(nuovo)Partito comunista italiano
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Appoggiare il Comitato No-Dal Molin e la mobilitazione popolare contro la base USA di Vicenza!

Comunicato del 12 dicembre 2007
38° anniversario della strage fascista di Piazza Fontana a Milano
mercoledì 1 ottobre 2008.
 

Il movimento contro l’ampliamento della base USA di Vicenza è incominciato un anno e mezzo fa. Ormai è diventato un movimento vasto e variegato e contiene molti aspetti avanzati che sono di esempio e insegnamento per tutti coloro che vogliono farla finita con il marasma dell’attuale società.

 

 

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Il testo del comunicato

impaginato con Open Office

 

Il Comitato No-Dal Molin ha costruito numerose forme di protesta popolare: presidio permanente, blocco dei lavori di bonifica, iniziative pubbliche culturali, raccolta di firme, blocchi dei treni, legami con altri organismi, come ad esempio il Patto di mutuo soccorso con i No TAV. La manifestazione di Vicenza del 17 febbraio scorso ha confermato l’ampiezza nazionale e internazionale della mobilitazione. La tre giorni di Vicenza (13, 14, 15 dicembre) contro il raddoppio della base americana, si concluderà con una manifestazione internazionale. La partecipazione popolare a questa manifestazione e alle altre iniziative di lotta e le altre forme di sostegno al Comitato No-Dal Molin sono una dimostrazione concreta della volontà di resistere all’arroganza degli imperialisti USA e dei loro servi italiani: Banda Berlusconi e Circo Prodi anche in questo saldamente uniti.

Il Comitato No-Dal Molin ha agito sulle contraddizioni della sinistra borghese facendo leva sul suo bisogno di voti e di consenso popolare e sull’influenza del vecchio movimento comunista che resta nelle sue fila. 170 parlamentari hanno presentato una richiesta di moratoria a Prodi e minacciano di dissociarsi dalla maggioranza governativa. Una delegazione del Comitato No-Dal Molin ha impedito che gli stati generali della «Cosa rossa» dell’8 e il 9 dicembre a Roma ignorassero l’ampliamento della base USA. Il presidio permanente del No Dal Molin ha proclamato largamente che «il tempo delle promesse è finito. O i parlamentari dei partiti della sinistra radicale e i loro rappresentanti al governo pongono la discriminante a Prodi sul no al Dal Molin e sulla moratoria e lo fanno entro la manifestazione del 15 dicembre a Vicenza, oppure significa che, per stare aggrappati al potere, sono disposti a cedere anche su questo. Se non vi sarà una presa di posizione chiara in questo senso, invitiamo ministri e sottosegretari della sinistra radicale a non partecipare alla manifestazione a Vicenza».

I promotori della lotta contro la base USA hanno anche approfittato delle aule di Tribunale, attuando di fatto un “processo di rottura”. Il 30 novembre a Trento otto attivisti del movimento No Dal Molin sono stati condannati a un mese di carcere (convertito in 1000 € di multa) per aver bloccato i treni alla stazione di Trento dopo che Prodi aveva pubblicamente confermato che il governo lasciava mano libera agli imperialisti USA. Prima dell’avvio del dibattimento un attivista del centro sociale Bruno di Trento è riuscito a leggere, nonostante l’opposizione del pubblico ministero e del giudice, una dichiarazione nella quale affermava che nel processo era «imputato un movimento intero, cioè tutti coloro che lottano contro la costruzione dell’aeroporto militare Dal Molin». All’uscita degli imputati una quindicina di attivisti tra il pubblico ha alzato dei fogli con scritto «No dal Molin» e «No alla cittadella militare», gridando cori contro la costruzione della base.

Il movimento No Dal Molin ha assunto un’importanza significativa nel quadro dei movimenti delle masse popolari di questo periodo per diverse ragioni.

1. Di fatto ha sviluppato una “lotta su due gambe”: 1. mobilita le masse popolari e raccoglie il loro consenso attorno all’obiettivo della lotta, 2. fa leva nel modo più ampio possibile sulle contraddizioni interne al campo borghese.

2. Non si è fatto legare le mani dalle promesse e dagli imbrogli della sinistra borghese e obbliga invece questa a rispondere delle promesse fatte e mai mantenute, mobilitandone anche la base a proprio sostegno.

3. Ha rivolto gli attacchi di cui è oggetto contro gli attaccanti. Ha contrastato gli attacchi che la borghesia scatena contro di esso denunciando le intimidazioni, la repressione e l’azione antipopolare del governo e dei suoi apparati, ampliando così ulteriormente la mobilitazione delle masse.

4. Il Comitato No-Dal Molin ha sempre sostenuto che l’obiettivo della sua lotta è vincere, impedire concretamente la costruzione della base militare e non solamente contestare, fare i testimoni di un dissenso. Per questo lavora tenacemente per costruire un rapporto di forza vantaggioso trascinando nella lotta quanti più elementi possibile, organizzati e non. Nella loro lettera aperta del 2 dicembre i promotori del Comitato No-Dal Molin dicono: “Siamo convinti che se tutti iniziamo a riprendere in mano il nostro destino, questo mondo andrà meglio”. È vero e vale anche in senso generale: le sorti dell’intera umanità sono nelle mani degli operai avanzati e degli elementi avanzati delle masse popolari. Quanto più essi saranno in grado di prendere in mano le redini della società, tanto più determineranno il loro destino e quello dell’intera umanità, sfuggendo al destino funesto di fame, miseria e guerra verso cui invece ci conducono la borghesia, il clero e i loro seguaci.

5. La lotta e la determinazione del movimento No Dal Molin danno fiducia, contrastano la rassegnazione e il fatalismo di coloro a cui la forza della borghesia, dei suoi apparati, dei suoi eserciti sembra invincibile. Confermano che tra le masse popolari la rassegnazione è molto meno forte e diffusa di quanto i pessimisti credono. Sono indice della capacità delle masse popolari di unirsi e organizzarsi per difendere i propri interessi contro quelli della borghesia.

6. Il movimento No Dal Molin è diventato punto di riferimento per i lavoratori e le masse popolari che nelle altre zone del paese (Sardegna, Sigonella (SI), Cameri (NO), Aviano (PN), Pisa, ecc.) si oppongono all’ingerenza e ai soprusi degli imperialisti e guerrafondai USA.

 

Il movimento No Dal Molin è attaccato in ogni modo, sia apertamente sia subdolamente, dal governo della borghesia italiana e da quegli elementi delle amministrazioni locali che, anziché lavorare per gli interessi delle masse popolari che li hanno eletti, si fanno rappresentanti degli interessi degli imperialisti USA e di quelli nostrani, che dagli affari di guerra e dalla sudditanza agli USA traggono i loro vantaggi.

La borghesia cerca di ridurre l’influenza e di impedire l’espansione del movimento No Dal-Molin agitando il ricatto del lavoro. In effetti, al pari di quando assolda mercenari per le sue forze armate e le sue guerre, la borghesia mette i proletari di fronte ad un aut-aut: o vivono in miseria oppure accettano un lavoro di merda, in condizioni di merda, che produce stragi come l’ultima della Thyssen-Krupp di Torino, che produce veleni, che fa e che serve alla guerra di sterminio contro le masse popolari in ogni angolo del mondo. Anche quegli strati del resto delle masse popolari che vivono dell’attività economica legata alle basi militari, sono sottoposti allo stesso tipo di ricatto: per sopravvivere devono sostenere, alimentare, in qualche modo contribuire alle guerre, ai massacri, allo sfruttamento e alla devastazione dell’ambiente che gli imperialisti impongono nella loro zona e in ogni angolo del mondo. Solo l’instaurazione di un nuovo ordinamento sociale porrà definitivamente fine a questo infame ricatto. Ma da subito occorre imporre alle autorità, oltre alla chiusura delle basi, di provvedere a creare posti di lavoro e a mantenere l’attività economica sul luogo.

La base militare di Vicenza è già oggi un vero e proprio saccheggio dell’ambiente: il suo ampliamento lo peggiorerà: inquinamento e deviazione delle falde acquifere, inquinamento atmosferico prodotto dalle esercitazioni militari, inquinamento acustico, distruzione del territorio.

L’ampliamento delle basi militari aggraverà ulteriormente il rischio per la sicurezza delle masse popolari. E’ inevitabile il moltiplicarsi di casi come quello del Cermis o dei più recenti incidenti come la caduta dell’F16 della base di Aviano del settembre scorso e dell’elicottero USA vicino all’autostrada A27 in provincia di Treviso l’8 novembre scorso. Si moltiplicheranno le violenze e i soprusi perpetrati dai militari che per di più godono, al pari del clero, dell’immunità rispetto alla polizia e alla magistratura italiane.

Il potenziamento dell’apparato militare USA in Italia rafforza la preparazione della guerra civile da parte della borghesia italiana e delle sue autorità. Nella storia del nostro paese è assai lunga la lista di eventi che mostrano che gli imperialisti USA collaborano con le autorità italiane nell’ostacolare, soffocare e reprimere il movimento delle masse popolari: Gladio, Rosa dei Venti, Piazza Fontana, Ustica, Moby Prince, Strage di Bologna, ecc. Gli imperialisti USA non solo fanno il bello e il cattivo tempo nel nostro paese per i propri interessi, ma sostengono la parte più reazionaria e fascista della borghesia e dei suoi servi.

La presenza e l’ampliamento delle basi militari fanno del nostro paese un retroterra per le aggressioni imperialiste in una vasta parte del pianeta. Tutte le masse popolari italiane sono esposte alle conseguenze che tale ruolo comporta. Di fatto la presenza e il rafforzamento militare USA in Italia coinvolge sempre più largamente le masse popolari italiane nella guerra imperialista.

Sotto la direzione degli imperialisti USA anche la borghesia italiana partecipa a guerre e massacri in vari altri angoli del mondo. Hanno già invaso direttamente la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Irak, il Libano e la Palestina. Indirettamente fomentano scontri e guerre in Somalia, nell’Africa centrale, in Sud America. Negli ex paesi socialisti foraggiano gruppi di speculatori e sciacalli che aumentano la miseria delle masse popolari. Gli imperialisti USA trascinano in una nuova guerra mondiale le masse popolari del loro e di vari altri paesi del mondo. Impongono in ogni paese con la forza, con la “politica delle cannoniere”, governi che assecondano i loro interessi. Con la scusa della “guerra al terrorismo” portano bombe, massacri, violenza, miseria, malattie e morte ovunque vi è resistenza ai loro interessi. La loro opera non ha nulla da invidiare a quella dei fascisti e nazisti del secolo scorso, con l’aggravante che è un’opera di distruzione di massa che si sviluppa ben più estesamente e capillarmente di quella dei loro degni predecessori.

I governi imperialisti non sono altro che i rappresentanti di una classe che vuole prolungare l’esistenza del suo ordinamento sociale in crisi e difendere i suoi privilegi. Non è questione di uomini buoni o cattivi, pacifisti o guerrafondai: il sistema capitalista ha come fondamento la produzione di profitto. La guerra è una via per risolvere contraddizioni che attanagliano il sistema capitalista: la distruzione di capitali, di merci, di uomini e donne, di rapporti economici e di relazioni sociali permetterebbe ai capitali restanti di tornare a valorizzarsi in misura ora non più possibile. Le distruzioni della prima e della seconda guerra mondiale hanno permesso la soluzione della prima crisi generale del capitalismo. La forma concreta in cui si sviluppa la guerra oggi non è la stessa di allora, ma la sostanza non cambia. Per difendere i loro interessi i capitalisti non hanno alcuna remora ad imporre alle masse ogni forma di angherie, sofferenze e sacrifici. Questo è lo scontro in atto in cui con l’ampliamento delle basi USA ci vogliono più largamente coinvolgere.

 

I promotori della mobilitazione contro l’ampliamento della base USA di Vicenza meritano quindi il plauso e il sostegno dei comunisti, dei lavoratori avanzati e degli elementi avanzati del resto delle masse popolari. Va reso omaggio al loro coraggio perché osano attaccare gli imperialisti e i loro servi: “Colui che non teme di essere trafitto da mille pugnali, osa disarcionare l’imperatore”. (Mao Tse-Tung).

Nel nostro paese è in atto un forte sviluppo di movimenti di massa come quello del No Dal Molin. Questi movimenti offrono esempi di grande dedizione e generosità di decine di migliaia di giovani, di donne, di lavoratori di tutte le età. Ognuno di essi mette in luce diversi aspetti della trasformazione necessaria a risolvere i problemi che l’attuale ordinamento sociale genera. Un po’ alla volta arriveranno anche a combinarsi in un unico progetto, a unirsi in una unica grande forza di trasformazione. Questi movimenti alimentano e sono alimentati dalla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista e dalla rinascita del movimento comunista.

 

Il movimento di resistenza contro l’istallazione, la presenza e l’ampliamento delle basi USA in Italia è un esempio per tutti coloro che lottano contro l’imperialismo!

 

Farla finita con l’arroganza degli imperialisti USA e con i padroni e i politicanti al loro seguito, che subordinano gli interessi delle masse popolari ai propri interessi e a quelli degli imperialisti USA!

 

Un nuovo ordinamento sociale, il socialismo, è la risposta giusta, necessaria e possibile per le masse popolari!

 

Il terreno è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato! Il nuovo Partito comunista italiano fa in Italia quello che i comunisti di altri paesi fanno nel resto del mondo!

 

Mobilitare gli elementi più avanzati delle masse popolari per la rinascita del movimento comunista e il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!