La Voce 13

Non tutto è stato detto - Ma qualcosa sì!

Dal campo delle FSRS
giovedì 27 marzo 2003.
 

Il numero 7 della rivista Teoria e Prassi segna la nascita dell’aggregazione di tre FSRS (Politica Comunista di Firenze, Scintilla di Roma, Circolo Lenin di Catania), ma soprattutto la scesa in campo di una rivista dai propositi ambiziosi: dare battaglia tra gli operai avanzati, le FSRS e i “compagni proletari che ancora militano nei partiti revisionisti, socialdemocratici o liberal-riformisti” per l’affermazione della teoria rivoluzionaria. La redazione della nuova rivista dichiara anche di volersi far carico di “contribuire allo sviluppo teorico, perché “non tutto è stato detto”, così come è necessario saper riconoscere i limiti, gli errori delle precedenti esperienze rivoluzionarie per poterli correggere”.

Bisogna salutare con gioia la nuova iniziativa editoriale che conferma la tendenza in atto tra le FSRS all’aggregazione, a fare una “politica da fronte”: visibile anche nelle iniziative di FSRS che ufficialmente dichiarano di non volerla fare. È molto positiva anche la volontà dichiarata di voler fare i conti con le posizioni già in campo, senza alcuna remora ad affrontare polemiche a viso aperto.

Assieme all’augurio di tener fede ai loro ottimi propositi, mettiamo però subito anche le mani avanti. I redattori della nuova serie della rivista non sono “giovani di primo pelo”. Sono al contrario vecchi personaggi delle FSRS. Darebbero maggiore credibilità ai loro propositi e quindi consentirebbero un dibattito più fruttuoso se avessero chiarito o chiarissero i motivi (i nuovi eventi sopravvenuti e l’autocritica su passate deviazioni) che li portano finalmente a rompere oggi con la prassi che hanno seguito per anni di astenersi dal dare quella “battaglia per l’affermazione della teoria rivoluzionaria” che ora dichiarano di voler dare. Processo alle intenzioni il mio? Francamente no. E mi spiego. Dichiarano i vecchi redattori della nuova serie della rivista: “ Teoria & Prassi sarà uno strumento per intervenire nella battaglia per la ricostruzione del partito comunista nel nostro paese. Una rivista dedita a superare la confusione attuale, volta a liberarci dal meschino settarismo e dal gretto praticismo, a superare la spregevole situazione di frazionamento organizzativo, di sbandamento e di infatuazioni ideologiche che esiste nel movimento comunista del nostro paese”. In sintesi: la situazione è un disastro, ora vi diciamo noi cosa fare. Ma compagni, i vostri vecchi occhiali non vi consentono di vedere niente di positivo nel lavoro fatto negli anni passati, prima della vostra venuta? Voi da dove venite? Dove siete stati fino adesso? Sono almeno 15 anni che con la rivista Rapporti Sociali , ma con l’apporto anche di altre riviste e gruppi, è in corso una battaglia per affermare la teoria rivoluzionaria di cui ha bisogno la rinascita del movimento comunista e la ricostruzione del partito comunista. Nel ’98 i CARC hanno pubblicato un Progetto di Manifesto Programma . La ricostruzione del partito è già nella fase organizzativa: la CP ha avanzato tesi e proposto un “piano in due punti per la costituzione del partito”. Una serie di FSRS sono in movimento. Tutto sbagliato? Se ritenete che sia così, abbiate la bontà di spiegarlo, visto che fino a ieri avete assistito e taciuto. Dato che dichiarate anche che “senza una vera e salda unità ideologica non avrebbe alcun senso avviare un processo di strutturazione organizzativa”, la vostra pretesa di partire da zero senza criticare quanto già fatto, ha tutta l’aria di voler distruggere quello che è stato fatto per impedire la ricostruzione del partito. Voi stessi non siete già una strutturazione organizzativa? Come fate una rivista senza strutturazione organizzativa? E ora d’improvviso saltate su e non solo dite che in Italia finora nessuna FSRS ha ancora capito qualcosa di teoria rivoluzionaria, ma addirittura che bisogna azzerare ogni “strutturazione organizzativa” salvo quella che fa Teoria & Prassi . Vi sembra una cosa seria?

Compagni, se volete contribuire alla ricostruzione del partito comunista, non dovete ciurlare nel manico. Bisogna porre chiaramente e onestamente i problemi che ritenere giusti. Non siete d’accordo sulla teoria rivoluzionaria finora elaborata e volete demolire la “strutturazione organizzativa” già costruita, ma nascondete i motivi. Non sentite neanche la responsabilità di dichiararli apertamente, di fare i conti con un passato a cui avete assistito silenziosi, quindi di regolare i conti con voi stessi, di chiaro in voi stessi” per dirla con Marx ed Engels dell’ Ideologia tedesca , di fare la vostra autocritica.

Quali conti? Vi è un certo numero di vecchie FSRS per le quali la teoria rivoluzionaria si riduce a quanto scritto fino a 70 anni fa dai classici del marxismo-leninismo. La loro battaglia per l’affermazione della teoria rivoluzionaria a ben guardare è in realtà una battaglia contro la teoria rivoluzionaria di cui il movimento comunista ha bisogno per rinascere. La situazione non è nera come i redattori di Teoria & Prassi la dipingono, ma certo di teorie confuse tra le FSRS ce ne sono ancora molte. Ma da dove è venuta secondo voi, compagni, tanta confusione? Nel movimento comunista internazionale le cose andavano bene, avevamo idee chiare e giuste (il nostro caro marxismo-leninismo) e in tanta luce la borghesia ha fatto sorgere il caos e la confusione? Ma via! È la favola della creazione divina a rovescio. “I figli delle tenebre sono più forti dei figli della luce”.

Lenin nel 1915, dopo il fallimento della Seconda Internazionale, sostenne chiaramente che il movimento comunista (che fino allora si era chiamato socialdemocratico: lo chiamo comunista per semplicità di espressione, ma anche per marcare la continuità dialettica - ossia continuità con rotture, con divisioni dell’uno in due - del movimento nei suoi 150 anni di esistenza) non poteva rinascere semplicemente sulle vecchie basi teoriche spogliate dalle incrostazioni costruitevi sopra dai revisionisti e dai conciliatori. Questi erano riusciti a fare il loro lavoro di “corruzione e corrosione” perché la teoria fino ad allora patrimonio del movimento non dava risposte esaurienti ai problemi nuovi che la realtà aveva posto (la fase imperialista del capitalismo e l’epoca delle prime rivoluzioni socialiste). Senza dare risposte esaurienti a questi problemi nuovi, era impossibile la rinascita. Noi possiamo vincere, non è vero che siamo condannati alla sconfitta, ma per vincere dobbiamo avere una teoria rivoluzionaria adeguata ai compiti che la realtà ci pone. Infatti fu grazie al marxismo-leninismo che il movimento comunista rinacque dalle ceneri del vecchio e si costituì in Terza Internazionale. Se non si capisce che i revisionisti moderni sono riusciti a fare il loro lavoro di “corruzione e corrosione” sul movimento impersonato dalla Terza Internazionale perché la teoria patrimonio della Terza Internazionale non dava risposte esaurienti ai problemi nuovi che la realtà ha posto dopo la Seconda Guerra Mondiale e la formazione del campo socialista (continuazione della rivoluzione nei paesi del campo socialista, sviluppo della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, sviluppo della rivoluzione di nuova democrazia nei paesi semicoloniali), la “battaglia per l’affermazione della teoria rivoluzionaria” si riduce in realtà alla “battaglia contro la teoria rivoluzionaria di cui abbiamo bisogno per la rinascita del movimento comunista”, alla “battaglia contro il marxismo-leninismo-maoismo”, in definitiva a una battaglia contro la rinascita del movimento comunista. Per cui si spiega la destrutturazione organizzativa che proponete. Vi furono anche negli anni ’20 del secolo scorso persone che, contro la Terza Internazionale, tentarono di promuovere la rinascita del movimento comunista sulla base di un “ritorno al marxismo”: l’Internazionale due e mezzo (F. Adler & C.). Il loro precedente dovrebbe far riflettere. È il caso di lanciare questo allarme, non solo sulla base della conoscenza del percorso dei vecchi redattori della nuova rivista, ma anche sulla base del contenuto del n. 7 (n. 1 della nuova serie). Il legame della teoria con la prassi sta nel titolo (ma stava anche nel titolo della vecchia serie e non fu nel contenuto), sta nel motto di copertina e sta anche nell’editoriale, come ho rimarcato all’inizio. Ma il contenuto del n. 7 dice il contrario. Esso contiene tre articoli di teoria: L’attualità del “Che fare?” , Sul centralismo democratico, Prefazione a “L’Imperalismo, fase suprema del capitalismo”. Ebbene, i tre articoli si presentano due come recensioni di libri e illustrazione del ruolo che ebbero quando comparvero (rispettivamente nel 1902 e nel 1915) e uno come spiegazione di cosa fu il centralismo democratico nei partiti comunisti della Terza Internazionale. Sul presente, nulla. Tutti e tre gli articoli potrebbero essere stati scritti 70 anni fa. A conferma, basta leggere un quarto articolo, anch’esso in qualche modo teorico, Sulla cosiddetta “situazione rivoluzionaria in sviluppo” di polemica (e ben venga la polemica!) con la rivista Rapporti Sociali n. 9/10 (settembre 1991). Ebbene, la sostanza della critica si riduce a sostenere che la teoria della “situazione rivoluzionaria in sviluppo” è diversa dalla teoria di Lenin sulla “situazione rivoluzionaria”. Cosa che va da sé, lo dicono anche i redattori di Rapporti Sociali e lo dice ... il nome stesso. Ma ciò non basta a dire che è sbagliata. Che non rispecchia il corso che il movimento rivoluzionario successivo all’Ottobre ha seguito. L’elaborazione della teoria rivoluzionaria non è la stessa cosa della critica letteraria, dell’esegesi dei testi. Un’osservazione affine vale per il breve cenno fatto in quell’articolo alla “teoria della crisi generale del capitalismo nell’epoca imperialista”. La teoria della crisi generale del capitalismo sostenuta dalla Terza Internazionale e ancora da Stalin in Problemi economici del socialismo in URSS (1952) capitolo 5, è stata smentita dal corso degli avvenimenti. Essa ha portato i comunisti a prevedere una ripresa della crisi economica nei paesi imperialisti alla fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre nei fatti vi furono trenta anni di ripresa dell’accumulazione del capitale e di espansione dell’attività economica, nonostante la formazione del campo socialista. E anche questo errore lasciò spazio ai revisionisti moderni che approfittarono largamente dell’imprevisto periodo di ripresa del capitalismo per sostenere che il capitalismo non era più soggetto a crisi, che non occorrevano più rivoluzioni, ecc. Sbagliavano? Certo che sbagliavano, ma intanto fecero le scarpe a una sinistra che si ostinava a dire che era in corso una crisi che nessuno vedeva perché non c’era e quindi non aveva una linea giusta da applicare.

Questa è una smentita del marxismo-leninismo? Niente affatto. Il marxismo-leninismo non è una sistema di verità rivelate o un castello di carte in cui se una tesi risulta sbagliata o parziale, tutto crolla. È la scienza della rivoluzione proletaria e si sviluppa con lo sviluppo della pratica della rivoluzione proletaria. Nel 1895 F. Engels nella Presentazione dell’opuscolo di Marx Lotte di classe in Francia 1848-1850 non ebbe difficoltà ad ammettere, parlando della teoria della rivoluzione socialista sua e di Marx, che “la storia ha dato torto anche a noi; ha rivelato che la nostra concezione d’allora era un’illusione. La storia è andata anche più lontano. Essa non ha solo demolito il nostro errore di quel tempo. Essa ha pure sconvolto radicalmente le condizioni in cui il proletariato deve lottare”. Così un rivoluzionario trattava le teorie del movimento rivoluzionario.

“Non tutto è stato detto” da Lenin e da Stalin. Né Lenin e Stalin avrebbero alcuna difficoltà a riconoscerlo.

Nicola P.