(nuovo)Partito comunista italiano
Commissione Provvisoria del Comitato Centrale
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Il MANIFESTO PROGRAMMA del (nuovo)Partito comunista italiano

Comunicato del 25 febbraio 2008
venerdì 7 marzo 2008.
 

Il MANIFESTO PROGRAMMA del (nuovo)Partito comunista italiano

è disponibile sul sito internet http://lavoce-npci.samizdat.net


Prossimamente sarà disponibile anche come volume su carta. Ma da oggi è possibile scaricare da internet anche il testo impaginato (in pdf) quale sarà stampato e quindi procedere in proprio a confezionare o far confezionare il volume in copisteria.

 

La Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo)Partito comunista italiano ha completato la stesura del Manifesto Programma del Partito, sulla base del mandato ricevuto dalla riunione allargata di ottobre 2004 che ha fondato il Partito e con un’ampia consultazione degli organismi e dei membri attuali del Partito.

Il Progetto di Manifesto Programma (PMP) pubblicato in ottobre 1998 dalla Segreteria nazionale dei CARC e l’elaborazione e il dibattito promossi dalla Commissione Preparatoria prima e dalla Commissione Provvisoria poi con la rivista La Voce , con i Comunicati e con la vasta opera di contatti diretti ed epistolari, trovano il loro compimento nel Manifesto Programma (MP).

Con la pubblicazione del Manifesto Programma abbiamo raggiunto uno degli obiettivi indicati nel “programma in due punti per la costruzione concentrica del partito comunista”. Essa a sua volta segna un passo importante verso il primo Congresso del Partito.

 

La pubblicazione del Manifesto Programma segna una tappa nel consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano e porta un contributo importante alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato nel nostro paese.

- Il MP indica il nostro obiettivo (fare dell’Italia un nuovo paese socialista) e spiega in che cosa esso precisamente consiste, sulla base delle condizioni presenti e del bilancio dell’esperienza dei primi paesi socialisti costituiti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

- Il MP indica la strada da percorrere per realizzare questo obiettivo: la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Mostra sulla base dell’esperienza che l’aspetto centrale di essa è la costruzione del nuovo potere che si contrappone al potere della borghesia imperialista capeggiato dalla Corte Pontificia e sostenuto dai gruppi imperialisti USA e sionisti: costruzione che deve svolgersi già nella società borghese e che è in corso già oggi con la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista. Spiega che il nuovo potere è costituito dalle forze organizzate della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari raccolte attorno al Partito comunista che le dirige principalmente con il metodo della “linea di massa”.

- Il MP indica il compito della fase attuale (l’accumulazione delle forze rivoluzionarie) e come realizzarlo: mediante l’attuazione del Piano Generale di Lavoro sia per quanto concerne il consolidamento e rafforzamento del Partito comunista, sia per quanto concerne il lavoro di massa sui quattro fronti.

Il Manifesto Programma espone quindi un piano coerente e ben congegnato per organizzare, condurre la rivoluzione socialista; una concezione e una prospettiva storica costruita scientificamente (cioè con serietà scrupolosa), che basa su tutto il corso passato delle cose gli obiettivi da raggiungere nell’avvenire e la linea e il metodo per raggiungerli. Noi comunisti proponiamo tutto questo alle masse popolari perché sono obiettivi di cui esse hanno bisogno e che devono concorrere consapevolmente a raggiungere per compiere il processo necessario a farla definitivamente finita con il marasma e il malessere attuali. Questo piano per condurre la rivoluzione socialista è nel Manifesto Programma esplicitamente costruito sul bilancio dell’esperienza del movimento comunista italiano e internazionale, in particolare sul bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, sull’analisi della presente composizione di classe del nostro paese e sulla concezione del mondo della classe operaia che lotta per il potere: il materialismo dialettico che oggi ha raggiunto il livello del marxismo-leninismo-maoismo. Il MP indica quindi la strada da percorrere dallo stato attuale all’instaurazione del socialismo.

 

Se consideriamo il lavoro specifico della fase attuale, il Manifesto Programma è lo strumento necessario a noi comunisti, agli operai avanzati e agli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari per affrontare, nelle condizioni più favorevoli alla rinascita del movimento comunista, la crisi della sinistra borghese che si inquadra a sua volta nella crisi politica generale.

La crisi della sinistra borghese è precipitata in questo periodo

- perché la borghesia imperialista non può servirsi della sinistra borghese in questa fase che è caratterizzata dall’aggravarsi della crisi economica e dal diffondersi della guerra imperialista;

- perché le masse popolari accettano sempre meno la direzione della sinistra borghese dato che sotto la sua direzione da alcuni decenni vanno di sconfitta in sconfitta e il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti ha mostrato oltre ogni illusione e possibilità l’impotenza della sinistra borghese a mantenere le sue promesse.

Le cause intrinseche della crisi della sinistra borghese stanno però

- nel legame che la unisce alla destra borghese nella comune appartenenza economica, politica, culturale e morale al sistema capitalista;

- nell’obiettivo che per sua natura essa si propone: governare il capitalismo salvaguardando almeno una parte delle conquiste delle masse popolari e graduando la loro eliminazione;

- nel ruolo che essa per sua natura assegna agli operai e alle altre classi delle masse popolari.

La sinistra borghese assegna agli operai e al resto delle masse popolari il ruolo di elettori che a ogni scadenza elettorale le devono rinnovare la delega a governare e massa di manovra che deve presentarsi in piazza a fare da claque per la sinistra borghese ogni volta che questa deve mostrare alla destra borghese e alla borghesia tutta di quanto seguito gode tra la popolazione. La sinistra borghese rende sterili perfino le lotte stesse dei lavoratori e demoralizza quelli che vi partecipano, corrompe intellettualmente e moralmente ogni lavoratore che cerca di emergere dall’oppressione di classe. Ogni presa di posizione, rivendicazione, sciopero, dimostrazione, occupazione è fruttuosa se è un’operazione in una battaglia, una battaglia in una campagna, una campagna nella guerra attraverso la quale la classe operaia emancipa se stessa e tutta l’umanità dalla borghesia. Invece la sinistra borghese rende ogni lotta un rito fine a se stesso, la rende sterile di conseguenze durature per chi vi partecipa che non siano, al caso, risultati di carriera personale (donde la generale spinta alla corruzione e all’individualismo), le assegna come unico fine il mantenere la sinistra borghese al potere. La sinistra borghese, come la destra borghese sia pure in condizioni diverse, mantiene le masse popolari in posizione di subordinazione alla borghesia, impedisce che esse, che sono le uniche forze capaci di trasformare il mondo, assurgano alla capacità di adempiere questo loro compito storico e lo compiano; combina rivendicazioni economiche per lo più oramai destinate a restare tali, con la denigrazione e il soffocamento della lotta per instaurare il socialismo.

La manifestazione più chiara e sintetica della natura di classe della sinistra borghese è la sistematica denigrazione del movimento comunista, la denigrazione della prima ondata della rivoluzione proletaria, la denigrazione dell’esperienza dei primi paesi socialisti, la denigrazione della Resistenza, la denigrazione del primo Partito comunista italiano: un’opera in cui essa si congiunge e collabora con la destra borghese. Insieme sistematicamente falsificano la realtà, distolgono gli elementi avanzati delle masse popolari dal valorizzare l’esperienza dei primi paesi socialisti e del primo Partito comunista italiano e intossicano la coscienza delle masse popolari. La sinistra borghese sistematicamente, sia spontaneamente che consapevolmente, collabora con la destra borghese nel soffocare nelle masse popolari la fiducia in se stesse, la fiducia di poter conoscere la verità e di poter trasformare la realtà in conformità con le proprie migliori aspirazioni e concezioni, con i propri sentimenti migliori e con i propri bisogni. La rivalutazione del fascismo a cui arrivano gli esponenti più spregiudicati della sinistra borghese non è che la conferma della sua natura di classe.

Contro lo squallore e la crisi della sinistra borghese il Manifesto Programma indica l’obiettivo che la classe operaia e le altre classi delle masse popolari devono realizzare per uscire dal marasma attuale e la strada per arrivarci. Dà ai comunisti e agli elementi avanzati lo strumento per contribuire alla costruzione, già oggi e nella società attuale, del nuovo potere: con esso, attraverso la sua crescita e la sua trasformazione, gli operai e il resto delle masse popolari porranno fine all’attuale stato delle cose e faranno dell’Italia un nuovo paese socialista.

 

Il nuovo Partito comunista italiano, i suoi organismi (Comitati di Partito e commissioni di lavoro) e le organizzazioni da esso influenzate, tutte le organizzazioni della “carovana” del nuovo Partito comunista sono impegnati da tempo in una politica da fronte con le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, con la sinistra dei sindacati di regime e con i sindacati alternativi ai sindacati di regime, con i comitati e gli organismi della mobilitazione antifascista, della lotta contro la repressione, della solidarietà e resistenza alla repressione, della resistenza al progredire della crisi. Questi comitati e organismi sgorgano ogni giorno numerosi dalla vita delle masse popolari: mobilitazione delle donne contro l’oppressione fomentata dal clero, No Dal Molin, contro la guerra imperialista, No TAV, contro la distruzione dell’ambiente, mobilitazione delle masse campane contro l’intossicazione da rifiuti, organismi di difesa dei lavoratori immigrati, ecc. ecc. Questa politica di fronte è parte costitutiva essenziale della strada che indichiamo con il Manifesto Programma. Il Manifesto Programma spiega il suo ruolo strategico.

Il Manifesto Programma mostra inoltre la ragion d’essere e il ruolo strategico

- della resistenza alla repressione, della lotta contro la repressione, della solidarietà con gli organismi e le persone colpiti dalla repressione,

- dell’irruzione nel teatrino della politica borghese: sia per sconvolgere i piani di oppressione, intossicazione e manipolazione che le forze borghesi, di sinistra e di destra combinate, cercano di attuare tramite le rappresentazioni che esse danno in questo teatrino, sia per elevare il livello di coscienza e di organizzazione della classe operaia e del resto delle masse popolari,

- della lotta per il rinnovamento del movimento sindacale sulla base dell’unità di classe e della democrazia dei lavoratori, della difesa intransigente degli interessi, dei diritti acquisiti, della stabilità e sicurezza del posto di lavoro, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, del miglioramento dei salari e dei redditi dei lavoratori e dei servizi collettivi,

- della lotta per il progresso culturale e morale delle masse popolari, per la ricostruzione del tessuto di organizzazioni in cui le masse popolari imparano a gestire direttamente la propria vita gestendola.

Ma a tutti i promotori, agli esponenti avanzati e ai protagonisti più generosi delle mille iniziative e degli innumerevoli organismi che compongono questo vasto movimento, con il Manifesto Programma mostriamo anche la prospettiva comune, l’unità delle mille distinte iniziative, la base della confluenza comune nel fiume della rivoluzione socialista. A chi cerca una via d’uscita positiva per le masse popolari dal marasma economico, morale, intellettuale, ambientale e sociale in cui la borghesia imperialista e i suoi puntelli (il clero della Chiesa Cattolica, la criminalità organizzata, i gruppi fascisti, i vari notabili del regime) ogni giorno più ci affondano, con il Manifesto Programma indichiamo la strada.

 

Quindi il Manifesto Programma è sia uno strumento per rafforzare e ampliare la lotta politica di questi mesi, sia uno strumento per percorrere con più coscienza e scienza, più rapidamente, con meno ostacoli e diversioni il lungo percorso che dobbiamo fare in unità con le classi sfruttate e i popoli oppressi di tutto il mondo, nell’ambito della seconda ondata della rivoluzione proletaria che matura negli sconvolgimenti devastanti e nelle guerre atroci di questi anni. L’imperialismo è l’epoca del declino dell’ordinamento sociale capitalista e dell’avvento del socialismo, la fase di transizione al comunismo. I marxisti, Lenin in primo luogo, hanno derivato questa tesi dallo studio del modo di produzione capitalista. È però un fatto che in nessun paese imperialista il movimento comunista è finora riuscito ad instaurare il socialismo. Perché non siamo ancora riusciti a realizzare questo obiettivo benché, da quando è incominciata l’epoca imperialista, ci siano state due guerre mondiali, tante rivoluzioni di nuova democrazia che in paesi capitalisticamente arretrati hanno costituito i primi paesi socialisti, tanti sconvolgimenti dell’ordine mondiale, benché vi sia stato persino il crollo dello Stato borghese in vari paesi imperialisti tra cui l’Italia (1943)? La risposta articolata e argomentata a questa domanda costituisce uno dei temi principali del Manifesto Programma del Partito. In sintesi la risposta è che noi comunisti abbiamo cercato di fare la rivoluzione nei paesi imperialisti, ma non conoscevamo ancora a sufficienza le leggi della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. Abbiamo per molti aspetti agito alla cieca. Per questo abbiamo subito delle sconfitte. Il MP espone quindi le leggi della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti che l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ha permesso di scoprire e indica come applicarle nel nostro paese per organizzare, preparare, condurre la rivoluzione socialista: un piano ben congegnato e basato sul principio che la rivoluzione socialista non è qualcosa che “scoppia” un giorno o l’altro, ma è un movimento sociale che si costruisce passo dopo passo, una guerra di lunga durata composta di fasi, di campagne, di battaglie e di singole operazioni, un movimento che combina evoluzioni graduali e salti di qualità.

 

È scontato che molti compagni obietteranno che quello che il Partito comunista italiano presenta nel Manifesto Programma è “un piano sia pure ben congegnato, ma costruito a tavolino”. Effettivamente il MP è un piano costruito a tavolino. La cosa spaventa tutti quelli che inseguono gli avvenimenti convinti che la lotta di classe sia un campo dell’attività umana, l’unico tra tutti, in cui non si possono fare piani, non si possono fare progetti, è impossibile determinare gli eventi, tutto è misterioso e oscuro, impossibile sapere cosa l’avvenire ci riserva, non c’è che rassegnarsi a far fronte a quello che capita. “ Non sappiamo cosa l’avvenire ci riserva ” è la tesi che riassume la loro concezione di fondo. A questi compagni, a quelli che formulano esplicitamente questa riserva e a quelli che la nutrono in fondo al cuore come substrato del loro stato d’animo e della loro attività intellettuale e politica, rispondiamo, parafrasando le parole di Lenin, che solo un piano preciso e ben congegnato può condurre all’instaurazione del socialismo, benché non tutti i piani precisi e ben congegnati rispondano alle leggi oggettive della rivoluzione socialista. Ecco cosa rispondeva Lenin nel 1902 ( Che fare? cap. 2c) ai critici del suo “piano costruito a tavolino”.

“I nostri avversari ci obiettano: “La strategia-piano contraddice allo spirito fondamentale del marxismo!”. Questa tesi è una calunnia, una caricatura del marxismo, analoga a quella che ci era presentata dai populisti in guerra contro di noi. È una svalutazione dell’iniziativa e dell’energia dei militanti coscienti, mentre, al contrario, il marxismo stimola in modo formidabile l’energia e l’iniziativa del comunista, gli apre le più larghe prospettive mettendo a sua disposizione (se così si può dire) le forze formidabili di milioni e milioni di operai che scendono “spontaneamente” in lotta! La storia del movimento comunista internazionale pullula di piani proposti da questo o da quel capo politico, piani che ora attestano la chiaroveggenza e la giustezza delle opinioni politiche e organizzative, ora svelano la cecità e gli errori politici dei loro autori. Quando negli anni ’70 dell’Ottocento la Germania attraversò una delle più grandi crisi della sua storia (formazione dell’Impero, apertura del Reichstag, concessione del suffragio universale), W. Liebknecht aveva un piano di politica e di azione socialdemocratica e J. Schweitzer ne aveva un altro. Quando alcuni anni dopo i socialisti tedeschi furono colpiti dalle leggi eccezionali, Most e Hasselmann avevano un piano, l’appello puro e semplice alla violenza e al terrore; Höchberg, Schramm e (in parte) Bernstein ne avevano un altro: si dettero a predicare ai socialdemocratici che, poiché avevano provocato con la violenza sconsiderata e con il loro spirito rivoluzionario la legge che li colpiva, dovevano ora ottenere il perdono con una condotta esemplare; esisteva infine un terzo piano: quello degli uomini che preparavano e attuavano la pubblicazione di un giornale illegale. Quando si considerano gli avvenimenti parecchi anni dopo, quando la lotta per la scelta della strada da seguire è terminata e la storia si è definitivamente pronunciata sul valore della strada prescelta, non è difficile naturalmente dare prova di profondità di pensiero e con l’aria di dire una profonda verità marxista proclamare l’ovvia banalità che “lo sviluppo dei compiti del partito procede insieme con lo sviluppo del partito stesso”. Ma nelle ore di confusione, quando i “critici” e gli economicisti russi abbassano la socialdemocrazia al livello della politica rivendicativa e i terroristi predicano con ardore l’adozione di un “piano tattico” il quale non fa che ripetere i vecchi errori, in un momento simile attenersi a simili sentenze significa rilasciare a se stessi “un certificato di povertà intellettuale”. Nel momento in cui numerosi socialdemocratici russi soffrono appunto di mancanza di iniziativa e di energia, di mancanza di “prospettiva nella propaganda, nell’agitazione e nell’organizzazione politica”, di mancanza di “piani” per una più ampia e lungimirante impostazione del lavoro rivoluzionario, dire che “la strategia-piano contraddice allo spirito fondamentale del marxismo” significa non soltanto degradare teoricamente il marxismo, ma anche, praticamente, tirare indietro il partito ”.

L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria nei paesi imperialisti ha largamente confermato quello che F. Engels aveva indicato chiaramente già nel 1895 e che Lenin riaffermava nel 1902: la rivoluzione socialista per sua natura non è un evento improvviso, una rivolta popolare che “scoppia” perché c’è malcontento e fermento e un qualche avvenimento fa da innesco. La rivoluzione socialista è un movimento che si costruisce e si organizza passo dopo passo, combinando battaglie, promuovendo campagne e combinandole tra loro di fase in fase fino alla vittoria decisiva. Per condurre la rivoluzione socialista, occorre quindi un piano ben congegnato, basato sull’elaborazione dell’esperienza e sull’inchiesta, il meglio che sappiamo fare. La vera questione che ci si pone non è tra “avere un piano” o “navigare a vista”. La giusta risposta a questa questione è già stata più volte indicata dall’esperienza del movimento comunista e ogni comunista deve prenderne atto. La questione è se il piano d’azione che seguiamo corrisponde o no alle leggi oggettive secondo cui si svolge la lotta di classe nei paesi imperialisti, leggi che il marxismo in parte ci indica e per il resto ci aiuta a scoprire. Un giusto piano d’azione: ecco quello di cui hanno bisogno oggi i comunisti e gli elementi avanzati della classe operaia! Ovviamente, in definitiva, solo l’esecuzione tenace e metodica del piano dirà quanto esso è effettivamente ben fondato e corrispondente alle condizioni oggettive e tale quindi da rendere le forze che lo attuano capaci di determinare gli avvenimenti politici, anziché limitarsi ad accodarsi e a fiancheggiarli, come sono inevitabilmente condannati a fare quelli che lavorano senza una strategia, senza un piano, perché comunque “non sappiamo cosa ci riserva il futuro!”. Il piano non indica solo le cose da fare, ma anche come, a partire dalle forze attuali, raccogliere le forze che le faranno e come educarle perché ne siano capaci. Solo il successo di questa grande impresa sanzionerà inconfutabilmente la bontà del piano. Questo è ovvio. Ma chi per adottare un piano d’azione aspetta questa conferma definitiva e a posteriori, chi sta a vedere come andranno le cose, con ciò stesso rinuncia a svolgere un ruolo d’avanguardia, di promozione e di direzione. Per quanto si agiti, in realtà si trascina al seguito degli eventi. I comunisti devono elaborare con serietà scrupolosa il loro piano d’azione conforme alle leggi della lotta di classe, portarlo alle masse e con esso lanciarsi nella lotta e determinare gli eventi. Il Manifesto Programma del (nuovo)Partito comunista italiano vuole essere questo piano. Da questo punto di vista ogni comunista o aspirante tale deve valutare il “piano costruito a tavolino” esposto nel MP del (n)PCI.

 

La pubblicazione del Manifesto Programma è un salto in avanti nel consolidamento e rafforzamento del Partito. Nella concezione leninista del Partito, è indispensabile che il Partito abbia un piano ben definito per mobilitare, organizzare e dirigere la classe operaia fino all’instaurazione del socialismo. È questo il nucleo della concezione leninista del Partito. La teoria della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, che è uno dei principali apporti di Mao Tse-tung al patrimonio teorico del movimento comunista, sistematizza e sviluppa la teoria della rivoluzione proletaria e del partito comunista elaborata da Lenin. Questa quindi resta parte integrante del nostro patrimonio.

Ogni Comitato di Partito, ogni collaboratore e simpatizzante del Partito deve quindi studiare il Manifesto Programma, discuterlo, commentarlo, assimilarlo, farlo conoscere, diffonderlo, promuoverne lo studio e promuovere il dibattito attorno ad esso. Deve inoltre applicarlo nella sua attività, verificarlo e arricchirlo. Per quanto il MP scenda nel dettaglio con le sue indicazioni, esso resta pur sempre astratto rispetto alle condizioni concrete di tempo e di luogo in cui ogni organismo e ogni membro del Partito e ogni elemento avanzato di volta in volta opera. Nessun compagno troverà nel MP esattamente e precisamente cosa deve fare in una precisa circostanza concreta, come deve precisamente comportarsi di fronte a un avvenimento o a un individuo concreti. Il Partito non chiede semplice esecuzione di quanto prescritto e assimilato, un’obbedienza cieca. L’attività comunista per sua natura implica sempre da parte di ciascuno, ad ogni livello, anche uno sforzo autonomo di inchiesta, di elaborazione, di riflessione, di pensiero, di conoscenza, di comprensione, di creatività e d’iniziativa. L’applicazione della stessa linea in condizioni concrete diverse può richiedere operazioni, azioni, comportamenti, atti apparentemente opposti. Il movimento comunista esige, spinge ed educa ogni compagno, ogni membro della classe operaia e delle masse popolari a pensare, ad elevare la propria attività intellettuale e la propria morale. E l’azione intellettuale e pratica di ogni compagno, gettata nel crogiolo del Partito, arricchisce il Partito non solo in termini di forza, di reclutamento e di risorse, ma anche in termini di patrimonio intellettuale e morale. Il Manifesto Programma sarà tanto più fruttuoso quanto più stimolerà migliaia e milioni di proletari a compiere simile processo: non sarà la risposta che acquieta ogni ansia e preoccupazione, ma aprirà più ampi orizzonti d’azione intellettuale e pratica e incoraggerà più alte aspirazioni. Partecipare a questo movimento è parte essenziale dell’essere membro o voler diventare membro del Partito.

 

Infine il MP espone, da fondamento e ruolo strategico, spiega e sintetizza tutte le nostre parole d’ordine, di cui ricordiamo le principali tra quelle attuali.

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

È vero che per loro natura i capitalisti spremono i lavoratori. Ma fino a che punto possono dare libero corso alla loro natura dipende dalla forza del movimento comunista cosciente e organizzato. Gli operai organizzati sono pienamente in grado di guidare il resto delle masse popolari a fare a meno dei capitalisti e delle altre classi sfruttatrici e a instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale: il socialismo!

 

Le aziende devono smettere di produrre profitti e di essere proprietà di singoli o di gruppi. Devono diventare collettivi di lavoratori, istituzioni a cui la società assegna il compito di produrre determinate cose o servizi e a cui assegna i mezzi necessari perché lo svolgano. L’esempio più vicino sono le migliori, più oneste ed efficienti istituzioni produttive, di ricerca, scolastiche o sanitarie pubbliche che vediamo qua o là, di tanto in tanto come eccezioni nella società borghese.

 

L’efficienza di un’azienda si deve misurare dal suo contributo alla vita sociale, dalla qualità e quantità dei suoi prodotti, dal rispetto della integrità, salute e dignità di chi vi lavora, dal rispetto per l’ambiente, dal risparmio di fatica, di forze produttive, di energia e di materie prime.

 

Ogni persona di buona volontà può contribuire alla rinascita del movimento comunista, a ricostruire quel tessuto di organizzazioni di massa anticapitaliste che avevano reso forti gli operai e le altre classi delle masse popolari: è quello che ci vuole per impedire ai capitalisti di dispiegare liberamente la loro natura barbara e per arrivare a fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

I morti di Torino, come tutti i morti e mutilati sul lavoro, sono le vittime dei padroni, dei politicanti e del clero che li assecondano, dei paladini della precarietà che difendono il loro criminale ordinamento sociale: in nome dei profitti e della concorrenza condannano i lavoratori alla miseria, alla precarietà, alla malattia e alla morte!

 

La partecipazione del nostro paese alla guerra preventiva USA e all’aggressione imperialista dei paesi oppressi e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per la maggioranza delle masse popolari italiane sono le due facce del Programma Comune della borghesia imperialista italiana!

 

Promuovere agitazioni e proteste contro la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i sionisti d’Israele, contro le missioni militari italiane all’estero, contro i governi della guerra, del carovita e dell’inquinamento!

 

La campagna razzista e anti-islamica fomentata dalla destra borghese, dai fascisti e dal Vaticano è una campagna a sostegno della guerra preventiva e della guerra infinita di Bush e della sua banda di criminali e di sionisti!

 

Contrastare la campagna razzista e bellicista con cui gli imperialisti, i sionisti e il Vaticano preparano e sostengono l’aggressione dell’Iran, della Siria, del Sudan e di altri paesi!

 

Appoggiare la lotta contro la nuova base USA di Vicenza, contro il potenziamento della base di Sigonella (SR), contro la produzione di bombardieri F-35 a Cameri (NO), contro la partecipazione del governo italiano allo “scudo stellare”, contro la collaborazione militare speciale con i sionisti d’Israele (legge 94/2005), contro l’uso dell’Italia come piattaforma per l’aggressione imperialista in Asia, in Africa e in Europa orientale!

 

Appoggiare e rafforzare il Comitato No Dal Molin, il Comitato No TAV e tutti i gruppi e movimenti di resistenza alla guerra, al peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari, alla devastazione dell’ambiente!

 

Protestare contro l’uso delle forze armate in Campania per riaprire le discariche, attivare gli inceneritori e perpetuare l’uso della Campania come pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi dell’Italia e dell’Europa imposto dal connubio Pubbliche Autorità, governi Berlusconi-Bossi-Fini e Prodi-D’Alema-Bertinotti, camorra, industriali e Vaticano!

 

Appoggiare e promuovere la lotta delle donne contro la discriminazione nel lavoro e nel salario, contro l’oppressione nei rapporti familiari e sociali, contro l’oscurantismo clericale e borghese! Appoggiare e promuovere la lotta dei lavoratori e delle masse popolari immigrate contro lo sciovinismo nazionale e la discriminazione razziale e nazionale, contro l’oppressione e lo sfruttamento! Appoggiare e promuovere la lotta dei giovani contro la discriminazione, la precarietà, lo sfruttamento, la scuola asservita alla borghesia, l’emarginazione sociale!

 

Contro la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari nel nostro paese come in ogni angolo del mondo, bisogna portare avanti la guerra popolare rivoluzionaria fino all’instaurazione del socialismo e da subito imporre di nuovo ai padroni lacci e laccioli come quelli che il movimento comunista aveva già loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Facciamo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo: ricostruire un movimento comunista potente che ponga nuovamente fine alla libertà dei capitalisti e instauri il socialismo, facendo tesoro dell’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Unire la nostra lotta alla Resistenza che in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano, in Somalia tiene in scacco i mercenari dei gruppi e dalle potenze imperialiste, alla lotta contro l’invadenza e la prepotenza degli imperialisti condotta a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador, in Colombia!

 

Imparare dalla guerra popolare rivoluzionaria oramai in fase avanzata in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù, in Turchia!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Assimilare ad un livello più alto il materialismo dialettico come metodo per conoscere la realtà e come guida per trasformarla: ecco la chiave per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano.

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!