La Voce 30 - Comitati di Partito

10.03 - CdP Stalingrado - Note di lettura (2)

sabato 1 novembre 2008.
 

Note di lettura dell’articolo:
Compagni all’attacco!
(La Voce, n. 28, pagg.17-20)

Come premessa a quest’articolo troviamo scritto che “il fattore decisivo del consolidamento e rafforzamento del Partito è un livello superiore di assimilazione del Materialismo Dialettico come metodo per conoscere il mondo e guida per trasformarlo”. Studiamo quindi quest’articolo considerando il nostro studio un mezzo per un’assimilazione superiore del Materialismo Dialettico.

Il titolo ha già un significato importante. L’attacco è l’opposto della difesa. Lo stare sulla difensiva è un limite nello sviluppo del movimento comunista cosciente e organizzato.

Stare sulla difensiva significa, tra l’altro, aspettare che siano gli eventi a darci ragione. Questo è un errore di dialettica. Consiste nel dare massimo peso al fattore oggettivo (gli eventi, il procedere della crisi) e minimo peso al fattore soggettivo. Ci si riferisce a questo quando si dice che “molti compagni hanno ancora una concezione dello sviluppo del movimento di massa in cui l’effetto del lato cosciente e della formazione della coscienza, delle idee e dell’avanguardia che le elabora e le diffonde, è sottovalutato o assente”. Sempre a questo ci si riferisce in questo articolo quando si scrive che “nel valutare il movimento di massa predomina in molti compagni lo spontaneismo: una concezione del movimento sociale in cui tutto o quasi tutto è spontaneo e niente o poco è il risultato dell’opera di propaganda, agitazione, organizzazione e mobilitazione, in breve del lavoro che i comunisti svolgono tra le masse”.

La dialettica tra difesa e attacco è, ad esempio, al centro dello sviluppo del Partito dei CARC. Infatti i Comitati d’Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo si chiamano così perché il nucleo del loro lavoro è trasformare la resistenza delle masse popolari (difensiva) al procedere della crisi in attacco per avanzare verso il socialismo. Anche nel caso del Partito dei CARC, finché ci si mantiene sulla difensiva, si resta tra le masse popolari in modo passivo, codista, spontaneista, cioè non si sta tra le masse trasformando la difesa in attacco, cioè prima di tutto trasformando noi stessi in comunisti. Un tale limite è tanto più vero per un Comitato di Partito quale noi siamo, perché il nostro terreno di lavoro è più avanzato rispetto a quello del Partito dei CARC e le contraddizioni si esprimono qui in modo più forte.

Mantenersi sulla difensiva nel nostro Comitato di Partito genera riduzione dell’attività. Il problema quindi è ideologico. Valgono per noi le affermazioni seguenti: “Molti compagni hanno ancora una concezione dello sviluppo del movimento di massa in cui l’effetto del lato cosciente è sottovalutato o assente (i compagni non hanno assimilato abbastanza gli insegnamenti che Lenin ha esposto nel Che fare? ). Quindi sottovalutano l’effetto della propria attività”. Noi come questi compagni, di conseguenza, trascuriamo il lavoro di Partito.

Il motivo per cui trascuriamo il lavoro di Partito non è quindi la mancanza di tempo ed energie, ma la mancanza di fiducia nell’effetto del nostro “lato cosciente”. Noi manifestiamo in noi stessi la mancanza di fiducia in se stesse che le masse hanno. Questo è un limite della nostra trasformazione in comunisti. Quando diciamo che dobbiamo aiutare le masse a riguadagnare tale fiducia, dobbiamo quindi includere tra le masse anche noi stessi. Questo vale per ogni organismo e per ogni membro del Partito.

È quindi responsabilità di ogni organismo e di ogni membro del Partito avanzare su questo terreno. Il lavoro del Centro del Partito arriva fino ad un certo punto. “L’ultimo tratto deve per forza essere compiuto dal singolo compagno ogni giorno, ogni mese, ogni anno, fase per fase, situazione per situazione, settore di lavoro per settore di lavoro”.