Cristoforo Colombo

Il movimento delle masse

Capitolo 5° - I compiti e la struttura del partito comunista
martedì 15 agosto 2006.
 

5. I compiti e la struttura del partito comunista

-  Il movimento delle masse


Il movimento delle masse

L’azione del partito nel movimento delle masse parte dalla consapevolezza che la struttura della società borghese nei paesi imperialisti è tale che nessun regime può fare a meno di un certo grado di collaborazione o almeno di neutralità delle masse. Questo è un fondamentale ed ineliminabile elemento di debolezza del regime.

Il regime borghese può colpire e colpisce i capi. Ma allo scopo di neutralizzare e pacificare le masse. Il potere borghese ha bisogno almeno della collaborazione passiva delle masse. Non può farne a meno dato il grado di socializzazione raggiunto dalle forze produttive.

Qui è un punto debole del regime borghese e qui si decide l’esito dello scontro.

Il partito opera nel movimento delle masse per orientarlo contro la collaborazione con la borghesia, per portarlo alla lotta contro la borghesia e a tal fine ne sostiene le lotte rivendicative e le tendenze alla crescita culturale e all’organizzazione.

Il partito deve «unire e organizzare in sè solo la sinistra», onde darle autonomia organizzativa e ideologica, libertà di manovra e unità di indirizzo e di direzione. Ma, sulla base di questo risultato, deve unirsi con il grosso del movimento, confondervisi, contagiarlo, diventarne lievito, fermento e direzione. Bisogna battere nella sinistra la tendenza ad isolarsi, a rinchiudersi nella propria «purezza». Se non riusciamo a penetrare nelle fila altrui senza corromperci, si tratta di un nostro limite che dobbiamo superare, perchè è il limite della nostra capacità di condurre al successo il movimento delle masse, quindi di essere realmente avanguardia.

Proprio perchè facciamo i conti col movimento di massa come esso realmente è e ci guardiamo bene dal creare nostre organizzazioni di massa alla maniera dei soggettivisti, che così aiutano la borghesia a «contenere il contagio», dobbiamo, a mezzo di membri clandestini del partito operanti nelle organizzazioni di massa, cercare di imprimere un indirizzo unitario al movimento di massa e alle sue singole organizzazioni. La linea delle organizzazioni di massa non può nè deve essere il sostegno alla lotta armata (come dicono i militaristi), nè il sostegno al partito e alle sue parole d’ordine. Essa deve essere il perseguimento di obiettivi che oggettivamente confluiscono con quelli del partito perchè confluiscono con gli interessi generali del proletariato. Nel 1977-79 ad esempio, le rivendicazioni salariali contro la politica di austerità del governo di solidarietà nazionale non erano appoggio alle bande nè alla lotta armata, ma confluivano nello stesso risultato.

I membri del partito nel movimento di massa devono stare un passo, anche solo mezzo, ma non più di un passo davanti alle masse, ma nella direzione giusta. Perchè il loro compito è fare in modo che il movimento di massa si incanali nella direzione giusta, mentre non ha alcuna importanza che loro individualmente o con pochi altri si incammininino su quella direzione!

E’ il legame con il partito che deve garantire che i membri operanti nel movimento di massa lo orientino nella direzione giusta e abbiano tutto l’appoggio a ciò necessario. Il movimento di massa non ha mai davanti a sè una sola direzione in cui può incanalarsi, vi sono sempre più direzioni possibili. Neanche l’azione combattente delle bande di per sè rende unica la direzione in cui il movimento delle masse può incanalarsi, come gli avvenimenti degli anni a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 80 hanno ampiamente dimostrato. Il movimento delle masse non si muove spontaneamente nella direzione giusta e la borghesia opera attivamente, con una consumata esperienza di potere e con mezzi illimitati, per impedirlo. Essa ha però contro di sè l’antagonismo obiettivo degli interessi e l’esperienza diretta e su questo devono far leva i nostri compagni operanti nel movimento di massa.

I nostri compagni operanti nel movimento di massa, per quanto bene mascherino la loro natura, sono inevitabilmente i più esposti tra noi alla repressione. Il partito deve sostenerli e tutelarli con tutti i mezzi ed evitare che si espongano inutilmente. Nessuno, salvo l’unità di appartenenza, deve conoscere la loro appartenenza al partito, e neppure avere inequivocabili indizi per crederlo. Gli elementi di sospetto su di loro vanno combattuti e la loro incolumità tutelata. Nonostante questo la precarietà della loro condizione è inevitabile. Il loro compito è come una missione con poche probabilità di sopravvivenza, ma di cui si è sicuri che infliggerà in ogni caso al nemico danni tali da compensare largamente le nostre perdite. Dobbiamo imparare a rendere gravoso e difficile per la borghesia ogni colpo che infligge ad uno di loro come ad ogni qualificato esponente del movimento di massa.

Il partito deciderà di situazione in situazione quali sono gli interventi più appropriati per l’orientamento del movimento di massa. In linea di principio noi non ne escludiamo nessuno. E’ solo in base ad una analisi concreta delle situazioni concrete che prenderemo le nostre decisioni. Quindi in linea di massima non escludiamo neanche l’uso del parlamento e delle elezioni: siamo contro il cretinismo parlamentare e anche contro il cretinismo antiparlamentare.