Cristoforo Colombo - capitolo 1° - Il movimento economico della società

      Il ruolo dei rapporti interpersonali nella formazione della coscienza e dei comportamenti delle masse

Le forze motrici del movimento delle masse
martedì 15 agosto 2006.
 

Pippo Assan

Cristoforo Colombo

-  Capitolo 1° - Il movimento economico della società


Il ruolo dei rapporti interpersonali nella formazione della coscienza e dei comportamenti delle masse

Una versione conciliante e moderata della concezione idealista del movimento della società è quella dell’esistenza di un’"infrastruttura psicologica della società", intesa come insieme di luoghi, situazioni e rapporti della vita quotidiana (in primis, guarda caso, i rapporti familiari e uomo/donna), relativamente autonoma dalla struttura economica, in cui si formerebbe la struttura caratteriale e l’ideologia degli individui e delle masse (11).

Secondo i sostenitori di questa versione, il comportamento della classe operaia dei paesi imperialisti non sarebbe determinato, nè immediatamente nè in maniera mediata, dalle condizioni economiche, strutturali in cui essa è collocata. La loro tesi spiegherebbe il comportamento conservatore quando non reazionario della classe operaia dei paesi imperialisti. Insomma una riesumazione delle teorie di W. Reich, ignorando significativamente la verifica che esse ebbero nel movimento operaio tedesco a cui W. Reich non fu estraneo.

Questi conciliatori vanno dagli idealisti timidi fino ai materialisti indecisi, passando attraverso una vasta gamma di eclettici.

Da una parte essi accettano il dato storico come fatto conclusivo: è inutile ricostruirne la genesi, uno stesso fatto per costoro non può avere cause ed effetti diversi e addirittura contrastanti; basta invece considerare una persona che dà uno spintone ad un’altra: può essere il gesto per salvarla da un pericolo incombente o il gesto per buttarla in una trappola mortale. Secondo loro la classe operaia europea non ha preso il potere perchè non ha tentato di prenderlo e dunque ha un atteggiamento conservatore e reazionario; cosi il Cartismo, la Comune di Parigi, i moti del periodo tra le due guerre mondiali, la Resistenza contro il nazifascismo sono d’un sol colpo cancellati.

Come se tutti i movimenti raggiungessero il loro obiettivo e se in ogni movimento non operassero più tendenze! Come se ogni movimento non potesse avere più di un esito! Ignorano la mediazione come categoria logica e come termine concreto del movimento reale. La loro conclusione deriva da una concezione non dialettica ma meccanicista del movimento.

Dall’altra questi conciliatori si trovano infognati nel dilemma che per fare la rivoluzione socialista ci vuole l’uomo nuovo, dotato cioè di una struttura caratteriale e di un’ideologia non formata dalla "infrastruttura psicologica della società" attuale; d’altra parte però l’uomo nuovo non può prodursi stante la "infrastruttura psicologica della società" attuale che può essere trasformata solo... dalla buona volontà e dalle buone idee di chi le ha.

Essi si ingolfano nell’assurdità di chi vuole un socialismo che nasca e si sviluppi fin dall’inizio sulla sua stessa base, cioè su basi già poste da esso stesso. Ogni cosa o nasce sulle basi poste da altri o non nasce affatto. Ogni cosa nuova inizia a creare, a porre da se stessa le basi del suo ulteriore sviluppo solo da quando ha raggiunto un certo grado del suo sviluppo.

La borghesia verrà rovesciata proprio dagli stessi uomini che essa ha allevato e creduto di forgiare a suo uso. Solo nel corso di questo rovesciamento e dopo quegli uomini si trasformeranno e si leveranno di dosso la merda di millenni di sfruttamento di classe - non solo le idee e le immagini della specifica cultura delle società imperialiste di questo dopoguerra - che è loro di impedimento per avanzare verso il completo superamento della società divisa in classi (12). Il germe della rivoluzione socialista e del comunismo sta nel capitale e non nell’ o nello dei proletari. Proprio in questo sta la forza del movimento socialista. Se riposasse sulle idee e sugli ideali dei comunisti, riposerebbe su basi ben fragili, come dimostrano i tristi destini dei Peci e dei Curcio, ma prima ancora quelli dei Togliatti e dei Pajetta.

Quindi non ci interessa alcun progetto di trasformazione in massa dei costumi, delle abitudini e dei sentimenti dei proletari nell’ambito della società attuale, perchè campato in aria sia nei contenuti che nella possibilità di realizzarsi. Non ci sfiora neanche l’idea di trasformare in massa i cattivi proletari formati dalla borghesia, sottomessi ai superiori, prepotenti con le donne, ignoranti, interessati solo alla partita e alle ferie, ecc. in buoni proletari rispettosi delle donne, altruisti e infervorati da alti ideali rivoluzionari e umanitari. Quest’idea vale tanto quanto l’idea proposta dal PCI di trasformare milioni di proletari sottomessi al padrone e al commissario, credenti in dio e in Maradona e votanti DC, in proletari votanti PCI grazie alle buone prediche e alle buone intenzioni degli attivisti del PCI.

Questi proletari forgiati dalla borghesia (altro che il capitale determinato dall’operaio, di cui farneticava il prof. Negri) rovesceranno la borghesia quando si determinerà un’adatta combinazione di elementi oggettivi e soggettivi.

Paragrafo precedenteParagrafo successivo
Indice del capitolo 1°Indice generale