Comunicato del 25 marzo 2008

Approfittare delle elezioni e irrompere nel teatrino della politica borghese!

martedì 1 aprile 2008.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

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Approfittare delle elezioni e irrompere nel teatrino della politica borghese!
Comunicato della CP del CC del (nuovo)PCI del 25 marzo 2008

I comunisti devono approfittare delle elezioni borghesi e irrompere nel teatrino della politica borghese. La borghesia lo usa per mantenere la propria egemonia sulle masse popolari, ottenere il consenso di una parte alla sua politica e neutralizzare l’altra: possiamo e dobbiamo rivoltarglielo contro!

 

I comunisti devono usare anche il teatrino della politica borghese ai fini della rivoluzione socialista: per portare avanti la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, costruire il Nuovo Potere, accumulare le forze che faranno dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuiranno così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo!

 

Far valere il marxismo-leninismo-maoismo come giusta concezione del mondo, metodo per conoscerlo e per trasformarlo! Smascherare le concezioni e battere le strategie politiche che relegano le masse popolari al ruolo di massa di manovra della sinistra borghese e della borghesia in generale! Le idee, una volta che sono assimilate dalle masse popolari, diventano una forza che trasforma il mondo!

 

Probabilmente le elezioni politiche in corso passeranno alla storia come la prova dell’irruzione dei comunisti nel teatrino della politica borghese. Ma la loro novità per ora più evidente è l’emarginazione della sinistra nel teatrino della politica borghese.

Lungo tutta la storia della Repubblica Pontificia formata dopo la vittoria della Resistenza sul Fascismo e l’eliminazione della Monarchia Sabauda, la sinistra ha sempre avuto un ruolo importante nel teatrino della politica borghese. In Sicilia alle prime elezioni dopo la guerra il Blocco Popolare guidato dal comunista Li Causi era la formazione di maggioranza relativa. In Italia prima il Fronte Popolare e poi il PCI sono sempre stati il secondo partito nel Parlamento del regime DC. Ciò che è variato nel corso degli anni sono stati i rapporti nella sinistra tra i comunisti e la sinistra borghese, ove per sinistra borghese intendiamo le forze politiche borghesi, partiti e personaggi, che sono portavoce nel mondo politico di quella parte della borghesia, la borghesia di sinistra, che è convinta che alla borghesia e alle altre classi dominanti e privilegiate conviene mantenere sottomessi gli operai e le altre classi delle masse popolari principalmente facendo qualche concessione e molte promesse e cercando di convincere, piuttosto che principalmente imponendo e reprimendo. Sono quindi cambiate nel corso degli anni la composizione e la natura della sinistra presente nel teatrino della politica borghese. All’inizio, nei primi anni dopo la vittoria della Resistenza, essa comprendeva sia i comunisti, sia la sinistra borghese dichiarata e l’ala destra del PCI che era sinistra borghese camuffata. Negli anni successivi la sinistra borghese ha assorbito gradualmente tutto il PCI, fino ad eliminare dal teatrino i comunisti, portavoce e personificazione della classe operaia che lotta per instaurare il socialismo. Parallelamente nel paese quella parte delle masse popolari che aveva raggiunto una certa autonomia dalla borghesia, l’ha nuovamente persa. La sua lotta si è ridotta alla sola lotta rivendicativa e in campo politico gran parte degli individui che la componevano si sono trasformati in elettori, sostenitori, attivisti e claque della sinistra borghese quando questa ha bisogno di dimostrare alla destra borghese e a tutti i notabili e le autorità del regime il suo ascendente, la sua influenza, la sua padronanza del cuore e della mente delle masse popolari, la sua capacità di tenerle a bada: insomma quella situazione politica che faceva dire al vecchio Agnelli che in Italia per fare una politica di destra ci voleva un governo di sinistra e che lo portò nei primi anni ’90, una volta scoppiata la crisi della DC, a montare con il partito di Occhetto (allora si chiamava PDS) la coalizione che Occhetto definì “magnifica arma di guerra”, ma che in realtà naufragò miseramente nelle elezioni del 27 marzo 1994.

Infatti, nonostante le opinioni che riassumiamo con l’espressione “cretinismo extraparlamentare e militarismo”, in un regime di controrivoluzione preventiva le elezioni restano un passaggio politico essenziale: le forze borghesi che vogliono governare devono vincerle. Già nel 1947 De Gasperi aveva spiegato ai capi del PCI e del PSI che “i voti non sono tutto perché le leve di comando decisive (...) non sono in mano né degli elettori né del governo. (...) Non sono i nostri [della DC, del PCI, del PSI] milioni di elettori che possono fornire allo Stato i miliardi e la potenza economica necessaria a dominare la situazione. Oltre ai nostri tre partiti, vi è in Italia un quarto partito, che può non avere molti elettori, ma che è capace di paralizzare e rendere vano ogni nostro sforzo, organizzando il sabotaggio del prestito e la fuga del capitale, l’aumento dei prezzi o le campagne scandalistiche. L’esperienza mi ha convinto che non si governa oggi in Italia senza attrarre nella nuova formazione di governo i rappresentanti di questo quarto partito, del partito di coloro che dispongono del denaro e della forza economica”. Ma d’altra parte restava e resta vero che in una moderna società borghese governare senza voti comporta rischi d’altro genere: quindi le forze borghesi che vogliono governare devono in un modo o nell’altro vincere le elezioni. Queste sono un ingrediente essenziale del regime borghese: un suo punto di forza finché il movimento comunista cosciente e organizzato è debole e nello stesso tempo un suo punto debole di fronte a un movimento comunista con una linea politica giusta.

Ebbene, per la prima volta alle elezioni politiche del teatrino della politica borghese si contendono la vittoria elettorale due partiti della destra borghese (PD e PdL), due partiti che entrambi apertamente condividono il Programma Comune della borghesia imperialista. La sinistra borghese non osa nemmeno sperare di andare oltre la conservazione di una rappresentanza parlamentare ridotta persino rispetto a quella dei quattro partiti (PRC, PdCI, Verdi e SD) che hanno composto la sua coalizione elettorale: la Sinistra l’Arcobaleno.

Né la borghesia né le masse popolari vogliono più saperne della sinistra borghese. Gran parte della vecchia sinistra borghese è passato alla destra e ha creato il PD. Abbiamo altrove spiegato che questo è il risultato della crisi della sinistra borghese, che il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti ha fatto precipitare. Un processo che a sua volta si comprende a fondo solo considerando la crisi politica e la crisi generale in cui il nostro paese è coinvolto.

La crisi della sinistra borghese ha creato prospettive favorevoli alla rinascita del movimento comunista. La parte politicamente più cosciente delle masse popolari, gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari non hanno più fiducia nella sinistra borghese e sono alla ricerca di una strada per uscire dal marasma attuale. Noi comunisti siamo i portavoce della strada di cui essi hanno bisogno. Il fatto che non siamo riusciti a presentare liste di Blocco Popolare alle elezioni politiche e che liste di questo genere (Liste Comuniste per il Blocco Popolare) sono presenti solo alle elezioni amministrative di poche città, non cambia la cosa. Trasformare le condizioni favorevoli in forza organizzata richiede un lavoro che stiamo ancora conducendo, con cui stiamo misurandoci e per il quale stiamo trasformandoci tramite l’assimilazione a in livello superiore del Materialismo Dialettico come metodo per conoscere la realtà e guida per trasformarla. L’aspetto essenziale di questo lavoro di massa sono

- una campagna di propaganda che il socialismo è la via d’uscita, possibile e unica, dal marasma in cui la borghesia ci ha infognato e ogni giorno un po’ più ci sprofonda e che la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è anche il contesto necessario per una difesa efficace delle conquiste e dei diritti già strappati alla borghesia e per il loro rafforzamento,

- una campagna di organizzazione per raccogliere e organizzare in Comitati Popolari di Controllo dell’operato delle Autorità e dei notabili del regime (o in organismi analoghi) tutti quelli che sono a favore della difesa “senza se e senza ma” dei diritti e delle conquiste delle masse popolari, per rafforzare ed estendere i comitati e gli altri organismi della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del sistema capitalista (dal Del Molin di Vicenza e TAV della Val di Susa fino ai comitati contro l’inquinamento e i rifiuti della Campania), per rafforzare la sinistra in tutte le grandi organizzazioni di massa del regime (in particolare nella FIOM, negli altri sindacati di categoria della CGIL, nei sindacati della CISL e della UIL, nelle cooperative, ecc.), nei sindacati alternativi e nei centri sociali, su su fino al reclutamento di nuovi membri e simpatizzanti del Partito comunista. 

La campagna di propaganda richiede che noi facciamo con serietà i conti con i luoghi comuni portati tra gli elementi avanzati dalla sinistra borghese e che “frammenti in libertà della sinistra borghese” e Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (PCL, PdAC, Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Confederazione Cobas, Campo Antimperialista, Proletari Comunisti, ecc. ecc.), chi più chi meno, riprendono. Bisogna che impariamo a fare l’analisi concreta di ogni situazione concreta, aiutandoci con il materialismo dialettico e l’inchiesta e che approfittiamo del clima elettorale, del particolare interesse per la politica che esso comporta, per provocare un dibattito franco e aperto, spiegare e convincere il numero più ampio possibile di operai avanzati e di elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari che l’instaurazione del socialismo è sia la soluzione necessaria e possibile della situazione presente sia il contesto necessario per una difesa efficace delle conquiste e dei diritti. La campagna di propaganda è la condizione per sviluppare una seria campagna di organizzazione: due campagne che continueranno anche dopo le elezioni (anche in questo continuare il nostro lavoro dopo le elezioni si verifica se veramente non siamo elettoralisti). Solo tramite l’analisi concreta delle situazioni possiamo battere i luoghi comuni che la sinistra borghese ha diffuso e diffonde tra le masse dei suoi vecchi elettori e che impediscono loro di diventare una vera forza politica di trasformazione della società. Essi infatti impediscono loro di raggiungere una effettiva autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla sinistra borghese e quindi dalla borghesia nel suo insieme, anche se, grazie alle lezioni impartite su larga scala dal governo Prodi-D’Alema-Bertinotti, hanno rotto con la sinistra borghese, hanno perso la fiducia che riponevano in essa.

Vediamone alcuni dei più diffusi di questi luoghi comuni. Come campionario dei luoghi comuni e delle strategie politiche che qui analizzeremo indichiamo l’articolo Un monarca per favore di Rossana Rossanda sul Manifesto del 10 marzo scorso, l’Appello all’astensione Questa volta no! del Campo Antimperialista del 2 marzo, l’editoriale di Contropiano (Rete dei Comunisti) Elezioni. Per i comunisti lo scenario si complica e si semplifica del 18 febbraio, la Posizione dei COBAS sulle elezioni della Confederazione Cobas del 19 febbraio, i programmi elettorali dei vari “frammenti in libertà della sinistra borghese” (Sinistra Critica, PCL, PdAC, ecc.).

 

Svolta epocale, scontro decisivo?

Alcuni sostengono che queste elezioni costituiscono una svolta epocale, uno scontro decisivo. In che senso lo sarebbero?

Abbiamo appena ricordato che si tratta delle prime elezioni in cui la sinistra borghese è marginale e rischia di scomparire o essere ridotta al lumicino nel teatrino della politica borghese. Cosa che, data la concezione tutta istituzionale che la sinistra borghese ha dell’attività politica, equivale per i suoi portavoce, seguaci e succubi all’estinzione della sinistra borghese. La sinistra borghese infatti per sua natura non è capace di capire e tanto meno di tirare lezione neanche dal fatto, tuttavia macroscopico e recente, che nel periodo 2001-2006 la banda Berlusconi non è stata battuta nelle istituzioni, ma dalla mobilitazione di massa che le ha impedito di attuare il Programma Comune in condizioni accettabili dal grosso della borghesia. Quando, dopo la “macelleria messicana” di Genova nel 2001, le masse invadevano le strade e le piazze protestando, Bertinotti cercava di fermarle e proponeva la Commissione Parlamentare d’inchiesta! È facile comprendere che la scomparsa della sinistra borghese dal Parlamento appare ai suoi esponenti e a quelli che ideologicamente ne sono ancora succubi, come la fine del mondo, un evento epocale e la lotta per evitarla sembra uno scontro decisivo. Ma a parte la scomparsa della sinistra borghese dal teatrino della politica borghese, cosa altro è in gioco in queste elezioni? Quale dei due partiti della destra borghese, il PD o il PdL, sarà incaricato di governare per attuare nel nostro paese il Programma Comune della borghesia imperialista: una posta in gioco non del tutto insignificante, ma certo non “epocale”!

Solo chi ripone nel successo della sinistra borghese la nostra salvezza ritiene che le elezioni in corso costituiscono uno scontro decisivo, un evento epocale. In realtà il futuro del nostro paese è affidato alla crescita dell’autonomia ideologica, politica e organizzativa delle masse popolari dalla borghesia e quindi anche dalla sinistra borghese. In altre parole è affidato alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Cosa che perseguiamo e dobbiamo perseguire con tutte le nostre forze. Queste elezioni non sono affatto un passaggio decisivo per realizzarla, ma hanno creato condizioni particolarmente favorevoli per la rinascita del movimento comunista. Dovere dei comunisti è sfruttarle fino in fondo. La concezione dello scontro decisivo e della svolta epocale distolgono forze proprio da questo compito.

 

Americanizzazione?

Alcuni dei sostenitori delle concezioni dello scontro decisivo e della svolta epocale danno di questa una definizione più precisa: sostengono che con queste elezioni si completerebbe un processo di americanizzazione del sistema politico italiano. È una concezione che travisa, in senso sfavorevole alla rinascita del movimento comunista, sia il processo in corso negli USA sia il processo in corso nel nostro e negli altri paesi imperialisti europei.

In cosa consiste il regime politico USA, in cosa si distingue da quello dei paesi imperialisti europei, quando e come si è formato, come sta evolvendo, possono i paesi imperialisti europei approdare al regime politico USA?

Il regime politico USA non consiste nell’esistenza di due partiti borghesi che si alternano al governo. Questo è un tratto comune a molti paesi, è ciò che avviene da tempo in molti paesi imperialisti: da 60 anni in Inghilterra e in Germania, da 40 anni in Francia, da 30 anni in Spagna, da 15 anni in Italia.

Non è nemmeno vero che gli USA e gli altri paesi anglosassoni sono i paesi del liberismo e i paesi dell’Europa continentale i paesi del solidarismo e del riformismo socialdemocratico. È vero che il sistema di sicurezza sociale, lo welfare State, è stato intaccato se non distrutto nei paesi anglosassoni (e ne vedremo più avanti il motivo) prima che in Europa. Ma è vero anche che è stato creato prima nei paesi anglosassoni (negli USA e in Gran Bretagna) e solo dopo in Europa.

Si tratta quindi di due concezioni che dipingono a fosche tinte la condizione della lotta di classe negli USA (lontana) per abbellire la condizione della lotta di classe in Europa e nel nostro paese (vicina e che ci riguarda direttamente).

In realtà il regime politico USA è stato il primo regime di controrivoluzione preventiva formato nel mondo, all’inizio del secolo scorso. È il regime di controrivoluzione preventiva più solido e più duraturo. Da lì anzi dopo la seconda guerra mondiale si è esteso gradualmente e in misura e forma diverse a tutti i paesi imperialisti. Allora vi fu effettivamente una americanizzazione del regime politico del nostro e degli altri paesi europei! Proprio quel solido e duraturo regime politico è in questi anni in via di disfacimento anche negli USA e non c’è alcuna possibilità che esso possa conservarsi e tanto meno rafforzarsi in Europa.

Come è illustrato nel Manifesto Programma del (n)PCI, quel regime consiste nel prevenire la formazione di un forte movimento comunista cosciente ed organizzato, ma richiede sia alcuni limiti ideologici e politici del movimento comunista sia condizioni oggettive. Al di là delle questioni relative alla rinascita del movimento comunista, proprio quelle condizioni oggettive in questi anni stanno venendo meno anche per gli USA.

Il regime di controrivoluzione preventiva si fonda principalmente su cinque pilastri. Li illustriamo con le parole del Manifesto Programma.

“1. Mantenere l’arretratezza politica e in generale culturale delle masse popolari. A questo fine diffondere attivamente tra le masse una cultura d’evasione dalla realtà; promuovere teorie, movimenti e occupazioni che distolgono l’attenzione, l’interesse e l’attività delle masse popolari dagli antagonismi XE “contraddizioni tra le classi” di classe e le concentrano su futilità (diversione); fare confusione e intossicazione con teorie reazionarie e notizie false. Insomma impedire la crescita della coscienza politica con un apposito articolato sistema di operazioni culturali. In questo campo la borghesia rivalutò e ricuperò il ruolo delle religioni e delle chiese, in primo luogo quello della Chiesa Cattolica XE "Chiesa Cattolica" , ma non poté limitarsi ad esse, perché una parte delle masse inevitabilmente sfuggiva alla loro presa.

2. Soddisfare le richieste di miglioramento che le masse popolari avanzano con più forza; dare a ognuno la speranza di poter avere una vita dignitosa e alimentare questa speranza con qualche risultato pratico; avvolgere ogni lavoratore in una rete di vincoli finanziari (mutui, rate, ipoteche, bollette, imposte, affitti, ecc.) che lo mettono ad ogni momento nel rischio di perdere individualmente tutto o comunque molto del suo stato sociale se non riesce a rispettare le scadenze e le cadenze fissategli. Se nelle lotte rivendicative XE "lotte rivendicative" contro la borghesia le masse popolari conquistavano tempo e denaro, la borghesia doveva indirizzarle a usarli per la soddisfazione dei loro “bisogni animali”: doveva quindi moltiplicare e ha moltiplicato i mezzi e le forme di soddisfazione di essi in modo che esauriscano il tempo e il denaro di cui le masse popolari dispongono.

3. Sviluppare canali di partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia in posizione subordinata, al seguito dei suoi partiti e dei suoi esponenti. La partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della borghesia è un ingrediente indispensabile della controrivoluzione preventiva XE "controrivoluzione preventiva" . La divisione dei poteri XE "divisione dei poteri" , le assemblee rappresentative, le elezioni politiche e la lotta tra vari partiti (il pluripartitismo XE "pluripartitismo" ) sono aspetti essenziali dei regimi di controrivoluzione preventiva. La borghesia deve far percepire alle masse come loro lo Stato che in realtà è della borghesia imperialista. Tutti quelli che vogliono partecipare alla vita politica, devono poter partecipare. La borghesia però pone, e deve porre, la tacita condizione che stiano al gioco e alle regole della classe dominante: non vadano oltre il suo ordinamento sociale. Nonostante questa tacita condizione, la borghesia è comunque da subito costretta a dividere più nettamente la sua attività politica in due campi. Uno pubblico, a cui le masse popolari sono ammesse (il “teatrino della politica borghese XE "teatrino della politica borghese" ”). Un altro segreto, riservato agli addetti ai lavori. Rispettare tacitamente questa divisione e adeguarsi ad essa diventa un requisito indispensabile di ogni uomo politico “responsabile”. Ogni tacita regola è però ovviamente un punto debole del nuovo meccanismo di potere.

4. Mantenere le masse popolari e in particolare gli operai in uno stato di impotenza, evitare che si organizzino (senza organizzazione, un proletario è privo di ogni forza sociale, non ha alcuna capacità di influire sull’orientamento e sull’andamento della vita sociale); fornire alle masse organizzazioni dirette da uomini di fiducia della borghesia (organizzazioni che la borghesia fa costruire per distogliere le masse dalle organizzazioni di classe, mobilitando e sostenendo preti, poliziotti, affini: le organizzazioni “gialle”, come la CISL, le ACLI, la UIL, ecc.), da uomini venali, corrompibili, ambiziosi, individualisti; impedire che gli operai formino organizzazioni autonome dalla borghesia nella loro struttura e nel loro orientamento.

5. Reprimere il più selettivamente possibile i comunisti. Impedire ad ogni costo che i comunisti abbiano successo: quindi che moltiplichino la loro forza organizzandosi in partito; che elaborino e assimilino una concezione del mondo, un metodo di conoscenza e di lavoro e una strategia giusti, che svolgano un’attività efficace; che reclutino, che affermino la loro egemonia nella classe operaia XE “classe operaia, il partito comunista e la” . Corrompere e cooptare i comunisti, spezzare ed eliminare quelli che non si lasciano corrompere e cooptare.

È, crediamo, noto a tutti i nostri lettori che anche negli USA sta venendo meno una delle condizioni oggettive essenziali di questo regime. La borghesia imperialista USA soddisfa sempre meno, e per una parte decrescente delle masse popolari, i bisogni elementari di una vita dignitosa, anche concependo la vita dignitosa degli uomini in un modo molto vicino a quella animale. Anche negli USA l’assistenza sanitaria, l’educazione scolastica, l’abitazione, un’alimentazione sana, la sicurezza, ecc. diventano beni rari e precari, riservati a chi se li può pagare.  Le strutture pubbliche e l’ambiente sono in via di degrado. La crescente mobilitazione delle masse popolari americane che tentano di difendere le condizioni di vita che la borghesia progressivamente smantella e la crescente ostilità dei paesi oppressi e vittime dirette o indirette delle campagne di aggressione e saccheggio che gli imperialisti USA guidano in ogni angolo del mondo, suscitano contro la borghesia imperialista USA un odio sempre più profondo da parte di miliardi di proletari, disoccupati e sfruttati ed accrescono ulteriormente la sua crisi politica. La conferma è che la repressione è sempre meno selettiva. L’aperta reintroduzione della tortura, della detenzione amministrativa (senza procedimento giudiziario) e del controllo capillare della popolazione e il moltiplicarsi del numero dei detenuti (hanno superato di gran lunga i 2 milioni su 300 milioni di abitanti) sono lì per testimoniarlo. Il regime americano è agli sgoccioli anche in America! A causa dello sviluppo della seconda crisi generale del capitalismo, alla resistenza crescente che i popoli dei paesi oppressi, in primo luogo dei paesi arabi e musulmani, oppongono al saccheggio e all’aggressione imperialisti, alla concorrenza crescente degli altri gruppi e paesi imperialisti, la borghesia imperialista soddisfa sempre meno i bisogni elementari per una vita dignitosa delle masse popolari USA sia pure nell’ambito della loro dipendenza dalla borghesia. La guerra in Iraq e in Afghanistan mette in difficoltà il regime politico USA più di quanto l’avesse messo la guerra in Vietnam, perché sono venute meno le condizioni del predominio USA nel sistema imperialista mondiale ed è esplosa una nuova crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale.

I sostenitori della tesi dell’americanizzazione del sistema politico italiano non vedono o nascondono che il sistema politico USA non funziona più neanche negli USA, e tanto meno può essere trasferito in Italia, perché uno dei suoi ingredienti principali erano il buon andamento degli affari e le risorse di ogni genere che gli imperialisti USA succhiavano da tutto il mondo. La sostanza politica della tesi dell’americanizzazione è la negazione che siamo in una situazione rivoluzionaria in sviluppo, che la crisi politica colpisce tutti i paesi imperialisti, che di fronte a noi ci sono solo due strade possibili. O la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e l’instaurazione del socialismo. Oppure la mobilitazione reazionaria delle masse popolari e un periodo di nuove guerre e rivolgimenti. In ogni caso un periodo di scontro all’interno e a livello internazionale tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria. La situazione attuale ha sostanzialmente due soli sbocchi possibili. La lotta tra le due vie costituisce la portata storica della fase attuale. O la rinascita ad un livello superiore del movimento comunista già in corso procede con successo e con la seconda ondata della rivoluzione proletaria riusciamo a costruire il Nuovo Potere della classe operaia, a procedere al punto da instaurare il socialismo almeno in alcuni dei maggiori paesi imperialisti e quindi a dare vita a nuovi paesi socialisti. Oppure la borghesia imperialista, attraverso sconvolgimenti e convulsioni vari rispetto ai quali quelli in corso non sono che i prodromi, combinando la guerra contro i paesi oppressi, la repressione, la mobilitazione reazionaria, lo smantellamento delle conquiste delle masse popolari e le guerre interimperialiste, riesce ad imporre un nuovo assetto del suo ordinamento sociale e un nuovo sistema imperialista di relazioni internazionali. In sostanza la svolta epocale sarà determinata dal prevalere di una di queste due vie sull’altra. Oggi, alla vigilia di queste elezioni, siamo ben lontani dallo scontro decisivo, anche solo per una soluzione provvisoria e limitata al nostro paese. Inventare che queste elezioni sono di portata storica è fare del terrorismo a favore della sinistra borghese e in definitiva della borghesia, contro la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato.

L’appiglio concreto della tesi dell’americanizzazione è la marginalizzazione della sinistra borghese che caratterizzerà quasi sicuramente il teatrino della politica borghese nel prossimo futuro. Ma la sostanza politica è la negazione della crisi politica in corso e delle condizioni favorevoli che essa crea per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Che lo sostengano la Rossanda e altri esponenti della sinistra borghese è nella loro natura. Che lo sostengano organizzazioni come il Campo Antimperialista e affini è invece un segno della confusione di idee che regna attualmente e dell’influenza ancora forte della borghesia nelle nostre fila.

 

L’astensionismo e il moralismo

L’avventura del governo PAB ha messo in particolare evidenza il carattere fallimentare della strategia politica della sinistra borghese. Una delle reazioni è l’astensionismo. “Questa volta no!”, “Non è più il caso di turarci il naso!”, proclama il Campo Antimperialista nel suo appello all’astensione. Evidentemente si tratta della rivolta degli figli verso i genitori da cui dipendevano fino alla volta prima e da cui ancora dipendono, ma ora in negativo: la loro linea si riduce alla negazione di quello che fino a ieri hanno fatto e creduto. Tutti quelli che dichiarano che la sinistra borghese è “il nostro nemico principale” mancano di autonomia ideologica (cioè quanto a concezione della società e delle sue leggi di sviluppo) e politica (cioè quanto a strategia politica, a modo di far politica) da essa, anche se hanno conquistato autonomia organizzativa (insegne, strutture, fonti di finanziamento, ecc.).

Che tra le masse popolari siano diffusi il rigetto, il rifiuto, l’allontanamento dalla sinistra borghese è del tutto comprensibile, inevitabile, positivo. È inevitabile che essi arrivino fino a confondersi con l’estraniazione da ogni forma di vita politica propria della parte più arretrata delle masse popolari. Il rifiuto di fare da claque alla sinistra borghese è o può essere per una parte delle masse popolari un passaggio verso l’organizzazione nel movimento comunista. La sinistra borghese, i suoi partiti e i suoi i sindacati di regime adottano da anni una politica di subordinazione (subdolamente chiamata conciliazione, concertazione, ecc.) degli interessi delle masse popolari a quelli della borghesia, del Vaticano e delle altre classi privilegiate, hanno alimentato illusioni e delusioni tra le masse popolari, hanno fatto da pompieri o da sabotatori, consapevoli in alcuni casi inconsapevoli in altri, delle lotte che più o meno spontaneamente emergono ogni giorno più numerose. È inevitabile che questa condotta produca effetti negativi sulla volontà e sulla mobilitazione delle masse al seguito della sinistra borghese. Questi effetti negativi sono la manifestazione e la causa della crisi della sinistra borghese, ma il loro diffondersi e perdurare sono anche i segnali della debolezza del movimento comunista. Vi è una struttura in via di disfacimento, ma è ancora debole la struttura capace di raccogliere e inserire in un nuovo corso anche gli elementi che il disfacimento della prima struttura libera. Il processo negativo procede più velocemente del processo positivo. Quindi vi è nella società lo spazio per un rapido sviluppo della rinascita del movimento comunista, se i suoi promotori superano i loro limiti.

Proprio in queste circostanze intervengono invece i gruppi promotori dell’astensionismo e gridano: “Viva il disfacimento!”, “Una lotta più ampia potrà svilupparsi solo nel futuro, a condizione di un disfacimento maggiore! Per ora non c’è nulla da fare!”. Signori, il disfacimento c’è già, avviene per motivi che non dipendono da voi, indipendentemente dalle vostre grida di esultanza e di incoraggiamento. La sinistra borghese è in via di esaurimento, indipendentemente dalle vostre espressioni di sdegno morale. Quello che a noi e a voi si chiede non è di plaudire alla dimostrazione del carattere fallimentare della strategia della sinistra borghese. È la costruzione di un’organizzazione capace di concepire una strategia per instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale e di attuarla.  Astensionismo di principio, permanente, a tempo indeterminato (entrare nel teatrino della politica borghese corrompe i comunisti), astensionismo etico (la nostra morale non ci permette di mischiarci con l’indecente casta del teatrino ancora una volta, come abbiamo fatto fino a ieri), astensionismo provvisorio, a tempo determinato (non partecipare al teatrino in attesa di avere le forze per farlo alla grande): sono tutte strategie politiche di organismi e personaggi che rifiutano la strategia propria del movimento comunista messa in luce dal bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria (la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata), non hanno né concepiscono una strategia distinta da quella della borghesia di sinistra (partecipare al teatrino della politica borghese con un programma “più avanzato” di quello della sinistra borghese, promettere e chiedere 100 dove la sinistra borghese promette e chiede 10) che i più “rivoluzionari” giustificano come attesa e preparazione alla “insurrezione che prima o poi scoppierà”.

L’esperienza del movimento comunista ha più volte dimostrato che non c’è nessuna forma di lotta che garantisca i comunisti dalla corruzione. Finché esisterà la borghesia, esisteranno la sua influenza sulle masse popolari e la sua influenza nelle nostre fila. Solo la vigilanza rivoluzionaria, la lotta ideologica e l’epurazione possono impedire che la sua influenza prevalga nelle nostre fila e le corrompa. Pensare che una forma di lotta preservi dall’influenza borghese, vuol dire smontare le difese efficaci e aprire le fila all’influenza della borghesia. Ci sono nel nostro paese le prove viventi di questo: basta pensare ai reduci della Resistenza e della lotta armata degli anni ‘70, ai Cossutta e ai Franceschini.

La morale è l’insieme dei principi, dei criteri e delle regole che presiedono alla condotta degli individui e dei gruppi sociali. I preti alla Ratzinger, i laici alla Costanzo Preve o alla Marcello Pera predicano morali che ognuno di loro proclama naturali e deriva dal suo dio. In realtà non fanno che tradurre in precetti morali i loro interessi o i loro pregiudizi. Nella storia dell’umanità, la morale dei singoli e dei gruppi sociali è sempre stata dettata dalle condizioni pratiche della vita e dagli interessi di chi la elaborava e imponeva. La morale dei comunisti è dettata dalla lotta della classe operaia per instaurare il socialismo e procedere verso il comunismo. Per questo la condotta dei comunisti suscita spesso recriminazioni che hanno una certa presa anche tra le masse popolari arretrate.

Tutte le cose nuove nascono piccole. Pensare di entrare nel teatrino della politica borghese solo quando si avranno le forze per dettarvi legge o comunque per dirigerne l’attività, vuole appunto dire concepire come propria strategia politica l’attività nell’ambito del teatrino della politica borghese, sia pure come “sponda politica delle lotte di massa”, per usare l’espressione cara alla Rete dei Comunisti, per cui è ovvio che politica vuol dire “nelle istituzioni borghesi”, dato che non concepisce altra politica. E questa è proprio la stessa strategia politica della sinistra borghese, per molti aspetti opposta alla nostra. Per noi comunisti, avere qualche rappresentante eletto nel teatrino, qualche rappresentante che sconvolge il funzionamento del teatrino della politica borghese ma di cui la borghesia deve sopportare la presenza nel suo teatrino a meno di sovvertirne essa stessa le regole o di chiuderlo, è strumento efficace di lotta. Avere molti eletti nel teatrino, sarebbe per noi un segnale d’allarme, il segno di un probabile stravolgimento della nostra strategia, il segno che la nostra strategia si è trasformata in strategia di gestione del teatrino, di complicità con la borghesia, di amministratori e gestori delle relazioni dell’ordinamento sociale borghese: che siamo decaduti al livello della sinistra borghese. La strategia politica di un partito o di un uomo politico, non necessariamente è quella che egli proclama o che egli pensa: la si deduce dalla sua attività e dall’effetto che essa ha nel contesto concreto in cui si svolge. Ognuno segue una strategia politica: chi non ne segue una consapevolmente, ne segue una alla cieca.

La predica dell’astensionismo, nella misura in cui produce qualche risultato cioè che induce qualcuno all’astensione, confluisce e si combina con gli sforzi in corso da parte della borghesia (nuove leggi elettorali, governabilità, barriere, ostacoli amministrativi e finanziari, ecc.) di allontanare dal suo teatrino ciò che ne turba il funzionamento, di impedire al malessere, al malcontento e alla lotta delle masse popolari di esprimersi, turbare il funzionamento del suo teatrino, diventare fattore di contagio e di aggregazione, in qualche modo una forza politica. Noi non manderemo mai nel teatrino della politica borghese i nostri delegati per farlo funzionare meglio. Li manderemo come drappello che compie un’incursione in campo nemico, lo scompiglia, ne sovverte le regole, ne tira tutto il profitto possibile per alimentare e potenziare la lotta delle masse popolari per i propri interessi immediati e per instaurare il socialismo. Francesco Caruso con le sue dichiarazioni dell’estate scorsa sulle responsabilità dei Treu, dei Biagi e degli Ichino nell’assassinio quotidiano di operai, ha dato una pallida e probabilmente involontaria dimostrazione delle possibilità d’azione che apre l’uso spregiudicato del teatrino della politica borghese. Anche solo la rottura del segreto che circonda la vita delle istituzioni e di cui ogni uomo politico responsabile (verso gli interessi della borghesia) si rende complice, renderebbe difficili molte operazioni.

Finché il teatrino della politica borghese non è sconvolto dagli effetti della crisi, dai contrasti tra i gruppi borghesi (ognuno di essi infatti fa sempre più spesso leva demagogicamente sul malcontento delle masse popolari contro i propri concorrenti e i propri avversari) o dall’irruzione delle masse popolari guidate dai comunisti, la partecipazione in esso delle masse popolari al traino delle forze borghesi è per la borghesia un fattore di rafforzamento della sua influenza sulle masse popolari. Ma chi alle masse meno subordinate alla borghesia propone l’astensionismo, lascia il campo della lotta politica borghese più libero per la borghesia. Al contrario noi comunisti dobbiamo proporre, promuovere e organizzare l’irruzione delle masse popolari nel campo della lotta politica borghese. Noi siamo perché i comunisti, gli elementi avanzati delle masse popolari, coloro che lottano per gli interessi della classe operaia e delle masse popolari irrompano nel teatrino della lotta politica borghese. Noi lavoriamo per ostacolare la borghesia anche su questo terreno, per impedire che essa possa manovrare indisturbata e per sfruttare le contraddizioni che, ancora più nella crisi in corso, costringono la borghesia a strappare il consenso dalle masse popolari attraverso il suo teatrino. Infatti in una situazione di crisi dell’ordinamento sociale, i contrasti tra gruppi delle borghesia imperialista si acuiscono. Ogni gruppo usa la sua influenza su una parte delle masse popolari per farne una massa di manovra contro gli altri gruppi. Quindi la partecipazione delle masse popolari al teatrino diventa una complicazione, un’arma a doppio taglio. Un fattore poco controllabile da parte della borghesia. Noi possiamo e dobbiamo volgerlo completamente a nostro favore.

Certamente queste elezioni, come altre in passato e come quelle che verranno in futuro, hanno una grande importanza per i comunisti conseguenti. Quale?

La borghesia imperialista non ha campo libero, non può fare liberamente il bello e il cattivo tempo, deve tener conto dell’opinione, dello stato materiale e spirituale delle masse popolari. Le leggi truffa, gli imbrogli, le promesse non mantenute, sono indice del fatto che alle masse popolari la borghesia deve mentire, che non può non tenere conto del loro comportamento e quindi della loro opinione, che non può reggere il suo ordinamento senza, in una certa misura, il consenso, espresso anche attraverso le elezioni, delle masse popolari. Per questo le elezioni sono importanti e la partecipazione in esse delle masse popolari diretta dai comunisti è un aspetto importante della raccolta delle forze rivoluzionarie. Man mano che la borghesia non riesce più ad ottenere il consenso che le è necessario, essa adotta più apertamente la repressione, la estende da operazioni mirate contro i comunisti, gli antimperialisti, gli antifascisti e gli elementi più avanzati delle masse popolari, a operazioni contro la mobilitazione delle masse popolari, a operazioni di cui quella di Genova e di Napoli del 2001 costituiscono le prove generali.

Questa nuova situazione segnerà in buona misura il passaggio alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Sarà una situazione favorevole per i comunisti se essi avranno raccolto forze sufficienti per farvi fronte, se saranno pronti ideologicamente e organizzativamente per combatterla e per vincerla.

 

Le nostre indicazioni di voto

Le campagne elettorali sono comunque un’occasione favorevole per la nostra campagna di propaganda e per la nostra campagna di organizzazione. Proprio perché abbiamo degli obiettivi che vanno ben oltre il risultato elettorale, ben oltre la composizione delle assemblee che le elezioni determinano e vogliamo fare delle elezioni una scuola di comunismo, non dobbiamo ripiegare su soluzioni sempliciste, con la scusa che sono facili da capire. Non dobbiamo trattare gli elementi avanzati delle masse popolari come dei sempliciotti, né lasciare i sempliciotti al loro livello di sempliciotti per paura di costringerli a quello sforzo e sviluppo intellettuale da cui la sinistra borghese a ragion veduta li ha tenuti lontano. Non dobbiamo esitare a proporre, illustrare e spiegare i vari aspetti di una tattica elettorale nuova, a prima vista strana, ma che mira ai risultati più favorevoli alla causa dell’instaurazione del socialismo e della difesa e rafforzamento delle conquiste, anche se le nostre tesi non saranno immediatamente condivise da tutti. Un dibattito franco e aperto, senza riserve sarà già un passo avanti. Lo sviluppo dell’autonomia ideologica, politica e organizzativa dalla borghesia passa anche attraverso l’indicazione del voto, momento conclusivo di un processo di partecipazione alla vita politica borghese, quello che suscita il maggiore dibattito e rende più pratica tutta la nostra campagna.

Noi comunisti in queste elezioni abbiamo dispiegato al meglio le nostre forze per promuovere la partecipazione più ampia possibile in autonomia dalla borghesia, in particolare dalla sinistra borghese. Abbiamo cercato di costruire e costruito liste elettorali indipendenti: le Liste Comuniste per il Blocco Popolare. Tutti coloro che hanno partecipato a questo lavoro e che lo porteranno avanti fino alle elezioni e anche oltre nella raccolta e nel consolidamento dei risultati di questo lavoro, avranno partecipato ad una lotta che è una scuola di comunismo. Un’esperienza di verifica e sviluppo delle capacità e delle potenzialità che le masse popolari possiedono quando sono dirette da una linea giusta, quando i comunisti si uniscono a loro sostenendo tra esse ideologicamente, politicamente e organizzativamente gli elementi più avanzati. Un’esperienza che dimostrerà alle masse popolari che vi avranno partecipato, che senza il freno della sinistra borghese possono fare di più e meglio.

Durante la campagna elettorale dobbiamo contrastare la propaganda della sinistra borghese sul voto utile. Il voto più utile per le masse popolari è il voto che più favorisce la loro autonomia dalle forze borghesi, la loro mobilitazione e organizzazione sotto la direzione dei loro elementi più avanzati e dei comunisti che sostengono e promuovono le loro lotte, che favoriscono il dispiegarsi del loro ruolo di protagoniste della storia e lottano per una società in cui siano le masse stesse ad avere in mano le leve della direzione della società: in breve, sotto la direzione di chi lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

L’attuazione della linea “usare le elezioni per promuovere l’autonomia ideologica, politica e organizzativa delle masse popolari dalla borghesia e per raccogliere forze e risorse per fare dell’Italia un nuovo paese socialista” va tradotta anche nel particolare dell’indicazione di voto in ogni comune e collegio elettorale in cui siamo presenti. Una volta fatto il massimo sforzo per la costruzione delle nostre Liste Comuniste per il Blocco Popolare, dove non abbiamo raggiunto l’obiettivo di costruirle, dobbiamo mirare con l’indicazione di voto a creare le condizioni per una più larga mobilitazione e organizzazione delle masse popolari dopo le elezioni, nella situazione che risulterà dalla campagna elettorale. La campagna elettorale non è solo l’elezione di un rappresentante, del cui comportamento per di più oggi nessuno può rispondere al cento per cento. È anche e principalmente la creazione e il rafforzamento della mobilitazione, dell’unità, della coscienza e dell’organizzazione di quelli che vi partecipano. Proprio questo per noi è il risultato più prezioso. In base all’analisi concreta della situazione concreta, i comunisti devono valutare comune per comune, collegio per collegio quale è l’indicazione di voto più utile a creare quelle concrete condizioni. Da queste valutazioni possiamo ricavare, zona per zona, caso per caso indicazioni di voto anche differenti tra loro: sarà la traduzione particolare della nostra indicazione generale di voto.

La nostra indicazione generale di voto è

-  dove siamo riusciti a presentare Liste Comuniste per il Blocco Popolare, dare il voto ad esse;

-  dove non siamo riusciti a presentare Liste Comuniste per il Blocco Popolare ma si presentano liste di altre formazioni comuniste che non si sono unite a noi nella costruzione del Blocco popolare ma nella zona mobilitano la parte più avanzata delle masse popolari per quanto riguarda l’irruzione nel teatrino della politica borghese (siano esse il PCL, il PdAC, SC o altre), dare il voto ad esse;

-  dove non è presente nessuno dei due precedenti tipi di liste, votare per le liste della sinistra borghese (PRC, PdCI, Verdi, SD e affini), ammesso che mobilitino la parte più avanzata delle masse popolari della zona per quanto riguarda l’irruzione nel teatrino della politica borghese;

-  dove non è presente nessuno dei tre precedenti tipi di liste, votare per il Partito Democratico che in tal caso verosimilmente ha ancora il voto della parte più avanzata delle masse popolari che non si confina nell’astensione (e l’eventuale rifiuto del nostro “appoggio” produrrà anch’esso un dibattito utile alla crescita della coscienza politica delle masse popolari).

L’indicazione di voto per le liste dei “frammenti in libertà della sinistra borghese”, per le liste della sinistra borghese (la Sinistra l’Arcobaleno) o per la vecchia sinistra borghese passata armi e bagagli alla destra (il PD), diventata cioè una nuova destra, nei comuni e nei collegi elettorali in cui non sono presenti le nostre Liste Comuniste, è e deve essere un’indicazione di voto che rafforza il nostro legame con la parte delle masse popolari più avanzata nella lotta politica borghese e che più alimenta e che renderà più acute le contraddizioni interne alla borghesia nel prossimo futuro. Dove noi non siamo ancora in grado di offrire organizzativamente un’alternativa anche sul terreno della lotta politica borghese, dove non siamo ancora riusciti a mobilitare la parte più avanzata delle masse popolari per costruire questa alternativa, saremo al loro fianco per dimostrare, sulla base dell’esperienza che certamente faranno, quanto importante è lo sviluppo della loro autonomia dalla borghesia e in particolare anche dalla sinistra borghese.

Noi non siamo elettoralisti. Dopo la campagna elettorale il nostro lavoro continuerà nel sostegno alle lotte, nella promozione della partecipazione alla lotta contro la repressione, nel sostegno e nella promozione delle organizzazioni di massa. Questo sarà il terreno principale di lavoro per rafforzare il legame dei comunisti con le masse popolari. In questo lavoro non porremo barriere tra coloro che hanno votato per noi o per altre liste del movimento comunista e gli elementi delle masse popolari che hanno votato per la sinistra borghese o per la nuova destra. E non le porremo nemmeno alla parte delle masse popolari che hanno votato per la vecchia destra.

Con questo nostro lavoro che esiste prima delle elezioni e che continuerà anche dopo, rafforzando l’autonomia ideologica, politica e organizzativa delle masse popolari, noi dimostreremo loro, attraverso la loro stessa esperienza, che nell’ambito della lotta politica borghese il voto più utile che potevano dare era quello dato alle Liste Comuniste per il Blocco Popolare, che il lavoro migliore che potevano fare (e che avranno ancora occasione di fare) era unirsi a noi nella costruzione di queste liste fino a riuscire a presentarle anche dove non siamo riusciti.

 

La funzione dei nostri eletti

Bisogna infine battere la concezione secondo la quale è inutile o addirittura pericoloso avere dei delegati nel teatrino della politica borghese: consiglieri comunali o provinciali, sindaci, assessori, parlamentari. Il modo migliore per battere simile concezione consiste nell’elaborare e diffondere una concezione chiara e giusta del ruolo che i nostri eventuali eletti devono svolgere.

Gli eletti delle liste comuniste non sono dei semplici compagni o collaboratori che fanno da consiglieri o da assessori, da sindaci, da deputati o da senatori, quello che facevano prima. Non sono delegati da “individui apatici che non vedono l’ora di liberarsi dal fastidio delle elezioni” (per dirla alla Rossanda). Gli eletti, e con loro il gruppo che li ha fatti eleggere, godranno di forze di cui come semplici militanti non godono e metteranno tutte queste risorse a disposizione delle masse popolari. Se non lo faranno saranno denunciati da noi stessi comunisti che li abbiano proposti. Questa nostra condotta sarà di per se stessa anche un forte deterrente per gli opportunisti e i carrieristi.

Anche un semplice consigliere comunale ha un prestigio, ottiene un attenzione maggiore, instaura relazioni e ha un influenza sociale che nessun semplice proletario ha. Ad esempio, per il problema della salute un assessore o un sindaco può mobilitare le masse popolari per rendere attiva e gratuita una struttura di servizi sanitari (laboratorio dentistico, di analisi, ecc.) prima inesistente o non funzionante, destinando ad essa, e non ad iniziative di interesse per i padroni e i borghesi, tutto quanto necessario: denaro, attrezzature, personale, ecc. Un consigliere o un sindaco può, con maggiore autorevolezza, conoscenza e influenza, sostenere e difendere l’occupazione di case sfitte dei capitalisti da parte di chi non ha una casa o non ha i soldi per comprarne o affittarne una decente. Può contribuire con maggiore autorità a trattare in modo giusto le contraddizioni in seno alle masse popolari. Può contravvenire alle leggi e ai regolamenti contrari agli interessi delle masse popolari (discriminazione negli atti civili, ecc.). Può rompere la complicità e il segreto che legano le Autorità tra loro e con i notabili del regime, con il clero e con gli altri privilegiati.

Quanto più saranno audaci le iniziative dei nostri eletti e forte ed estesa la mobilitazione che a loro sostegno sapremo promuovere, tanto più difficile sarà per la borghesia sbatterli fuori dalle amministrazioni senza pagare un alto prezzo in termini di perdita di consenso e di influenza sulle masse popolari. Prima o poi la borghesia dovrà ricorrere sempre più spesso a misure estreme e anche illegali. E anche questo giocherà a nostro favore, se avremo lavorato bene e avremo accumulato le forze necessarie per sostenerne gli sviluppi.

La situazione è quindi favorevole a tutti coloro che vedono nelle masse popolari, in particolare negli elementi più avanzati tra esse, le possibilità di raccogliere forze per la rinascita del movimento comunista e per la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Per questo dobbiamo mobilitare tutte le forze in una campagna di organizzazione nell’ambito di una larga campagna di propaganda. Le idee, una volta assimilate dalle masse popolari, diventano una forza materiale che trasforma il mondo. I messaggi che dobbiamo diffondere, le concezioni, le aspirazioni e i sentimenti che dobbiamo alimentare in questa campagna elettorale, le lotte che dobbiamo promuovere e organizzare e attraverso le quali dobbiamo raccogliere forze e risorse, sono a grandi linee riassunte nelle seguenti parole d’ordine.

 

Non c’è niente di fatale in quello che avviene attorno a noi! Il marasma attuale del mondo è solo il risultato del nuovo dispiegarsi della natura dei capitalisti che sono nuovamente liberi dai lacci e laccioli che il movimento comunista aveva loro imposto!

 

È del tutto possibile porre fine all’attuale corso delle cose e instaurare un nuovo ordinamento sociale basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e su un’attività economica pianificata e volta al benessere degli uomini!

 

È vero che per loro natura i capitalisti spremono i lavoratori. Ma fino a che punto possono dare libero corso alla loro natura dipende dalla forza del movimento comunista cosciente e organizzato. Gli operai organizzati sono pienamente in grado di guidare il resto delle masse popolari a fare a meno dei capitalisti e delle altre classi sfruttatrici e a instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale: il socialismo!

 

Ogni persona di buona volontà può contribuire alla rinascita del movimento comunista, a ricostruire quel tessuto di organizzazioni di massa anticapitaliste che avevano reso forti gli operai e le altre classi delle masse popolari: è quello che ci vuole per impedire ai capitalisti di dispiegare liberamente la loro natura barbara e per arrivare a fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

I morti di Torino, come tutti i morti e mutilati sul lavoro, sono le vittime dei padroni, dei politicanti e del clero che li assecondano, dei paladini della precarietà che difendono il loro criminale ordinamento sociale: in nome dei profitti e della concorrenza condannano i lavoratori alla miseria, alla precarietà, alla malattia e alla morte!

 

La partecipazione del nostro paese alla guerra preventiva USA e all’aggressione imperialista dei paesi oppressi e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per la maggioranza delle masse popolari italiane sono le due facce del Programma Comune della borghesia imperialista italiana!

 

Promuovere agitazioni e proteste contro la Corte Pontificia, gli imperialisti USA e i sionisti d’Israele, contro le missioni militari italiane all’estero, contro i governi della guerra, del carovita e dell’inquinamento!

 

La campagna razzista e anti-islamica fomentata dalla destra borghese, dai fascisti e dal Vaticano è una campagna a sostegno della guerra preventiva e della guerra infinita di Bush e della sua banda di criminali e di sionisti!

 

Contrastare la campagna razzista e bellicista con cui gli imperialisti, i sionisti e il Vaticano preparano e sostengono l’aggressione dell’Iran, della Siria, del Sudan e di altri paesi!

 

Appoggiare la lotta contro la nuova base USA di Vicenza, contro il potenziamento della base di Sigonella (SR), contro la produzione di bombardieri F-35 a Cameri (NO), contro la partecipazione del governo italiano allo “scudo stellare”, contro la collaborazione militare speciale con i sionisti d’Israele (legge 94/2005), contro l’uso dell’Italia come piattaforma per l’aggressione imperialista in Asia, in Africa e in Europa orientale!

 

Appoggiare e rafforzare il Comitato No Dal Molin, il Comitato No TAV e tutti i gruppi e movimenti di resistenza alla guerra, al peggioramento delle condizioni di lavoro e dei salari, alla devastazione dell’ambiente!

 

Protestare contro l’uso delle forze armate in Campania per riaprire le discariche, attivare gli inceneritori e perpetuare l’uso della Campania come pattumiera dei rifiuti tossici e nocivi dell’Italia e dell’Europa imposto dal connubio Pubbliche Autorità, governi Berlusconi-Bossi-Fini e Prodi-D’Alema-Bertinotti, camorra, industriali e Vaticano!

 

Appoggiare e promuovere la lotta delle donne contro la discriminazione nel lavoro e nel salario, contro l’oppressione nei rapporti familiari e sociali, contro l’oscurantismo clericale e borghese! Appoggiare e promuovere la lotta dei lavoratori e delle masse popolari immigrate contro lo sciovinismo nazionale e la discriminazione razziale e nazionale, contro l’oppressione e lo sfruttamento! Appoggiare e promuovere la lotta dei giovani contro la discriminazione, la precarietà, lo sfruttamento, la scuola asservita alla borghesia, l’emarginazione sociale!

 

Contro la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari nel nostro paese come in ogni angolo del mondo, bisogna portare avanti la guerra popolare rivoluzionaria fino all’instaurazione del socialismo e da subito imporre di nuovo ai padroni lacci e laccioli come quelli che il movimento comunista aveva già loro imposto nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Facciamo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo: ricostruire un movimento comunista potente che ponga nuovamente fine alla libertà dei capitalisti e instauri il socialismo, facendo tesoro dell’esperienza dei primi paesi socialisti!

 

Unire la nostra lotta alla Resistenza che in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano, in Somalia tiene in scacco i mercenari dei gruppi e dalle potenze imperialiste, alla lotta contro l’invadenza e la prepotenza degli imperialisti condotta a Cuba, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador, in Colombia!

 

Imparare dalla guerra popolare rivoluzionaria oramai in fase avanzata in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù, in Turchia!

 

Mobilitare i lavoratori più avanzati per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Assimilare ad un livello più alto il materialismo dialettico come metodo per conoscere la realtà e come guida per trasformarla: ecco la chiave per consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano.

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!