito. Infatti un lavoro di rettifica non connesso all’elaborazione di un programma di partito dà luogo a “discorsi in libertà” e a discorsi accademici.

2. “Il vero ed unico compito ed obiettivo strategico dei comunisti: scoprire, inventare e quindi radicare il metodo scientifico attraverso il quale è possibile prima orientare e poi dirigere la lotta delle masse proletarie e popolari contro il sistema capitalista, verso la conquista del potere politico, con il quale costruire la transizione definitiva alla società comunista, ossia il socialismo” (pag. 3).

Compagni, questo metodo non occorre che lo inventiate. Il movimento comunista lo ha già scoperto 150 anni fa e lo ha verificato e confermato durante tutti questi anni. È l’organizzazione dei comunisti oggi esistenti in partito comunista. È questo che rende le forze attuali capaci di trasformarsi e di reclutare, quindi di crescere e di radicarsi. È il partito comunista che dobbiamo costituire e poi radicare in particolare tra la classe operaia e in generale tra le masse popolari. L’esperienza del movimento comunista dimostra che questo è il metodo e che non c’è altro modo per radicare tra le masse la necessità della rivoluzione proletaria. Radicare la necessità della rivoluzione proletaria tra le masse è una parola d’ordine giusta se vuol dire che i comunisti costituiscono il partito (e bisogna dire come dalle FSRS attuali e dai lavoratori avanzati attuali si passa al partito comunista) e che il partito comunista lavora per unire la classe operaia come combattente d’avanguardia contro la borghesia imperialista per il comunismo e per mobilitare il resto delle masse popolari sotto la direzione della classe operaia nella lotta contro la borghesia imperialista. La storia del movimento comunista ha dimostrato più e più volte che non c’è altro modo di radicare la necessità della rivoluzione proletaria tra le masse. Ha dimostrato anche che questo metodo è realistico, che seguendo questa strada si può arrivare alla vittoria e vi era arrivato in un terzo dell’umanità in soli 150 anni di vita. Ogni altra concezione del radicare è sbagliata. Provate a svilupparla in dettaglio, ad analizzare l’esperienza e ve ne convincerete.

3. Oggi occorre costituire “il primo embrione”, cioè un “organismo dal quale si possa sviluppare la prospettiva di una socializzazione della potenzialità latente e concreta” di rivoluzione e di costruzione (pag. 40).

Un embrione per avere questa potenzialità deve essere guidato dalla concezione comunista del mondo e avere un metodo di conoscenza e di attività comunista: quindi è il partito, per quanto piccolo e limitato esso sia. Gli Innominati hanno in mente un partito comunista che nasca già subito grande di migliaia di membri. Nell’attuale situazione italiana è una concezione assolutamente sbagliata. Il partito appena costituito non sarà ancora come il partito che dirigerà “le masse proletarie e popolari” alla vittoria. Dovrà crescere e arricchirsi di esperienza, di membri, di organizzazioni, di relazioni e di risorse, dovrà radicarsi tra le masse, articolarsi in cellule operaie comuniste. Ma nessun organismo può percorrere questo processo di crescita fino a un partito forte e potente se non il partito stesso. Il primo embrione del partito è il partito appena costituito.

4. “Il Partito e il Programma non possono darsi senza che siano esistite, si siano organizzate e sviluppate le primitive Cellule Comuniste, ossia i costitutivi e indispensabili embrioni riproduttivi della vita politica, ideologica, organizzativa, sociale, culturale rivoluzionaria, cellule che, per essere tali, devono necessariamente e fin da subito contenere alcuni elementi in grado di affermare e soprattutto di sviluppare teoricamente e praticamente, nelle masse proletarie, la necessità e la determinazione della Lotta per il Comunismo” (pag. 37 e pag. 40-41).

Noi diciamo che i compagni che vogliono costituire il partito devono “creare le organizzazioni (clandestine) del partito, i cui delegati terranno il congresso che approverà il Programma e lo Statuto ed eleggerà il comitato centrale del partito” ( La Voce n. 3, pag. 17). Le caratteristiche e i compiti di queste organizzazioni sono state illustrate su tutti i numeri di La Voce .

In cosa differiscono dalle Cellule Comuniste di cui parlano gli Innominati? Se ho ben compreso, gli Innominati pensano ad altro. Pensano alla cellula organo specifico del legame particolare del partito comunista con la classe operaia (le cellule di fabbrica e di reparto), costituita in ogni unità produttiva (azienda e ufficio). Ma così intese, questi organismi oggi in Italia non esistono né potrebbero esistere, senza partito comunista. Il nuovo partito comunista le creerà nel corso del suo sviluppo, perché sono elementi costitutivi indispensabili dell’attività del partito comunista come avanguardia organizzata della classe operaia, non della sua fondazione. Non potrebbero costituirsi prima del partito. Sono una aspirazione e una fantasia degli Innominati. Quello che esiste oggi, prodotto della storia che abbiamo alle spalle, sono molti membri di FSRS e vari lavoratori avanzati. Quelli di essi che sono adatti a far parte del partito (la sinistra) costituiscono organizzazioni clandestine su base locale attorno a un compito preciso (partecipare alla elaborazione del programma e inviare delegati al congresso di fondazione del partito). Sono sicuro che le uniche “Cellule Comuniste” che gli Innominati otterranno di costituire, se passano alla realizzazione pratica della loro proposta, sono organizzazioni di aspiranti comunisti su base locale. Cioè quello che la CP propone. Non è possibile costruire cellule di azienda e di ufficio senza legami di partito e senza organismi dirigenti, cioè senza partito. Senza elaborazione del programma e senza prospettiva del congresso di fondazione del partito, gli Innominati si ridurranno a unire su base territoriale i loro seguaci. Possono anche chiamare queste organizzazioni “Cellule Comuniste”, ma otterranno solo il risultato di ingarbugliare le cose e confondere le prospettive ai loro seguaci, visto che una volta costituito dalla sinistra delle FSRS e dei lavoratori avanzati, il partito dovrà lavorare per far nascere le cellule operaie di partito, nell’accezione tradizionale del termine, nelle aziende e negli uffici.

5. Gli Innominati sostengono che “è irrevocabile e imprescindibile la costruzione di una nuova determinazione comunista, che nell’obiettivo più complessivo della costruzione del Partito [ciò per la sua oscurità si riduce a una semplice frase], assuma concretamente la coerente responsabilità teorico-pratica di costituire, oggi, l’organismo superiore di direzione del proletariato rivoluzionario atta ad analizzare, sintetizzare ed articolare il lavoro politico, ideologico, organizzativo delle cellule comuniste su scala nazionale, definendo, così, attraverso l’elaborazione della Linea Politica Generale il programma di lavoro che determini il riconoscimento del metodo scientifico con cui affermare, radicare e propagandare nelle più ampie masse proletarie e popolari i primi elementi programmatici della Lotta per il Comunismo” (pag. 43).

A parte le intemperanze di linguaggio, l’idea di costituire un nuovo organismo è importante e giusta se si indicano i suoi compiti. Le aspirazioni (assumere la responsabilità, essere capace di analizzare, elaborare la Linea Politica Generale, ecc.) sono buone, ma per essere “organo superiore di direzione del proletariato rivoluzionario” occorre che il proletariato rivoluzionario a sua volta conosca e riconosca questo suo organo di direzione, altrimenti proclamerete proletariato rivoluzionario quelli che si sottomettono alla direzione degli Innominati (arbitraria perché non fondata su un programma, uno statuto ed una elezione). In base a cosa lo riconosce? Come viene formato questo organismo? In base a cosa questo organismo riconosce a sua volta il proletariato rivoluzionario?

La partecipazione alla elaborazione del programma del partito e la costituzione di organizzazioni di partito costituiscono e delimitano, ora e ai fini del problema qui in discussione, il “proletariato rivoluzionario”. La preparazione del congresso di fondazione del partito definisce questo nuovo organo di direzione superiore, nei limiti in cui può esistere prima del congresso. Il congresso di fondazione fonde per così dire i due lati del problema. Esso è costituito dai delegati delle organizzazioni di partito che si saranno costituite e che saranno riconosciute in base a uno “statuto del congresso” che dovrà essere approvato almeno dalla stragrande maggioranza delle organizzazioni di partito. Elegge un organismo dirigente, il comitato centrale, che esso sì diventa “l’organo superiore di direzione”.

6. Infine gli Innominati invitano “tutte le strutture, organismi, organizzazioni che si pongono il problema della realizzazione del Socialismo ... a iniziare un confronto propositivo e costruttivo a partire dagli elementi concreti teorico-pratici che ognuno possiede, per iniziare coerentemente il cammino verso la liberazione del proletariato” (pag. 43).

È una buona cosa che gli Innominati ad un certo punto della loro proposta tengano conto che quello che di comunista esiste in Italia, tanto o poco che sia, è nelle attuali FSRS e che è con queste, o meglio con la loro sinistra, che bisogna fare i conti per la costituzione del partito comunista. Quindi ben venga un confronto propositivo e costruttivo. Ma un confronto è costruttivo se ha un obiettivo giusto. Iniziare coerentemente il cammino verso la liberazione del proletariato oggi è costruire il partito comunista, quindi la preparazione del congresso di fondazione. Se non è questo, il cammino resta una semplice frase o si riduce a qualche dimostrazione in più, qualche manifesto in più, qualche “coordinamento nazionale” in più. L’unico obiettivo giusto di un confronto è la costituzione di un organismo provvisorio che prepari il congresso di fondazione.

Da ultimo voglio dire due parole sul nostro “modo di essere”. In Italia abbiamo già un governo occulto, illegale (cioè non costituito in base a una costituzione e che non opera in base a leggi conosciute da tutti) e segreto (nel senso che la sua esistenza, il suo ruolo, i suoi obiettivi e i suoi programmi sono tenuti nascosti alla popolazione): il Vaticano. Anzi abbiamo non uno ma alcuni governi occulti, altrettanti poteri sovrani, che operano accanto e anzi sopra il governo legale e ufficiale della borghesia: il Vaticano, le Mafie, gli USA, gli Ordini, le Massonerie, ecc. Vogliamo aggiungere noi comunisti un altro potere occulto? La borghesia lo può fare perché la fonte del suo potere politico (occulto o palese) sta nel denaro e nelle relazioni capitaliste. Noi non lo possiamo fare. Sarebbe privarci della nostra vera forza e tagliarci dalla vera sorgente di tutte le nostre risorse, le masse popolari. Noi dobbiamo, a differenza della borghesia e dei suoi vari poteri occulti, dire la verità alle masse, dare la massima diffusione alle nostre concezioni, ai nostri programmi, ai nostri obiettivi, alle nostre linee. Dobbiamo rompere con la triste tradizione di organismi che in buona fede si credono rivoluzionari e persino comunisti, ma di cui la polizia conosce quasi tutto e le masse conoscono quasi niente.

Umberto C.

 


 

NOTE

 

1. La relazione uovo-gallina è una relazione idealista, immaginaria. La palese irresolubilità del dilemma deriva dall’assurdità di trasporre con l’immaginazione la relazione tra le due cose attuali (uovo e gallina) all’origine della specie, che invece va scoperta studiando l’origine stessa. Oggi le galline fanno le uova e dalle uova nascono altre galline: allora il nostro idealista si domanda quale dei due ha iniziato la serie. Un buon cristiano gli risponderebbe che Dio ha creato la gallina non l’uovo e a ragione, perché la gallina può generare e covare l’uovo e far nascere un’altra gallina, l’uovo da solo non saprebbe cosa combinare. Al che i nostri gli obietterebbero a ragione che la gallina senza gallo ... E così si innesterebbe una di quelle dispute senza fine di cui gli idealisti sono maestri. Ma anche senza né capo né coda.  

2. Vale la pena di precisare che la “esperienza trasformatrice e rivoluzionaria” dei comunisti non è stata caratterizzata da errori teorici e pratici: con gli errori non si realizza alcuna trasformazione rivoluzionaria, mentre i comunisti arrivarono a creare un campo socialista che comprendeva un terzo dell’umanità. La loro attività è stata caratterizzata dal marxismo ed è stata limitata, ostacolata e deviata da errori teorici e pratici. Se gli Innominati ragionassero così, forse si deciderebbero a studiare la concezione e i metodi che hanno caratterizzato la “esperienza trasformatrice e rivoluzionaria” dei comunisti.

Oggi noi dobbiamo combattere quelli che vedono nel movimento comunista una successione di errori teorici e pratici, ma anche quelli che nascondono gli errori e i limiti e considerano il revisionismo moderno un semplice incidente di percorso, una caduta da cui rialzarsi per riprendere il cammino. Come esempio di una posizione del genere segnalo la Risoluzione del Seminario Comunista Internazionale (Bruxelles, maggio ‘99), che si può leggere nel n. 1 di Teoria & Prassi. Le riunioni internazionali di partiti e organizzazioni sono un’ottima cosa, ma occorre che la sinistra vi porti la lotta contro il revisionismo, contro il centrismo (la conciliazione) e contro il dogmatismo. Se no servono a calmare le ansie e a nutrire illusioni e altre cose peggiori.