La Voce 26

Indice Analitico di La Voce - Edizione 2007

venerdì 15 giugno 2007.
 

Indice Analitico di La Voce - Edizione 2007

 

Un importante strumento per studiare, assimilare e usare il patrimonio teorico del (nuovo)Partito comunista italiano, reperibile nella sezione Novità del sito http://lavoce-npci.samizdat.net

 

L’Indice Analitico è un’opera aperta al miglioramento. Questa edizione contiene solo 98 voci. Certamente le edizioni future ne conterranno di nuove. Chiediamo ai nostri lettori di segnalarci arricchimenti possibili: nuove voci che risultano necessarie e riferimenti che essi hanno trovato per esse.

 

Gli articoli di La Voce e i Comunicati della CP costituiscono il patrimonio teorico del nostro Partito. Ognuno di essi tratta di avvenimenti e aspetti particolari e nello stesso tempo insegna il metodo materialista dialettico di analizzare i problemi e impostare un lavoro. Una comprensione più profonda delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe è ciò che distingue noi comunisti dai lavoratori avanzati e che ci permette di spingere sempre in avanti la lotta di classe.

Noi comunisti dobbiamo guardare in faccia la realtà, dobbiamo andare a fondo nell’analisi, dobbiamo chiederci il perché delle cose. Il nostro futuro non dipende dalle idee correnti. Non è lì che dobbiamo cercarlo. È inscritto nel nostro presente, è uno dei suoi sviluppi possibili. Noi abbiamo tutto da guadagnare dalla conoscenza. Noi abbiamo bisogno della verità. Abbiamo bisogno che le nostre idee riflettano abbastanza da vicino lo stato attuale delle cose, la dialettica delle sue componenti, i loro contrasti e i loro legami. Senza questo, nessuna buona volontà, nessuno sforzo eroico ci consentirebbero di scoprire e comprendere la strada che il movimento comunista deve seguire per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Non vedremmo realmente neanche che il successo di questa impresa è del tutto possibile. Al fondo del disfattismo e della sfiducia di molti compagni sta il rifiuto o l’incapacità di partecipare a un rigoroso lavoro teorico. Senza un nostro rigoroso, ampio e radicale lavoro teorico, noi resteremmo schiavi dell’influenza della cultura borghese, privi di autonomia ideologica dalla borghesia e dalla Chiesa. In questa fase l’incertezza e la timidezza del pensiero va di pari passo con il pessimismo disfattista e con l’esaltazione retorica e vuota. I compagni che non vogliono studiare sono a rischio: lo slancio e l’istinto difficilmente basteranno per reggere lo sforzo che la situazione richiede. La cultura corrente (borghese, clericale o revisionista) maschera e travisa la natura del regime che ci opprime. Presenta come invalicabili i suoi limiti e nasconde i suoi meccanismi di funzionamento. Dà per certa e immodificabile l’egemonia spirituale del Vaticano e della Chiesa su tanta parte della popolazione italiana. Avvalora quello che le mummie clericali proclamano: la Chiesa è eterna. Chi non capisce quale è la strada che dobbiamo seguire per fare dell’Italia un nuovo paese socialista si agita a vuoto. Agendo alla cieca ottiene scarsi risultati o nessun risultato e prima o poi finisce per perdere fiducia nelle capacità rivoluzionarie della classe operaia, per perdere slancio, creatività e iniziativa. Prima o poi abbandona la lotta. Solo una buona assimilazione della strategia, della concezione e del metodo del Partito e i progressi nell’imparare ad applicarli confortano e rafforzano, con i risultati, lo slancio rivoluzionario, formano nuove forze rivoluzionarie e le aggregano attorno al Partito.