La Voce 14

Comitato Teresa Noce - Lettera alla redazione

I Comitati di Partito all’opera
venerdì 18 luglio 2003.
 

 

Cari compagni,

... Dopo la lettura del n. 13 della rivista abbiamo avuto una discussione che crediamo possa interessare altri lettori della rivista.

Tutti i compagni erano d’accordo che l’articolo Conquistare l’appoggio degli operai avanzati... descrive e analizza bene i problemi e le difficoltà che oggi vari compagni incontrano nel fare la scelta di fare un lavoro più coerente con la loro coscienza comunista, nel comprendere cosa significa fare un lavoro clandestino, nel fare comprendere anche agli altri questa questione e indica come affrontare la situazione. Oggi l’arruolamento nel partito clandestino viene vissuto come una scelta e un cambiamento molto drastici, un passaggio molto impegnativo e vari compagni esitano. Il fatto che tra i lavoratori non esiste un clima favorevole a questo tipo di scelta solleva mille dubbi e perplessità. L’articolo indica come affrontare in questa fase il problema del reclutamento: principalmente con una campagna di propaganda della settima discriminante. Occorre “spiegare con maggiore chiarezza, sulla hase dell’esperienza corrente, sulla base dell’esperienza storica che è indispensabile costruire il partito a partire dalla clandestinità”. Su questo siamo tutti d’accordo. La campagna ci consentirà di avanzare sia pure a piccoli passi e la nostra stessa crescita attenuerà il problema. Certamente quando saremo di più, quando il processo di ricostruzione del partito e il suo lavoro saranno più avanzati, anche il reclutamento di nuovi compagni e il loro passaggio alla clandestinità saranno più facili. Alcuni compagni hanno fatto notare che questo articolo contrasta con l’articolo Comitati di partito e centralismo democratico. Questo è molto rigido. Dice che un compagno che vuole far parte di un CdP deve essere in questo e questo modo e deve fare così e così. Mentre nel primo si prende atto e si analizzano le difficoltà, si prende atto del percorso che deve portare all’assunzione di questa responsabilità e si indica cosa fare per superare le difficoltà, nel secondo non c’è questo e sembra che se non si rispettano alcune regole non si può far parte di un CdP. Inoltre alcuni di noi facevano notare che la questione del centralismo democratico (CD) oggi è vista in termini negativi da tutta una serie di compagni, anche da quelli che vorrebbero fare di più in senso rivoluzionario. Nell’antiautoritarismo il rifiuto morale dell’autorità del padrone, del poliziotto e del prete è diventato rifiuto di ogni principio organizzativo e di ogni autorità, in sostanza si presenta come rifiuto pratico della divisione del lavoro e come anarchismo in ogni iniziativa e in ogni organismo libero, non padronale.

Abbiamo discusso a fondo sulla differenza tra i due articoli ed ecco la conclusione a cui siamo arrivati.

I due articoli rispondono ad esigenze diverse, ambedue reali. Il primo considera e suggerisce soluzioni per i problemi relativi all’inizio del lavoro, al reclutamento.

Si riferisce al punto di partenza e alle questioni da risolvere per iniziare il viaggio. Il secondo non detta le regole da osservare per l’inizio del lavoro, le regole senza l’osservanza delle quali non si costituisce un CdP. Si riferisce principalmente al punto di arrivo, all’obiettivo a cui dobbiamo tendere, che dobbiamo mirare a raggiungere. Nel trattare nel concreto ogni problema organizzativo, che spesso è un problema di trasformazione dell’individuo (delle sue abitudini, delle sue idee, dei suoi gusti, dei suoi sentimenti, del suo stile di vita) o di un organismo (del clima che vi si respira, del suo modo di funzionare, della divisione del lavoro che vi si attua), occorre avere una buona comprensione sia del punto di partenza sia del punto a cui si deve arrivare. Sia per individuare bene le questioni da affrontare sia per misurare oggettivamente gli avanzamenti compiuti.

C’è poi anche un altro motivo per cui bisogna avere ben presente dove si vuole arrivare in campo organizzativo. Il bilancio dell’esperienza del movimento comunista e l’analisi della situazione attuale ci indicano come deve essere la nostra organizzazione per conquistare la vittoria. Questa conoscenza non solo ci permette di sapere dove dobbiamo arrivare nell’organizzazione. Ci consente anche di capire perché i risultati che oggi otteniamo sono ancora così limitati. Alcuni compagni nelle FSRS attribuiscono alla situazione e all’arretratezza delle masse popolari la responsabilità dei loro limitati risultati, mentre essi sono in primo luogo da attribuire ai loro stessi limiti ed errori. Sono come pianisti che attribuiscono alla qualità del pianoforte i difetti della musica che invece è da attribuire all’arte del pianista. Conoscere come devono essere e come devono lavorare i comunisti in base agli insegnamenti tratti dall’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, non ci fa superare di colpo i nostri difetti. Ma con questa conoscenza ogni volta che facciamo il bilancio del nostro lavoro e misuriamo i risultati ottenuti, ce ne viene una spinta a migliorare, a superare i nostri difetti. Non malediciamo le stelle o le masse popolari, ma individuiamo i nostri difetti e cerchiamo di migliorare. L’ostacolo principale allo sviluppo del nostro lavoro è la nostra scarsa capacità a capire e a fare, non la forza della borghesia, non l’arretratezza delle masse. Su questo dobbiamo lavorare.

Quanto alla questione del centralismo democratico, abbiamo concluso che la battaglia per farlo apprezzare, soprattutto con i più giovani, dobbiamo condurla principalmente nella pratica. I quattro elementi del centralismo democratico indicati nell’articolo sono pratici. Se cerchiamo di convincere un antiautoritario ad accettare il centralismo democratico, perdiamo inutilmente molto tempo. Se lavoriamo insieme e applichiamo nella pratica i quattro punti e facciamo il bilancio dei risultati del nostro lavoro comune tenendo presenti i quattro punti, è probabile che la maggior parte degli antiautoritari si renderà presto conto che il centralismo democratico è una cosa semplice e ragionevole per chiunque voglia che la sua attività dia dei risultati. Si renderà conto anche che è il sistema di lavoro collettivo più democratico e formativo che egli abbia mai conosciuto e immaginato. ...

15 maggio ’03