(nuovo)Partito comunista italiano
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La crisi del governo Prodi è una componente e un aspetto della crisi della sinistra borghese!

Comunicato del 25 gennaio 2008
giovedì 6 marzo 2008.
 

Via definitivamente il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti!

Rafforzare la rinascita del movimento comunista!

Accelerare la costituzione di liste di Blocco Popolare e di Liste Comuniste!

 

La crisi del governo Prodi offre l’occasione, anzi obbliga i comunisti, gli aspiranti comunisti, gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari a fare un bilancio della situazione politica del nostro paese per ricavare dagli eventi il massimo possibile per la rinascita del movimento comunista. Tutti quelli su cui possiamo contare per raccogliere nell’immediato contributi alla rinascita del movimento comunista sono coinvolti in questo bilancio. Dobbiamo fare il possibile per coinvolgere anche quella parte di essi che, non avendo chiaro come questa crisi può essere usata ai fini della rinascita, si rifugia in una particolare forma di “astensionismo di principio”. Questa consiste nel pensare e dire: “Sono fatti interni alla borghesia, alla classe dominante. Per noi lavoratori non cambia niente”. In realtà questo “astensionismo di principio” è una forma di corporativismo, di rassegnazione al proprio destino di classe oppressa, di rinuncia alla lotta per prendere il potere. Riflette il rifiuto di un aspetto essenziale del marxismo consistente nella tesi che “per emancipare se stessa dalla borghesia, la classe operaia deve emancipare tutta l’umanità”, deve prendere la direzione dell’insieme delle masse popolari e portarle a instaurare il socialismo. Chi ha e mantiene chiaro che l’obiettivo dei comunisti, l’obiettivo per cui i comunisti devono mobilitare e guidare gli operai e le masse popolari è la conquista del potere e l’instaurazione del socialismo, ha chiaro pure che oltre a mobilitare e organizzare le forze della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari, bisogna anche capire cosa avviene in campo nemico per approfittare di tutte le possibilità di staccare forze da quel campo, di indebolire l’egemonia e il controllo che esso ha su una parte delle masse popolari, di sfruttare le sue divisioni e i contrasti che oppongono l’una all’altra le sue componenti. Quindi per decidere giustamente cosa fare, per decidere in autonomia dalle suggestioni fomentate dall’una o dall’altra corrente della classe dominante, bisogna anzitutto fare il bilancio della situazione politica del paese. Bisogna farlo in autonomia, dal punto di vista della classe operaia che lotta per il potere.

Il governo Prodi è stato il prodotto della lotta contro la banda Berlusconi, della nostra vittoria in questa lotta. La banda Berlusconi era l’espressione politica della destra borghese. Berlusconi è riuscito a diventare l’alfiere della destra borghese (i pretendenti erano molti) grazie al suo impero finanziario e mediatico, grazie ai suoi soldi e ai suoi legami personali e grazie alla sua intelligenza. Ma è da sciocchi credere che il berlusconismo lo ha creato Berlusconi. Il berlusconismo è la destra borghese (con il Vaticano, gli USA, i sionisti, la malavita organizzata) che si è data come capo Berlusconi. Berlusconi era riuscito a imporsi contro gli altri pretendenti come capo della destra borghese. Berlusconi al potere era la destra borghese al potere.

Ma la banda Berlusconi, diventata l’espressione statale e governativa della destra borghese, non è riuscita a consolidarsi al potere, è stata battuta. È stata battuta dall’opposizione che si è espressa nelle fabbriche, nelle altre aziende, nelle scuole, nelle piazze e che la banda non è riuscita a soffocare. La prima sconfitta della banda Berlusconi è avvenuta nel luglio 2001. Carlo Giuliani non è morto invano. In occasione del G8 di Genova questa banda ha tentato il colpo di mano: dare a quanti manifestavano contro il governo Berlusconi-Bossi-Fini una lezione tale da scoraggiare ogni altra protesta. Ha approfittato del fatto che contro il G8 non era sceso in piazza il grosso della classe operaia organizzata, del fatto che la destra sindacale e la sinistra borghese, che ancora fanno il bello e il cattivo tempo nei sindacati di regime e nelle altre organizzazioni operaie e popolari, avevano fatto quanto potevano per tenere il grosso della classe operaia organizzata lontano dalla manifestazione contro il G8 a Genova. La banda Berlusconi si era proposta di dare a quelli che erano scesi in piazza a Genova una lezione tale che riverberasse i suoi effetti su tutta l’opposizione operaia e popolare, ivi compreso il grosso della classe operaia organizzata. Il colpo tentato dalla banda Berlusconi a Genova non era affatto casuale né estemporaneo. Rientrava a pieno titolo in quel corso delle cose nel campo borghese di cui la banda Berlusconi si era messa a capo arrivando così al potere. Tanto è vero che la prima prova di “lezione alla piazza” De Gennaro, Manganelli e il comando dei Carabinieri l’avevano fatta quando era ancora in carica il governo Amato, il 17 marzo 2001 a Napoli (il governo Berlusconi-Bossi-Fini si costituì solo a maggio, subito dopo aver vinto le elezioni). Alla prova di forza tentata a Genova dalla banda Berlusconi, l’opposizione operaia e popolare ha risposto scendendo in piazza su larga scala, benché dopo il massacro di Genova Bertinotti e il PRC cercassero di dissuadere tutti dallo scendere in piazza. Cercassero di deviare le attese verso la Commissione Parlamentare di Inchiesta (che non hanno ancora costituito, nemmeno dopo aver vinto le elezioni nel 2006). Alla prova di forza tentata a Genova dalla banda Berlusconi ci potevano essere due risposte. O l’opposizione si spaventava, rinunciava alla protesta di piazza: ed era quello su cui la banda contava. Oppure nell’opposizione prevalevano l’indignazione contro il governo, la solidarietà con i manifestanti massacrati, la resistenza al colpo di mano e le manifestazioni e le proteste dilagavano. È quello che è successo e che la banda Berlusconi non è più riuscita a rimontare nei cinque anni di governo, nonostante la demagogia e la repressione che ha messo in campo. Certo la banda Berlusconi non poteva fare miracoli. Il Programma Comune della borghesia imperialista non permette miracoli. È un programma di impoverimento e repressione delle masse popolari all’interno e di guerra contro i paesi oppressi all’estero. La divisione che la banda fomentava tra le masse popolari con la sua demagogia poteva certo avvalersi di figuri come Pezzotta e Angeletti (ricordate il loro “Patto per l’Italia”?), poteva fare promesse (ma facendo attenzione a non accendere speranze, a non alimentare e rafforzare attese e a non firmare cambiali che arrivassero a scadenza). Ma, giunta al dunque, la banda doveva restare nei limiti che il Programma Comune consentiva. Limiti stretti perché la guerra contro i paesi oppressi va male per gli imperialisti e gli imperialisti USA oramai non fanno né regali né sconti ai loro complici e ai loro satelliti (il caso Sgrena lo mostrò chiaramente). Insomma i margini di manovra della banda Berlusconi erano stretti e noi comunisti siamo riusciti a tenere viva e ad alimentare l’opposizione delle masse popolari. E abbiamo vinto: la banda Berlusconi è stata sconfitta!

Ma la lotta vittoriosa contro la banda Berlusconi noi comunisti, e con noi la classe operaia e il resto delle masse popolari, l’abbiamo combattuta assieme alla sinistra borghese. Noi abbiamo costretto la sinistra borghese a battersi, ad avallare e indire la mobilitazione delle masse popolari contro la banda Berlusconi. Chi dimentica questo lato del processo è fuori strada e non tirerà giuste conclusioni dal bilancio della crisi del governo Prodi. Senza l’attività che i comunisti, i lavoratori avanzati, i sindacalisti combattivi, i sindacati alternativi, le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista, i gruppi più o meno organizzati della resistenza hanno condotto tra la classe operaia e il resto delle masse popolari, la sinistra borghese non si sarebbe battuta contro la banda Berlusconi, si sarebbe sgretolata prima: in parte avrebbe accettato di essere cooptata dalla banda Berlusconi, in parte sarebbe andata a casa, in parte avrebbe tirato a campare in Parlamento. È però un fatto che nella lotta contro la banda Berlusconi la sinistra borghese occupava uno spazio tale e svolgeva un ruolo tale da essere quella che avrebbe raccolto i frutti immediati della nostra vittoria. Perché la rinascita del movimento comunista è ancora molto limitata: il partito comunista è ancora debole, le grandi organizzazioni operaie sono ancora largamente dirette e manipolate dalla destra sindacale e dalla sinistra borghese, l’irruzione delle masse popolari guidate dai comunisti nella lotta politica borghese (nel “teatrino della politica borghese”) è ancora alle prime timide prove, l’egemonia della sinistra borghese sulla parte più avanzata delle masse popolari e della classe operaia è ancora diffusa e ramificata. Nella lotta contro la banda Berlusconi noi ci siamo rafforzati, la rinascita del movimento comunista ha fatto passi avanti. Ma era inevitabile che la nostra vittoria sulla banda Berlusconi si traducesse in un governo della sinistra borghese, il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti.

Una volta che nel maggio 2006 è giunta al governo, sono emersi subito i lati deboli della sinistra borghese. Essa ha collaborato a stendere il silenzio sull’oscura manovra tentata dalla banda Berlusconi per pilotare a suo favore il risultato elettorale del 2006, rientrata solo all’ultimo momento per il pentimento di Pisanu. Non ha fatto piazza pulita di nessuna delle malefatte e delle misure inique della banda Berlusconi né ha fatto giustizia contro le sue illegalità (nessun esponente della banda è finito in galera, nessuno ha dovuto restituire il maltolto). Ha invece assunto in proprio gli impegni e i programmi che la banda Berlusconi aveva messo in cantiere, persino quelli messi in cantiere all’ultimo momento per vincere le elezioni e comunque mettere nei guai l’eventuale successore: esenzione degli immobili della Chiesa dall’ICI, nuova base USA Dal Molin, legge di collaborazione militare speciale con i sionisti d’Israele, guerra in Afghanistan, leggi sulla bancarotta fraudolenta e l’evasione fiscale, legge Biagi sulla precarietà, scalone Maroni, ecc. ecc. Si è ben guardata dal regolare il conflitto di interessi. Il circo Prodi, come la banda Berlusconi, aveva ottenuto l’investitura del Vaticano, degli imperialisti USA, dei gruppi sionisti, della criminalità organizzata e della Confindustria perché realizzasse il Programma Comune. Il circo Prodi doveva solo riuscire dove la banda Berlusconi si era dimostrata incapace. Il governo di sinistra doveva realizzare il programma della destra, secondo la vecchia ricetta degli Agnelli.

In realtà non c’è riuscito. Il merito principale spetta a noi comunisti e a tutti quelli che hanno messo gli interessi delle masse popolari davanti alla complicità con la sinistra borghese. A tutti quelli che non hanno ceduto alle proposte di carriera, di corruzione e di coinvolgimento che la sinistra borghese ha avanzato a chiunque avesse un ruolo tanto o poco esteso di centro aggregatore e promotore della resistenza delle masse popolari all’attuazione del Programma Comune. A tutti quelli che non si sono fatti abbindolare dallo spauracchio del “ritorno di Berlusconi”, dalla confusione e intossicazione delle opinioni a cui la sinistra borghese ha fatto massicciamente ricorso, dalla sua predica demoralizzante e disfattista di rassegnazione, di fatalismo, di attendismo, di delega: “è la globalizzazione”, non c’è altro da fare, ecc. ecc. Insomma la sinistra borghese ha cercato di far leva sulla debolezza morale di alcuni e sulla debolezza intellettuale di altri. Ma le è andata male. La sinistra borghese ha perso egemonia sulle masse popolari, la destra sindacale ha perso peso nelle lotte operaie. La manifestazione del 9 giugno 2007 è emblematica.

I primi a tirare le conclusioni del fallimento della sinistra borghese sono stati D’Alema, Fassino, Veltroni e gli altri promotori del Partito Democratico. Questo è l’espressione politica, in termini di partito e di proposta di governo, del passaggio di una parte della vecchia sinistra borghese alla destra borghese. La costituzione del Partito Democratico è la crisi della vecchia sinistra borghese. Quella parte della vecchia sinistra borghese che non ha aderito al PD, si è trovata allo sbando. Ha incominciato a perdere pezzi, a sgretolarsi. Infatti in essa agiscono gli stessi fattori di crisi che hanno portato i loro soci e complici alla costituzione del PD: l’unica via realistica che concretamente nelle condizioni attuali la borghesia può praticare è quella del Programma Comune e la sinistra borghese per sua natura non può mettersi alla testa della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari per instaurare il socialismo, che è l’unica via realistica alternativa a quella del Programma Comune. La sinistra borghese in questa fase ideologicamente è al rimorchio della destra, è anticomunista. Per sua natura non può imparare nulla dall’esperienza dei primi paesi socialisti, denigra i primi paesi socialisti fino al punto di riabilitare il fascismo sorto per soffocarli. Non a caso da quando venne messa in cantiere la “cosa rossa”, gli esponenti più avanzati e più colti della sinistra borghese si sono uniti nel lamentare la mancanza di prospettiva, la mancanza di un programma. “Uniamoci, anche se non sappiamo cosa fare”, dicono i promotori della “cosa rossa”. Gli altri più avveduti obiettano: “Ma se non sappiamo dove andare, come convinceremo le masse a votare per noi?”. Perché anch’essi il massimo ruolo che concepiscono per le masse popolari, è quello di votanti per i borghesi “più illuminati”.

Da qui è nata la crisi del governo Prodi. A precipitarla hanno congiurato altri fattori di cui bisogna tenere conto. A forza di promettere “redistribuzione del reddito” qualcosa prima o poi bisogna fare. Le due Finanziarie 2007 e 2008, il protocollo Welfare, l’accordo “degli scalini” Damiano, l’ipotesi di accordo dei metalmeccanici sono stati varati sempre rinviando a una successiva “redistribuzione”. In sede Unione Europea i nodi minacciano di arrivare al pettine: la crisi economica USA, il cattivo andamento della guerra (Iraq, Afghanistan, Palestina, Libano, Somalia, Iran, ecc.), la crisi incombente del Kosovo, le relazioni con la Russia e con la Cina, il nuovo corso della borghesia francese sono alcuni dei processi che obbligano la borghesia imperialista europea a decidere tra rafforzarsi come potenza politica o ristrutturare e ridimensionare l’UE. E il Vaticano non ne vuole assolutamente sapere di una UE rafforzata: non potrebbe continuare ad avere il ruolo che ha in Italia e che conta di mantenere in un’Italia che vivacchia all’ombra degli USA. Non è detto che il PD sia già pronto ad assumere il ruolo di nuovo portavoce politico della destra, a prendere il posto che fu della banda Berlusconi. Non è detto neanche che ci riesca mai. Ma sta il fatto che il governo PAB da tempo viveva alla giornata. Se il governo PAB fosse caduto “da sinistra”, sotto l’incalzare delle manifestazioni dei metalmeccanici, delle masse popolari campane, dei comitati e gruppi della resistenza (No Dal Molin, No TAV, ecc.), ora la borghesia, il Vaticano e i loro soci sarebbero alle prese con il problema di costituire o un governo capace di ammansire le masse popolari o un governo che desse affidamento di saperle reprimere. Il governo Prodi invece è caduto “da destra”, probabilmente per le pressioni del Vaticano sfuggite di mano agli autori stessi e di cui Mastella e altri avventurieri cercano di trarre profitto per i loro loschi affari. Comunque siano andate le cose, è caduto per una oscura manovra di palazzo. Quindi non è escluso che il Vaticano e la Confindustria convergano con gli imperialisti USA e i sionisti verso un governo meno condizionato dagli interessi elettorali di quello che resta della sinistra borghese (PRC, PdCI, Veri, SD e i pezzi che si sono organizzativamente staccati da questi), ma non radicale, provvisorio. In un modo o nell’altro faranno passare la riforma elettorale che esclude dal Parlamento i piccoli partiti e comunque lo rende ancora meno assemblea rappresentativa e più camera di registrazione delle decisioni governative.

Ovviamente di fronte a simile soluzione, e tanto più se ci fosse subito il ricorso alle elezioni, tutti gli spezzoni residui della sinistra borghese grideranno a gran voce, in commovente unità tra loro, che le masse popolari devono stringersi attorno alla sinistra borghese, per “non disperdere voti”. Avendo mostrato nel corso del governo PAB il carattere fallimentare della loro direzione, ora che sono estromessi dal governo chiameranno a rinnovare ad essi la fiducia come direzione del movimento popolare. Contrastare chiaramente e coerentemente simili schiamazzi è una condizione elementare necessaria per portare avanti la rinascita del movimento comunista, l’unica reale alternativa al Programma Comune della borghesia imperialista. Quanto più rapidamente procederà la rinascita del movimento comunista, quanto più si rafforzerà il partito comunista, tanto più forte diventeranno i cento movimenti della resistenza popolare, tanto più si indebolirà l’influenza della destra borghese sulle masse popolari. Il risultato della crescita della rinascita del movimento comunista sarà: o un governo di destra più isolato dalle masse popolari e quindi contro il quale saranno più facili la lotta e la resistenza; o un governo più sbilanciato a cercare di ammansire con promesse le masse popolari e quindi più facile da smascherare e abbattere.

La classe operaia e le masse popolari hanno tutto da guadagnare dalla fine del governo PAB se la sfruttiamo per rafforzare e accelerare la rinascita del movimento comunista, per indebolire o eliminare la direzione della destra sindacale nei sindacati di regime, per rafforzare la fiducia degli elementi avanzati delle masse popolari e degli esponenti della resistenza in se stessi e nella capacità della classe operaia e delle masse popolari di fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

 

Affossare definitivamente il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti!

Al diavolo il circo Prodi e la banda Berlusconi!

No ai governi dei bassi salari e del carovita!

No ai governi della spazzatura, dell’inquinamento, delle malattie!

No ai governi della guerra e della repressione!

No ai governi della persecuzione contro immigrati ed emarginati!

No ai governi della criminalità organizzata!

No ai governi che continuano la politica della banda Berlusconi!

No ai governi del Vaticano, della Confindustria, degli imperialisti USA, dei gruppi sionisti!

Contribuiamo alla rinascita del movimento comunista!

Costituiamo ovunque Liste di Blocco Popolare o Liste Comuniste!

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

Studiare e applicare le leggi secondo cui si svolge la lotta di classe, per rendere più efficace e potente la lotta della classe operaia, alla testa del resto delle masse popolari, contro la borghesia imperialista, il Vaticano e gli altri suoi puntelli interni e internazionali!

 

I morti di Torino, come tutti i morti e feriti sul lavoro, sono le vittime dei padroni, dei politicanti e del clero che li assecondano, dei paladini della precarietà che difendono il loro criminale ordinamento sociale: in nome dei profitti e della concorrenza condannano i lavoratori alla miseria, alla precarietà, alla malattia e alla morte!

 

La partecipazione del nostro paese alla guerra preventiva USA e all’aggressione imperialista dei paesi oppressi e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per la maggioranza delle masse popolari italiane sono le due facce del Programma Comune della borghesia imperialista italiana!

 

Promuovere agitazioni e proteste contro gli imperialisti USA e i sionisti d’Israele, contro le missioni militari italiane all’estero, contro il governo PAB, contro i governi della guerra, del carovita e dell’inquinamento!

 

La campagna razzista e anti-islamica fomentata dalla destra borghese, dai fascisti e dal Vaticano è una campagna a sostegno della guerra preventiva e della guerra infinita di Bush e della sua banda di criminali e di sionisti!

 

Contrastare la campagna razzista e bellicista con cui gli imperialisti, i sionisti e il Vaticano preparano l’aggressione dell’Iran, della Siria, del Sudan e di altri paesi!

 

Appoggiare la lotta contro la nuova base USA di Vicenza, contro il potenziamento della base di Sigonella (SR), contro la produzione di bombardieri F-35 a Cameri (NO), contro la partecipazione del governo italiano allo “scudo stellare”, contro la collaborazione militare speciale con i sionisti d’Israele (legge 94/2005), contro l’uso dell’Italia come piattaforma per l’aggressione imperialista in Asia, in Africa e in Europa orientale!

 

Appoggiare e rafforzare il Comitato No Dal Molin e tutti i gruppi e movimenti di resistenza alla guerra, al peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari, alla devastazione dell’ambiente!

 

Protestare contro l’uso delle forze armate in Campania per riaprire le discariche, attivare gli inceneritori e perpetuare l’uso della Campania come pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi dell’Italia e dell’Europa imposto dalle Pubbliche Autorità, dai governi Berlusconi-Bossi-Fini e Prodi-D’Alema-Bertinotti in collusione con la camorra!

 

Contro la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari nel nostro paese come in ogni angolo del mondo, bisogna portare avanti la guerra popolare rivoluzionaria fino all’instaurazione del socialismo e da subito imporre di nuovo ai padroni lacci e laccioli come quelli che il movimento comunista aveva già loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Facciamo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo: ricostruire un movimento comunista potente che ponga nuovamente fine alla libertà dei capitalisti e instauri il socialismo, facendo tesoro dell’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Unire la nostra lotta alla Resistenza che in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano, in Somalia tiene in scacco i mercenari dei gruppi e dalle potenze imperialiste, alla lotta contro l’invadenza e la prepotenza degli imperialisti condotta a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador, in Colombia!

 

Imparare dalla guerra popolare rivoluzionaria oramai in fase avanzata in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù, in Turchia!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!