Comunicato del 18 agosto 2007

La crisi finanziaria mostra uno dei volti neri del capitalismo!

 

(nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato 18 agosto 2007

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La crisi finanziaria mostra uno dei volti neri del capitalismo!
Comunicato del 18 agosto 2007
della Commissione Provvisoria del CC del (n)PCI

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! È solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

Bisogna privare i capitalisti della libertà! La libertà dei capitalisti è la schiavitù e la precarietà della stragrande maggioranza dell’umanità, il saccheggio e la devastazione del pianeta!

 

L’internazionalismo del capitalismo è la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

Le lotte per la difesa delle conquiste, contro la precarietà e la schiavitù salariale, per i diritti e i redditi dei lavoratori, per condizioni di lavoro e di vita dignitose saranno nuovamente vittoriose se avranno nuovamente alla loro testa un movimento comunista che lotta per instaurare il socialismo e che trae profitto e insegnamento dalla prima ondata della rivoluzione proletaria e dall’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Gli operai avanzati devono nuovamente mobilitarsi attorno al partito comunista e prendere la direzione delle lotte dei loro compagni di lavoro e del resto delle masse popolari, organizzarli e guidarli a lottare efficacemente contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo!

 

I comunisti devono vincere ogni esitazione, trarre insegnamento dalla vittorie del movimento comunista durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, superare i limiti che hanno impedito la sua vittoria definitiva e soffocato il suo slancio, unirsi a costituire nuovamente un forte partito comunista basato sul marxismo-leninismo-maoismo, mettersi nuovamente alla testa delle lotta degli operai e del resto delle masse popolari per difendere le conquiste, per unirsi con i comunisti degli altri paesi e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Da circa un mese da un capo all’altro del mondo gli ambienti finanziari sono in preda ad un grave attacco di febbre. Le quotazioni dei titoli nelle Borse compiono movimenti scomposti e bruschi verso l’alto o verso il basso. Complessivamente il valore dei titoli quotati è notevolmente caduto e le transazioni borsistiche ammontano, per la stagione, a cifre elevate. Le banche centrali (USA, UE, Giappone, Gran Bretagna, Australia e le minori) hanno messo a disposizione delle banche ordinarie cifre enormi (svariate centinaia di miliardi di euro) e intervengono direttamente per altre vie sul mercato finanziario. L’inquietudine percorre la borghesia imperialista e altri gruppi e classi dominanti. Temono che la crisi finanziaria abbia ripercussioni politiche importanti, crei spazi di manovra per gruppi di opposizione, aumenti l’instabilità politica, accresca il malessere, l’irrequietezza e le proteste delle masse popolari, renda l’intero sistema politico ancora meno governabile con le istituzioni e le procedure attuali: insomma che aggravi la crisi politica. Vi è molta inquietudine anche nelle masse popolari. Gli strati superiori delle masse popolari dispongono di risparmi investiti in titoli finanziari. Milioni di lavoratori dipendono già dal sistema finanziario per la pensione, l’assistenza sanitaria o altre prestazioni previdenziali oppure pagano mutui a tasso variabile. I lavoratori autonomi guardano con preoccupazione alle condizioni del credito bancario da cui dipendono in modo sostanziale per le loro attività produttive e commerciali. Tutti i lavoratori dipendenti (esclusi quelli dello Stato in senso stretto: dalle forze armate alla polizia) e autonomi sono esposti al rischio che la crisi finanziaria deprima l’attività economica e provochi disoccupazione, riduzione di orari e di salari, maggiore precarietà e maggiori ricatti padronali, diminuzioni delle vendite, variazioni rapide nei prezzi. Tutto ciò è la conseguenza della subordinazione assoluta dell’attività economica di tutta la popolazione mondiale alle attività speculative della borghesia imperialista. Chi nel nostro paese sotto la spinta di Autorità, padroni e sindacati di regime ha conferito il TFR ai fondi pensione, ha la conferma che lo hanno spinto in una trappola. Tutti quelli che si sono più o meno lasciati convincere dai padroni e dai loro portavoce che la previdenza privata (che in realtà è la previdenza affidata alle società finanziarie) potesse essere, se non vantaggiosa, meno peggio della miserabile previdenza pubblica, hanno la dimostrazione che è un cadere dalla padella nella brace.

 

Cosa sta succedendo? Quali sono gli sviluppi possibili? Come siamo arrivati a questo punto? Cosa fare?

La febbre che percorre il mondo finanziario da un capo all’altro della terra è partita dagli USA, il paese dove il sistema finanziario mondiale ha il suo centro. Gli USA hanno solo 300 milioni di abitanti, meno del 5 per cento della popolazione mondiale che supera abbondantemente i 6 miliardi. Ma lì sono le maggiori istituzioni finanziarie a cui fanno capo gli speculatori e le società finanziarie del resto del mondo. Circa metà della popolazione USA è in qualche modo proprietaria di titoli finanziari, benché per quantità diversissime. Una parte importante della popolazione, in percentuale maggiore che in ogni altro grande paese, dipende direttamente per l’insieme della sua vita (dal posto di lavoro, alla casa, agli acquisti di beni durevoli, al consumo corrente) dal sistema di crediti e debiti e dal gioco d’azzardo che costituiscono il sistema finanziario. Negli USA il capitale finanziario ha su tutta l’economia capitalista del paese una presa maggiore che in ogni altro grande paese. Il dominio del capitale finanziario sull’intera attività economica capitalista ha raggiunto i livelli più alti. L’attività produttiva e commerciale capitalista degli USA è circa il 30 per cento di tutta l’attività capitalista mondiale, che attraverso gli investimenti e il commercio costituisce un unico sistema. Gli USA sono la maggiore concentrazione mondiale di attività economica capitalista e il suo andamento ha un’influenza determinante sull’intera economia capitalista di tutto il mondo. Indipendentemente dalle interferenze dirette delle autorità americane negli altri paesi, l’ordinamento sociale degli USA condiziona tutti gli altri paesi capitalisti del mondo.

Come si è creato negli USA il focolaio dell’attuale crisi?

Con un meccanismo che ha funzionato anche negli altri paesi imperialisti, che proprio per questo sono particolarmente esposti al contagio. Negli ultimi trent’anni l’azione combinata della seconda crisi generale del capitalismo e della crisi del movimento comunista ha accumulato nelle mani della borghesia, delle altre classi e gruppi dominanti, dello strato superiore delle masse popolari una quantità enorme di denaro che esse usano sia come capitale sia come mezzo di acquisto. Nello stesso tempo, all’altro estremo della scala sociale, ha ingrossato e impoverito lo strato più povero ed emarginato delle masse popolari. La ricchezza si è accumulata sempre più nelle mani di una ridotta frazione della popolazione, mentre la massa della popolazione si è accumulata all’estremo opposto della scala sociale. I ricchi sono sempre più ricchi e la massa della popolazione è costretta in restrizioni crescenti. Non solo molti diritti sono stati ridotti o del tutto eliminati, il grado di organizzazione ridotto, i salari diminuiti e il lavoro reso precario, ma molte prestazioni (pensioni, assistenza sanitaria, istruzione, edilizia popolare, trasporti pubblici, servizi) sono stati privatizzati. I rispettivi prezzi sono stati resi nuovamente liberi da regolamentazioni pubbliche. In molti casi la loro erogazione o è cessata o è stata affidata ai capitalisti. L’accumulazione di denaro nelle mani degli strati superiori della società, a parità di altre condizioni ha fatto aumentare i prezzi di tutte le merci. Molte merci a buon prezzo sono sparite dalla produzione e dal commercio, sostituite da merci nuove e comunque a prezzi più alti. Tutto il sistema produttivo e commerciale è stato sempre più profondamente ristrutturato per soddisfare gli strati con maggiore potere d’acquisto. Merci di lusso hanno sostituito e sostituiscono le merci correnti e i prezzi delle vecchie e delle nuove merci salgono, trascinati dal potere d’acquisto degli strati superiori. I ricchi tirano il mercato verso prezzi maggiori e verso merci, consumi e servizi di lusso. I ricchi non solo nella distribuzione del prodotto si appropriano della parte maggiore della torta, ma in più “inquinano” la parte che resta agli altri. I ricchi dettano i gusti, le mode, gli usi, i costumi e i prezzi che tutto il resto della popolazione subisce.

Tutto questo ha costituito e costituisce un fattore aggiuntivo di peggioramento delle condizioni degli strati inferiori delle masse popolari. Li ha obbligati o a ridurre i consumi o a indebitarsi dove hanno trovato possibilità di farlo. I capitalisti man mano che diminuivano i salari e gli altri redditi dei lavoratori, a parziale compenso hanno aumentato i mutui e gli altri prestiti. I membri di una parte importante delle masse popolari si sono trovati con due catene al collo: schiavi dei capitalisti come lavoratori e schiavi dei capitalisti come debitori. In particolare gli alti affitti, la fine dei programmi di edilizia popolare e la vendita del patrimonio degli istituti di edilizia popolare li hanno spinti ad acquistare casa, a indebitarsi con le banche che erogavano mutui a tasso variabile e a condizioni esose accettate tuttavia di fronte alla minaccia dello sfratto e ad affitti alle stelle.

In questo contesto comune a tutti i paesi imperialisti, negli USA si sono moltiplicati i mutui “sub-prime” (fatti a clienti che offrono garanzie inferiori a quelle offerte dai clienti primari). Con quel genere di creatività che Tremonti ha fatto conoscere al pubblico del nostro paese, le banche e le società finanziarie hanno fatto un affare di questi prestiti ad alto ma incerto rendimento. Hanno venduto i loro crediti a società finanziarie. Queste a loro volta li hanno trasformati in titoli ad alto rendimento venduti ai fondi finanziari (fondi pensione e di altro genere) di tutto il mondo che a loro volta li hanno rifilati ai loro clienti (come, per rifarci ad esempi nostrani, hanno fatto le società finanziarie con le obbligazioni (bond) del governo argentino, di Parmalat, di Cirio, ecc.). Le condizioni delle famiglie che avevano contratto i debiti hanno tuttavia continuato a peggiorare come quelle di tutta la maggioranza delle masse popolari. In più ad un certo punto le banche hanno incominciato ad aumentare gli interessi sui mutui. Infatti da quasi due anni a questa parte le banche centrali alzano i tassi d’interesse sul denaro, quindi sono saliti anche gli interessi sui vecchi muti a tasso variabile: una nuova pacchia per le banche e le società finanziarie e una stretta della corda al collo delle masse popolari indebitate. Ufficialmente le banche centrali alzano i tassi di interesse per frenare l’inflazione e rendere più costosi nuovi prestiti, ma comunque sia fanno anche enormi regali alle banche che avevano concesso prestiti a tasso variabile. Un numero crescente di clienti sono diventati insolventi, il numero di case confiscate e messe in vendita è aumentato. Contemporaneamente l’aumento dell’interesse chiesto dalle banche per nuovi prestiti ha ridotto la domanda di acquisto di case da parte di risparmiatori e speculatori (per una casa per cui è possibile ottenere un affitto di 1.000 euro al mese, si può fare fino a 400.000 euro di mutuo se per il mutuo si paga un interesse del 3 per cento (l’incasso dell’affitto copre l’interesse del mutuo e, se il prezzo delle casa sale, è comunque un buon investimento); ma se per il mutuo si paga il 5 per cento, per la stessa casa l’affitto copre solo l’interesse di un mutuo da 240.000 euro).

Questa combinazione (il peggioramento generale delle condizioni di vita della maggioranza delle masse popolari e l’aumento dei tassi di interesse deciso dalle banche centrali, in sostanza dal G7) è stato il focolaio della febbre che a partire dagli USA contagia le società finanziarie coinvolte nell’affare dei mutui sub-prime e attraverso di esse tutto il sistema finanziario, con i rischi conseguenti su tutta l’attività economica capitalista del mondo intero che dipende dal sistema finanziario.

Infatti nel modo di produzione capitalista, l’attività produttiva è oramai solo un’espressione secondaria, una semplice appendice di un sistema la cui espressione principale è l’attività speculativa finanziaria. I valori in gioco nell’attività produttiva sono di un ordine di grandezza inferiore a quello dei valori in gioco nella speculazione finanziaria: il valore complessivo delle transazioni commerciali è inferiore a un centesimo del valore delle transazioni speculative, le masse di denaro messe in gioco in un giorno dalle operazioni speculative superano il prodotto interno lordo mondiale di un anno. Il gioco d’azzardo di un pugno di speculatori domina l’attività produttiva di miliardi di uomini e donne e la ingloba in sé come una sua variabile dipendente e minore, benché esso si basi su di essa, come la lussureggiante e prorompente chioma di un albero si basa sul suo tronco modesto.

Ovviamente la genesi storica del sistema è avvenuta nell’ordine inverso. Dall’attività produttiva capitalista è nato il capitale finanziario (le azioni, le obbligazioni, le relazioni di debiti e crediti, i titoli finanziari, il mercato dei titoli finanziari, le borse e le istituzioni finanziarie). Dal sistema finanziario è nata la speculazione finanziaria. Ma il figlio è cresciuto più del padre e il nipote più ancora del figlio. A questo punto è la speculazione finanziaria che domina il capitale finanziario e questo a sua volta domina l’attività produttiva capitalista, che è il modo di produzione dirigente in tutto il mondo attuale, in particolare dopo il crollo dei primi paesi socialisti e la trasformazione delle Repubblica Popolare Cinese in un’immensa zona franca aperta ai gruppi imperialisti di tutto il mondo. Un modo di produzione che da trent’anni a questa parte si dispiega nuovamente in misura crescente in ogni angolo del mondo, perché i capitalisti sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria.

Una crisi come quella dell’ultimo mese è gravida di rischi. Una crisi che avesse origine in una qualche perturbazione dell’attività produttiva (la sovrapproduzione di qualche merce, la riduzione della domanda di qualche gruppo sociale, il rincaro improvviso di qualche merce, ecc.), avrebbe conseguenze tragiche per gruppi delle masse popolari, ma oggi sarebbe facilmente governata dalla borghesia imperialista tramite le sue istituzioni nazionali e internazionali, con una delle tante manovre che oramai la borghesia imperialista ha messo a punto (allargamento del credito, riduzione di imposte, premi agli acquisti, incentivi agli investimenti, sussidi, ecc.). Una crisi che avesse origine in una qualche perturbazione del capitale finanziario (il crollo delle azioni di un’azienda, il calo dei titoli del debito pubblico di un paese, il boom dei titoli di un’azienda, ecc.) sarebbe oggi governata dalla borghesia imperialista, con acquisti diretti o indiretti da parte delle banche centrali. Le masse di valore in gioco lo permettono. Una crisi che pervade la speculazione finanziaria può invece mettere in gioco masse monetarie talmente grandi da superare la capacità di intervento delle banche centrali dei paesi del G7, gli strumenti a loro disposizione e le operazioni di cui hanno esperienza. Può quindi propagarsi all’intero sistema produttivo, sconvolgerlo e causare tragedie enormi, superiori a quelle di qualsiasi cataclisma naturale.

 

Alcuni diranno che tutto questo scenario è senza senso, che è assurdo. Tuttavia corrisponde alla realtà. Ha il senso che ha il capitalismo. L’ordinamento sociale capitalista fa sì che alla testa della nostra società vi è una classe di individui per i quali l’accumulazione di denaro è il massimo dei valori. Anche se a noi sembra assurdo, per loro il denaro non è principalmente un mezzo per acquistare beni o servizi per il consumo e l’investimento. Per loro il denaro è principalmente capitale: denaro che deve produrre più denaro. Produrre danaro senza passare attraverso la produzione di beni e servizi è anzi la massima aspirazione dei capitalisti. Simili individui sono l’espressione coerente, la direzione generale, i difensori accaniti dell’ordinamento sociale di cui tutti ci troviamo a essere vittime, collaboratori, partecipi, dipendenti e succubi. Lo stesso ordinamento sociale che, per lo stesso meccanismo e nella stessa logica, saccheggia le risorse dell’intero pianeta e rende la terra sempre meno adatta alla vita animale e vegetale. O ci diamo un altro ordinamento sociale, o resteremo vittime dell’attuale, per quello che ci piace e per quello che non ci piace.

 

È possibile uscire da questo ordinamento sociale? È possibile porre fine a questo gioco infernale e mortale?

Non solo è possibile, ma la sua fine è necessaria e inevitabile. È possibile, perché nell’attuale ordinamento sociale vi sono già i presupposti del nuovo ordinamento sociale: il comunismo. Un ordinamento sociale basato sulla proprietà pubblica dei mezzi di produzione, sul dovere di ogni individuo di dare il suo contributo al lavoro necessario, sulla gestione pubblica, cosciente, democratica, mirata e pianificata dell’attività produttiva da parte delle masse popolari organizzate. È necessario, perché l’attuale ordinamento sociale per sua natura si avvolge in crescenti contraddizioni, inestricabili al suo interno e con la logica sua propria. È inevitabile, perché gli uomini sono animali intelligenti. Nel corso dei millenni hanno trovato sempre il modo di far fronte con successo alle avversità in cui la natura o i loro propri ordinamenti sociali li hanno implicati e proprio facendo fronte a quelle avversità si sono trasformati e hanno progredito moralmente e intellettualmente. Nella società attuale vi sono le premesse materiali e intellettuali per risolvere i problemi che abbiamo di fronte. Sono problemi di soluzione difficile, in definitiva impossibile per i capitalisti, nella logica del loro ordinamento sociale, per la loro mentalità e la loro morale. Ma sono del tutto solubili al di fuori della logica del modo di produzione capitalista. Le aziende non devono più produrre per vendere, il profitto non deve più essere l’obiettivo dell’attività produttiva, ogni individuo deve svolgere un lavoro socialmente utile, il denaro deve servire solo per gli acquisti personali. Ogni azienda deve essere riconosciuta, diventare ed essere gestita come un collettivo di lavoratori addetto a una data produzione, che riceve dal resto della società i mezzi per la sua lavorazione e dà alla società il risultato del suo lavoro. Come lo sono già oggi tante scuole, tanti ospedali, tanti enti. Su questa base deve essere democraticamente stabilito cosa produrre, come produrre, come tutelare al meglio le condizioni dei lavoratori, come regolare al meglio la distribuzione del prodotto tra gli individui e i gruppi sociali, come ripartire il prodotto tra consumi individuali e usi collettivi. Si tratta solo di rendere universale quello che già gli uomini fanno in una serie di istituzioni, quello che hanno già provato a fare nei primi paesi socialisti, in condizioni più arretrate e sottoposti senza tregua alle pressioni e alle aggressioni dei paesi più ricchi e potenti del mondo. Si tratta di imporci una disciplina comune, coerente con quella nuova base produttiva comune e universale, di sviluppare su di essa una nuova e superiore vita, nuove e superiori relazioni che con il loro tempo daranno luogo a un superiore stadio della vita umana e della stessa specie umana. Abbiamo imparato a circolare tutti a destra e ad osservare un codice della strada; abbiamo imparato a regolarci tutti sullo stesso calendario e sullo stesso orario; abbiamo elaborato, assimilato e applicato una disciplina comune in tanti campi della nostra attività e grazie a ciò siamo più liberi e abbiamo maggiori capacità: possiamo darci e imparare ad osservare un codice comune e conveniente di comportamento sociale anche nella produzione e in quello che ne deriva.

Oggi noi abbiamo già tutti i mezzi materiali e intellettuali per una simile trasformazione. La massa della popolazione è interessata a una simile trasformazione. Manca però tra le masse popolari una coscienza diffusa di essa e della sua necessità, perché la borghesia e il clero fanno di tutto per soffocarla, per distrarre le masse popolari da essa. Manca anche un’organizzazione delle masse popolari adeguata alla sua realizzazione, perché la borghesia e il clero fanno di tutto per impedirla. Prima o poi certamente le masse popolari, a cominciare dai loro elementi d’avanguardia e dalla classe operaia, riusciranno a concepirla e a organizzarsi per realizzarla, superando l’opposizione accanita e feroce del pugno di profittatori, dirigenti e difensori del modo di produzione capitalista. I capitalisti e i loro seguaci sono gli ultimi esemplari di trogloditi. Sono ancora fermi ai criteri e ai principi, alle concezioni e ai sentimenti ereditati da stadi inferiori della storia umana, quando era ancora impossibile che tutti gli uomini e tutte le donne partecipassero alle attività specificamente umane, alle attività che distinguono la specie umana dalle altre specie animali: la vita intellettuale e l’organizzazione sociale che erano riservate ai ricchi.

Si tratta di una trasformazione necessaria. Noi comunisti abbiamo il vantaggio di esserne già coscienti. Dobbiamo unirci per moltiplicare con l’organizzazione le nostre forze, far fronte alla borghesia imperialista che cerca in ogni modo di impedircelo e aprire la strada alle masse popolari che realizzeranno quella trasformazione. Dobbiamo dare questa prospettiva alle loro lotte in corso, alla resistenza che le masse popolari in mille maniere e in mille questioni particolari già oppongono al corso attuale delle cose e al degrado della situazione che il persistere del capitalismo impone. Dobbiamo sviluppare in ognuna delle mille lotte già in corso la coscienza del nuovo mondo da instaurare e della trasformazione di cui le masse popolari hanno bisogno. Dobbiamo coinvolgere gli elementi avanzati della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari in una discussione franca, spregiudicata, ampia e approfondita sul futuro della nostra società. Dobbiamo farci promotori dello sviluppo tra le masse popolari dell’organizzazione necessaria perché riescano a realizzarla eliminando e superando tutti gli ostacoli che la borghesia imperialista, il clero e le altre classi dominanti senza posa e senza scrupoli frappongono. Si tratta di instaurare un ordinamento sociale conforme ai mezzi già oggi disponibili e alle necessità che proprio la crisi del capitalismo mette crudamente in luce. Si tratta di impiegare i mezzi e le risorse di cui già disponiamo con i criteri più ragionevoli di cui oggi siamo capaci. Si tratta di costruire un ordinamento sociale coerente con i sentimenti migliori e le aspirazioni più avanzate che gli uomini già hanno concepito.

Il compito di noi comunisti è guidare le masse popolari a darsi i mezzi per rompere le catene morali, intellettuali e materiali, politiche e culturali in cui i difensori del capitalismo le costringono, a superare le repressione con cui cercano di imporre i loro privilegi e la nostra miseria, a diventare capaci di riordinare la propria vita, le proprie relazioni, l’intera società fino a costruire un nuovo ordinamento sociale. Questo è il comunismo.

La crisi del movimento comunista è solo il risultato dei nostri errori e dei limiti della nostra comprensione dei nostri compiti. La prima volta che si tenta una grande impresa, per possibile e necessaria che essa sia, è comprensibile che si facciano degli errori. È ovvio che i nemici di quell’impresa ne hanno approfittato nella speranza di rendere impossibile un nuovo tentativo. Non a caso la borghesia ha approfittato della crisi del movimento comunista per spazzare via quello che già avevamo costruito, per uccidere in tanta parte dei lavoratori e delle masse popolari la fiducia di essere capaci di capire la realtà, la fiducia di essere capaci di trasformare il mondo e di regolare la propria vita in modo migliore di quello che fanno i capitalisti. Ma il risultato della loro vittoria lo vediamo noi e lo vedono le masse popolari. La nuova crisi finanziaria ne mostra solo un lato. Le “catastrofi naturali”, la precarietà, la miseria, il degrado morale e intellettuale di massa, la rassegnazione e la disperazione, l’abbrutimento e la criminalità dilaganti, la dissoluzione di ogni coesione sociale, il razzismo e le superstizioni di ritorno, le guerre infinite che si allargano a macchia e rendono quotidiani i massacri e le violenze, l’arroganza dei ricchi e la schiavitù dei lavoratori, l’ignoranza e il vizio sono altri risultati della loro vittoria. I capitalisti hanno avuto un’altra occasione di riorganizzare il mondo secondo i loro criteri e di mostrare liberamente la loro natura, tanto il movimento comunista si è indebolito. Ognuno può giudicare del loro risultato anche solo per sua esperienza. Dobbiamo tradurre il nostro giudizio in una linea per la mobilitazione dei lavoratori e del resto delle masse popolari a costruire un nuovo ordinamento sociale.

Il movimento comunista esiste da poco più di 150 anni. Mai nella storia dell’umanità un altro movimento politico o religioso si è fatto promotore di una trasformazione così profonda e radicale delle condizioni dell’umanità come quella indicata dal movimento comunista. Eppure mai nella storia dell’umanità un altro movimento politico o religioso ha avuto in un tempo così breve un’espansione così vasta e universale. Semplicemente perché il movimento comunista indica la trasformazione per cui l’umanità è matura, di cui l’umanità possiede tutte le premesse materiali, intellettuali e morali necessarie. La crisi del movimento comunista è frutto della difficoltà della realizzazione della trasformazione che esso promuove. Per le masse popolari il capitalismo è una cosa facile: basta che lascino fare ai capitalisti. Il risultato è però amaro e intollerabile. Il comunismo per le masse popolari è difficile: richiede che si interessino di quello da cui la borghesia, il clero e tutte le altre classi dominanti le hanno sempre tenute lontano e da cui cercano ancora più di allontanarle oggi, in nome della governabilità. Il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti, come tutti i governi imperialisti, rivendica il diritto esclusivo di comandare e legiferare. Quello che fa è sotto gli occhi di tutti. Continua in ogni campo a cercare di fare quello che non è riuscito a fare il governo Berlusconi-Bossi-Fini, vuole completare la sua opera, perfezionare i suoi crimini. Protegge i loro autori. L’unico titolo per governare che avanza è la minaccia che ritorni Berlusconi. Ma Berlusconi è già stato battuto dall’agitazione che i lavoratori e le masse popolari hanno dispiegato nelle aziende e nelle strade. Il vero Berlusconi di oggi è Prodi. Possiamo e dobbiamo impedire che il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti faccia quello che il governo Berlusconi-Bossi-Fini non è riuscito a fare, che completi la sua opera. Tutto dipende dai rapporti di forza. Niente è fatale. Nessuna legge naturale del modo di produzione capitalista deve per forza di cose realizzarsi. Abbiamo imposto ai capitalisti tanti lacci e laccioli nel passato. Possiamo imporne ancora, se raccogliamo le forze necessarie. Questa volta sappiamo anche che non bisogna fermarsi. Non basta imporre ai capitalisti lacci e laccioli. Bisogna andare più avanti. Bisogna togliere ai capitalisti la direzione delle aziende e della società. Bisogna fare dell’Italia un nuovo paese socialista e collegarci con quanti fanno lo stesso nel loro paese.

Per creare un nuovo ordinamento sociale le masse popolari devono compiere una trasformazione grande e difficile. Devono organizzarsi e assumere responsabilità che non hanno mai assunto. Devono allargare la protesta e le rivendicazioni, ma devono soprattutto vincere l’opposizione della borghesia, per feroce e potente che sia. Devono costruire un nuovo potere, per costruire il nuovo ordinamento sociale. Devono svolgere un lavoro costruttivo e di direzione da cui la borghesia, il clero e gli altri attuali padroni del mondo le hanno sempre tenute lontano. Proprio per questo noi comunisti dobbiamo diventare per le masse popolari un punto di riferimento e di raccolta. Dobbiamo anzitutto indicare alle masse popolari la prospettiva che esse possono realizzare. Dobbiamo indicare alle masse popolari la strada che devono percorrere per realizzarla. Dobbiamo lavorare con coerenza e con continuità per condurle su questa strada, vincendo la repressione, l’intossicazione, le diversioni che la borghesia, il clero e gli altri difensori del capitalismo spargono a piene mani, approfittando della ricchezza, delle risorse sociali e del potere di cui dispongono. Il loro sistema finanziario soffoca l’umanità. Era un mezzo elaborato dagli uomini per risolvere meglio i loro problemi, oggi è diventato una rete che li soffoca: dobbiamo abolirlo. Le relazioni mercantili e il mercato gli uomini li hanno costruiti per avere relazioni migliori delle vecchie relazioni di dipendenza personale: oggi sono a loro volta diventati un ostacolo e un danno. Dobbiamo abolirli.

La denuncia non basta, bisogna passare all’organizzazione e alla mobilitazione!

La crisi finanziaria è il frutto della direzione dei capitalisti nella società: bisogna abolirla!

Opporre al potere marcio, corrotto e antipopolare della borghesia imperialista, del clero e della altre classi dominanti, il nuovo potere che la classe operaia e le altre classi delle masse popolari costruiscono organizzandosi e aggregandosi attorno al partito comunista!

 

Nessuna legge naturale del capitalismo deve essere rispettata: bloccare gli aumenti degli interessi sui mutui a tasso variabile contratti dalle masse popolari verso le banche e le società finanziarie! Abolire gli interessi sui mutui contratti dalle masse popolari verso le banche e le società finanziarie! Abolire tutti i debiti delle masse popolari verso le banche e le società finanziarie!

 

La sinistra borghese sta cedendo ogni giorno nuove posizioni alla destra borghese! Essa non fa che consigliare ai nemici del popolo cosa dovrebbero fare per non essere quello che sono, invece che dedicarsi a mobilitare e a organizzare le masse popolari! La direzione della sinistra borghese spinge le masse popolari all’abbandono della lotta e della solidarietà e al cinismo! La sinistra borghese denigra il movimento comunista!

 

Che ogni comunista, ogni rivoluzionario, ogni anticapitalista moltiplichi le sue forze organizzandosi!

Impedire con la mobilitazione delle masse popolari che la borghesia riesca a realizzare con il governo del circo Prodi quello che non è riuscita a realizzare con il governo della banda Berlusconi!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo) Partito comunista, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!