La classe operaia tedesca inizia ad occupare il posto che le compete nella resistenza al procedere della crisi generale del capitalismo!

martedì 21 settembre 2004.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

 

pagina web: www.lavoce.freehomepage.com

e.mail: <lavocedelnpci@yahoo.com>

 

Partecipare all’attuazione del piano in due punti per costituire il partito comunista:

1. elaborare il Manifesto Programma del partito a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria Nazionale dei CARC nel 1998;

2. costituire Comitati di Partito clandestini provvisori che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma e lo Statuto del Partito ed eleggerà il Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i Comitati di Partito.

 

21. 09. 04

Comunicato

 

 

La classe operaia tedesca inizia ad occupare il posto che le compete nella resistenza al procedere della crisi generale del capitalismo!

 

Rafforzare la collaborazione internazionalista per costruire in ogni paese veri partiti comunisti, che tengano pienamente conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e siano all’altezza dei compiti posti dalla seconda crisi generale del capitalismo e dalla connessa situazione rivoluzionaria in sviluppo!

 

Dall’inizio di agosto tutti i lunedì in molte città tedesche, in particolare nel territorio della ex Repubblica Democratica Tedesca (RDT) ma anche nel vecchio territorio della Repubblica Federale Tedesca (RFT), migliaia di disoccupati, di lavoratori, di giovani e di casalinghe dimostrano contro il piano (chiamato “Hartz IV”, parte della “Agenda 2010”) di austerità e di maggiori costrizioni e ristrettezze per i lavoratori e di maggiori libertà per i padroni che il governo Schröder-Fischer (socialisti + verdi) vuole imporre: restrizione delle condizioni e della durata del sussidio di disoccupazione, obbligo di accettare qualunque lavoro quale che sia il tipo, il salario e la località, attacco ai contratti collettivi nazionali di lavoro, allungamento dell’orario di lavoro e maggiore flessibilità, ecc. Queste misure colpiscono la massa della popolazione e si combinano con le misure specifiche che in questi mesi colpiscono un gran numero di operai, in particolare delle grandi aziende: Daimler-Chrysler, Volkswagen, Opel. Il governo Schröder-Fischer cerca in sostanza di fare un altro passo avanti nell’imporre anche ai lavoratori tedeschi quello che negli altri paesi europei i rispettivi governi e classi dominanti stanno imponendo o hanno già imposto ai lavoratori: l’eliminazione delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia grazie alla prima ondata della rivoluzione proletaria. I manifestanti chiedono le dimissioni del governo Schröder-Fischer e l’accantonamento del piano “Hartz IV”.

Si tratta di grandi manifestazioni di massa. Oramai molte decine di migliaia di persone si mobilitano ogni settimana: sono giunte a manifestare in più di 200.000 contemporaneamente in più di 220 città. L’assemblea dei delegati dei dimostranti di 66 città, tenuta a Lipsia sabato 28 agosto, ha fissato una manifestazione nazionale a Berlino per domenica 3 ottobre e ha eletto un comitato per organizzarla. E, cosa ancora più importante, queste manifestazioni sono nate e si sono svolte indipendentemente dai sindacati collaborazionisti e dai vecchi partiti di regime. Inutilmente, almeno finora, questi hanno tentato con manovre d’ogni genere e col sostegno della polizia e dei Servizi Segreti di disperdere o almeno dividere i manifestanti e farli rientrare nei loro ranghi.

Questa ondata di lotte dei lavoratori del più importante paese imperialista d’Europa e l’ostinazione dei padroni e del loro governo confermano che non esiste una via d’uscita socialdemocratica alla seconda crisi generale del capitalismo. Come non fu possibile una via d’uscita socialdemocratica alla prima crisi generale del capitalismo, nella prima metà del secolo scorso. Essa fu risolta da due guerre mondiali e dalla prima ondata della rivoluzione proletaria che creò l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti, distrusse i vecchi imperi coloniali e fece progredire le masse popolari di tutto il mondo. Il “capitalismo dal volto umano” è finito anche in Germania. La crisi politica si approfondisce anche in Germania.

Fin da quando, subito dopo la Seconda Guerra mondiale, con l’aiuto e sotto la tutela della borghesia imperialista americana, ha creato la Repubblica Federale, la borghesia imperialista tedesca è sempre stata molto attenta a dare ai lavoratori tedeschi le migliori condizioni di lavoro e di vita. Essa doveva interdire la Germania al movimento comunista. Quanto più il movimento comunista era forte e influente nel mondo e maggiore il prestigio dell’Unione Sovietica, della Repubblica Democratica Tedesca e del campo socialista, tanto più attenta è stata la borghesia 1. a soddisfare le aspirazioni dei lavoratori tedeschi per distoglierli dal comunismo e 2. a inquadrare ogni loro aspirazione nelle sue organizzazioni di massa che avevano il compito di ridurre le aspirazioni dei lavoratori a quelle che erano compatibili con la loro sottomissione alla borghesia. Nel frattempo la degenerazione economicista e riformista del movimento comunista caduto sotto la direzione dei revisionisti moderni, e la sua lenta e tormentosa decadenza hanno fatto la loro parte perché quella politica della borghesia avesse successo. Quanto più i revisionisti moderni riducevano il movimento comunista a semplice rivendicazione di miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro di lavoratori sottomessi ai dirigenti (il “comunismo del gulasch” e degli “incentivi materiali come motore principale dell’attività individuale” lanciato da Kruscev, il comunismo della “rivoluzione tecnico-scientifica” predicato da Breznev), tanto più facilmente, finché gli affari andavano bene, cioè finché durava il periodo (i “trent’anni gloriosi”) di ripresa dell’accumulazione del capitale e di espansione dell’attività economica succeduto alla prima crisi generale del capitalismo, la borghesia poteva dimostrare che il capitalismo era meglio del socialismo nel migliorare le condizioni di vita e di lavoro. Tanto più che i paesi socialisti, amministrati dai revisionisti con metodi borghesi, non potevano che diventare sempre più fallimentari e arretrati anche sul semplice piano del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. I due sistemi “convergevano”, come predicavano Sakharov e i suoi famigerati soci. In questa convergenza verso il “capitalismo dal volto umano”, la borghesia imperialista aveva la meglio sul piano economico, affermò la sua egemonia culturale e in definitiva vinse sul piano politico. La Germania borghese doveva essere e fu la vetrina del capitalismo. Non potendo permettere ai lavoratori di andare verso l’emancipazione dai capitalisti e la dignità sociale di uomini liberi associati (cioè il comunismo), la borghesia dava ai lavoratori beni di consumo. La pace sociale è stata per decenni la regola d’oro di ogni governo della RFT. Per alcuni decenni la RFT è stata per eccellenza il paese del “capitalismo dal volto umano” (il “modello renano”). La RFT è stata per alcuni decenni il paese del mondo dove i lavoratori hanno avuto dai capitalisti di più con in proporzione meno lotte condotte direttamente da loro stessi, grazie ai rapporti di forza tra il movimento comunista internazionale e la borghesia imperialista. Ebbene, quell’epoca è finita. La nuova crisi generale del capitalismo iniziata negli anni ‘70 è avanzata al punto che anche la borghesia tedesca ora deve togliere ai lavoratori anche quello che la forza del movimento comunista internazionale l’aveva comunque costretta a dare. La lotta di classe emerge nuovamente con forza alla luce del sole. I lavoratori tedeschi protestano perché la borghesia vuole togliere quello che già da anni hanno e la borghesia imperialista tedesca raccoglie la sfida: “senza riforme la Germania è fuorigioco”. Cioè senza l’eliminazione delle conquiste portate alle masse popolari dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, i gruppi imperialisti tedeschi non possono sostenere la concorrenza con gli altri gruppi imperialisti, la crisi dell’economia capitalista della Germania si aggrava e la Germania precipita nel caos.

Domenica 19 settembre in due degli Stati che compongono la Repubblica Federale Tedesca, il Brandeburgo con capitale Postdam e la Sassonia con capitale Dresda, i due partiti che da decenni per conto dei gruppi imperialisti si alternano alla testa della Repubblica Federale Tedesca (i socialisti della SPD e i democratici cristiani della CDU) hanno subito entrambi una sonora sconfitta. La SPD che governava nel Brandeburgo è scesa dal 39.3 al 31.9% e la CDU dal 26.5 al 19.4%. In Sassonia la CDU che era al governo è scesa dal 56.9 al 41.1% e la SPD dal 10.7 al 9.8%.

Il malcontento delle masse cresce e si esprime sempre più apertamente. Il giochetto dell’alternanza dei due partiti borghesi regge sempre meno. La crisi politica avanza. Il regime politico è sempre più precario. Con i vecchi sistemi la borghesia riesce sempre meno a governare le masse popolari e le sue proprie contraddizioni interne e internazionali.

Di fronte al tracollo elettorale dei suoi due principali partiti, la borghesia tedesca e internazionale ha cercato di spostare l’attenzione del pubblico dalla sconfitta dei suoi vecchi partiti alla “vittoria” dei suoi manutengoli dei partiti neonazisti. Nel Brandeburgo la DVU è passata dal 5.3 al 6.1% e in Sassonia il NPD dal 1.4 al 9.2%. La borghesia gioca alla paura: o i vecchi partiti borghesi o il nazismo! Presenta i partiti neonazisti come se questi fossero sì una minaccia alla civiltà, ma una minaccia che viene dalle masse popolari ostili ai governi borghesi. Compie un aperto tentativo di criminalizzare e discreditare la protesta e la lotta contro le misure di austerità e di maggiori costrizioni per i lavoratori e di maggiori libertà per i padroni. In realtà i due partiti neonazisti che hanno raccolto voti nei due Stati sono creature della stessa borghesia imperialista, assaggi che alcuni gruppi imperialisti compiono di mobilitare le masse popolari al servizio dei loro progetti, per l’eventualità che i vecchi partiti borghesi si rivelassero incapaci di far fronte alla situazione. Essi sono già oggi una vera minaccia per le masse popolari

- nella misura in cui già oggi ostacolano l’organizzazione delle masse popolari: 1. perseguitano, di rincalzo alla polizia ufficiale e segreta del regime, i comunisti e i lavoratori avanzati, 2. pongono in primo piano le contraddizioni interne alle masse stesse (tra tedeschi e stranieri, tra locali e immigrati, tra uomini e donne, ecc.) rispetto alla contraddizione tra masse popolari e borghesia imperialista, 3. portano tra le masse quella divisione che i sindacati collaborazionisti e i vecchi partiti di regime non riescono a portare, 4. cercano di tagliare l’erba sotto i piedi alla rinascita del movimento comunista con la demagogia (promettono di sanare i mali del capitalismo senza eliminare il capitalismo)

- e nella misura in cui, in caso di necessità, domani la borghesia tedesca può fare di essi i propri campioni politici, come negli anni ‘30 fece col vecchio partito nazista di Hitler.

Essi insomma sono una minaccia per le masse popolari proprio perché oggi sono agenzie sussidiarie della borghesia imperialista e della sua controrivoluzione preventiva, e perché sono gli embrioni di una soluzione di riserva che la borghesia sostiene già oggi attraverso mille canali politici, culturali ed economici. Contendono ai comunisti il ruolo di centro della mobilitazione e dell’organizzazione del malcontento e dell’indignazione popolare contro il sistema attuale, della sua sovversione. Sono partiti che la borghesia già oggi presenta come i veri portatori della protesta e degli interessi delle masse popolari che essa stessa calpesta. Esattamente come avviene per i gruppi fascisti nel nostro paese (Forza Nuova, ecc.).

In realtà nelle elezioni di domenica 19 settembre ha guadagnato voti anche il PDS, il partito erede del vecchio partito dirigente della Repubblica Democratica Tedesca. In Brandeburgo il PDS è passato dal 23.3 al 28% e in Sassonia dal 22.2 al 23.6%. Ora il PDS è sì un partito che collabora con la borghesia e ancora più vorrebbe collaborare, ma è ancora inaffidabile per essa. Infatti decine di migliaia dei suoi militanti e sostenitori mantengono mille legami con gli aspetti positivi dei vecchi paesi socialisti (più in particolare, della RDT) e del vecchio movimento comunista. Il PDS è all’incirca ancora nella posizione in cui era da noi il vecchio PCI prima del 1989. È una delle manifestazioni di quanto sia difficile e complicata per la borghesia imperialista la restaurazione del capitalismo nei vecchi paesi socialisti, benché per più decenni, a partire dagli anni ‘50, i revisionisti moderni avessero logorato e corroso i loro ordinamenti e avessero cercato di restaurare pacificamente e gradualmente il capitalismo. In particolare la borghesia imperialista tedesca ha sì ingoiato la RDT, ma gli è rimasta sullo stomaco! Il PDS è un partito che aspira a diventare partito di governo nello Stato della borghesia imperialista. All’incirca come il Partito della Rifondazione Comunista (PRC) nel nostro paese. Ma è anche il partito che raccoglie consensi ancora in nome delle conquiste del vecchio movimento comunista e che vive del suo prestigio. I voti che questo partito ha raccolto misurano lo spostamento a sinistra delle masse popolari, la crescita della loro ostilità al regime e l’indebolimento tra le masse popolari della pregiudiziale anticomunista su cui dalla sua nascita si basa la Repubblica Federale Tedesca. Essi sono ovviamente anche un indizio di quante illusioni le masse popolari ancora nutrono nella possibilità di conservare le loro conquiste e di migliorare le loro condizioni nell’ambito dell’attuale ordinamento della società della borghesia imperialista, verso cui il PDS professa assoluta fedeltà.

Ancora più significativo è che il MLPD (Partito Marxista Leninista Tedesco) ha svolto e svolge un ruolo importante nelle dimostrazioni del lunedì. Questo conferma che tra le masse popolari la discriminante anticomunista si incrina sempre più, nonostante la forsennata campagna anticomunista che da sempre la borghesia tedesca conduce tra di esse. Questo conferma che la barriera anticomunista ha retto solo finché il buon andamento complessivo degli affari ha permesso alla borghesia di cedere alle richieste dei lavoratori elaborate e filtrate dalle sue organizzazioni operaie, ridotte alla sola richiesta di miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro. Non era principalmente né la propaganda anticomunista né la persecuzione dei comunisti che tenevano lontano gli operai tedeschi dal comunismo. La propaganda anticomunista e la persecuzione dei comunisti erano efficaci solo finché la borghesia poteva concedere almeno una parte di quello che prometteva e si combinavano con un movimento comunista che i revisionisti moderni avevano ridotto a semplice movimento rivendicativo di miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro. Nei prossimi mesi e anni starà sempre più ai comunisti dimostrare nella pratica di non essere solo il partito della difesa delle conquiste che sarebbe travolto dal progredire della crisi generale, ma di essere all’altezza dei compiti che la nuova crisi generale e la connessa situazione rivoluzionaria in sviluppo pongono ad essi: di essere il partito capace di condurre le masse popolari a fare la rivoluzione socialista e a fare di tutta la Germania un nuovo paese socialista.

La crisi economica della Germania non è momentanea, non è una crisi destinata a riassorbirsi in poco tempo. Non è un’oscillazione ciclica congiunturale. È la manifestazione nelle forme specifiche della formazione economico-sociale tedesca della seconda crisi generale del capitalismo. La crisi politica tedesca ne è un aspetto. La crisi generale è una crisi economica che tracima in crisi politica e culturale e che trova soluzione solo sul piano politico - come è avvenuto per la prima crisi generale del capitalismo nella prima metà del secolo scorso. Crisi economica e crisi politica sono destinate ad approfondirsi, ovviamente attraverso oscillazioni, momenti di aggravamento e momenti di ripresa. La crisi tedesca è il punto focale della crisi europea e aggrava la crisi europea. Essa coinvolge tutta l’Europa. Essa porterà i gruppi imperialisti europei a cercare di accelerare la costruzione dell’Unione Europea. I gruppi imperialisti europei non concepiscono altra via d’uscita alla crisi attuale che partecipare con più forza al saccheggio del mondo, ritagliarsi una parte maggiore del bottino dello sfruttamento dei lavoratori e della masse popolari di tutto il mondo. Al di là delle attuali intenzioni personali dei caporioni della borghesia imperialista e dei suoi ideologi, questo li porta alla resa dei conti con i gruppi imperialisti USA. Questi infatti attualmente si prendono la parte del leone e a loro volta la crisi generale del capitalismo li spinge a pretendere di aumentare la loro parte. Il senso reale del riarmo degli USA, della militarizzazione degli USA, dell’aggressione all’Afganistan, all’Iraq e ad altri paesi oppressi e del sostegno illimitato ai gruppi sionisti che colonizzano la Palestina è l’eliminazione delle conquiste delle masse popolari americane e il mantenimento e consolidamento della loro egemonia sugli altri gruppi imperialisti nella spartizione del bottino dello sfruttamento imperialista. Le contraddizioni tra i gruppi imperialisti sono destinate ad aggravarsi. La contraddizione tra la borghesia imperialista e le masse popolari in ogni paese, la contraddizione tra la borghesia imperialista e i paesi oppressi, la contraddizione tra i gruppi e gli Stati imperialisti interagiscono tra loro e si aggravano a vicenda.

Tutto ciò può svilupparsi solo nella mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari per instaurare nuovi paesi socialisti o nella mobilitazione reazionaria delle masse popolari per la guerra interimperialista. Non esiste altra via d’uscita. La resistenza dei paesi oppressi (dall’Iraq alla Colombia, dalle Filippine al Perù, dal Nepal alla Palestina) alla ricolonizzazione, già oggi aiuta potentemente le classi oppresse dei paesi imperialisti a sviluppare un nuovo movimento rivoluzionario. È per questo che tutti i comunisti devono mobilitarsi e lavorare con energia per ricostruire in ogni paese veri partiti comunisti. Questi nel loro insieme costituiranno il terzo polo, di fronte ai due poli imperialisti che si vanno formando uno attorno ai gruppi imperialisti USA e l’altro attorno ai gruppi imperialisti franco-tesdeschi. Solo la costruzione di questo terzo polo rappresenta la salvezza dell’umanità e il suo futuro.

Per questo è d’importanza capitale per l’avvenire dell’umanità la lotta che si sta svolgendo per armare il movimento comunista e ogni partito comunista di una giusta concezione materialista-dialettica del mondo, di un giusto programma della rivoluzione socialista, di una giusta linea di condotta e di un giusto metodo d’azione e di pensiero. La mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari può realizzarsi ed avere successo solo se si formano partiti comunisti che tengono pienamente conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria: cioè che siano partiti clandestini e che abbiano come loro strategia la guerra popolare rivoluzionaria. In una parola che siano partiti marxisti-leninisti-maoisti.

Occorre difendere con le unghie e con i denti le conquiste delle masse popolari e approfittare di ogni occasione per strappare miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Non bisogna fermarsi a quello che è accettabile e ragionevole per la borghesia: non esiste alcuna soluzione accettabile per le masse popolari che sia anche compatibile con l’attuale ordinamento sociale. Ogni passo avanti delle masse popolari aggrava certamente la crisi dell’attuale ordinamento sociale: proprio per questo bisogna cambiare l’ordinamento generale della società. Difendendo le conquiste occorre quindi accumulare attorno al partito comunista le forze necessarie per instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale, per costruire nuovi paesi socialisti. L’esperienza quotidiana e il lavoro di propaganda e di organizzazione condotto dai comunisti porteranno giorno dopo giorno una parte crescente dei lavoratori a rendersene conto e a imboccare la via della rivoluzione socialista.

 

Solidarietà con i lavoratori tedeschi in lotta contro il governo Schröder-Fischer! Solidarietà internazionalista con i comunisti tedeschi!

 

Un altro mondo è possibile! È quello di cui la Comune di Parigi prima e i primi paesi socialisti poi hanno indicato la strada!

 

Avanzare in ogni paese nella ricostruzione del partito comunista per instaurare nuovi paesi socialisti!

 

Solo la ricostruzione di veri partiti comunisti avvia la soluzione della crisi e l’uscita dal marasma in cui il capitalismo ci ha gettato e ogni giorno più ci sprofonda. La ricostruzione di veri partiti comunisti è il primo necessario passo verso la costruzione di un nuovo mondo!

 

No alla costruzione del polo imperialista europeo! No all’Europa dei padroni! No alla Costituzione europea!

 

Sostenere la lotta della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari contro l’eliminazione delle conquiste! Sostenere ogni lotta per aumentare i salari, creare nuovi posti di lavoro, diminuire i ritmi e gli orari di lavoro, migliorare le condizione di igiene e sicurezza sul posto di lavoro!

 

Lottare per una istruzione pubblica e progressista, che non si limiti a insegnare un mestiere, ma dia a ogni giovane una cultura universale e una formazione politecnica!

 

Promuovere e sostenere le lotte delle donne contro la discriminazione, contro la pornografia e contro l’oscurantismo clericale del Vaticano! Promuovere e sostenere le lotte degli immigrati contro la discriminazione razziale e nazionale, l’esclusione dalla società e la repressione! Difendere le pensioni e le liquidazioni (TFR) dagli speculatori dei fondi pensione! Difendere e far valere il diritto universale alla migliore assistenza sanitaria consentita dall’attuale livello della scienza e della tecnica!

 

Fare di ogni lotta difensiva e rivendicativa una scuola di comunismo!

 

Solidarietà con tutti i rivoluzionari e i proletari prigionieri della borghesia imperialista!

 

Sostenere la resistenza delle masse popolari della Palestina, dell’Iraq e dell’Afganistan, degli altri paesi oppressi contro l’occupazione, fino alla vittoria sugli occupanti e sui sionisti!

 

Sostenere la rivoluzione democratica antimperialista delle masse popolari arabe e musulmane!

 

Sostenere la guerra popolare rivoluzionaria in corso in Perù, Nepal, India, Filippine, Turchia!

 

Abbattere il governo Berlusconi e la sua banda di razzisti, fascisti, mafiosi, clericali, speculatori, avventurieri a cui la borghesia imperialista ha affidato il governo del paese e a cui i governi del centro-sinistra (Dini, Prodi, D’Alema, Amato) hanno aperto la strada!

 

No alla continuazione della politica di Berlusconi per mano di Prodi, Rutelli, Casini, Follini, Fazio, Fassino, Cossuta o Bertinotti!

 

Promuovere e appoggiare ogni movimento e forma di sostegno alla resistenza delle masse popolari irachene e palestinesi all’occupazione delle truppe americane, sioniste e alleate! Prevenire ogni forma di adesione all’aggressione imperialista che il PRC, il PDCI e i Verdi probabilmente metteranno in campo sotto la bandiera dell’ONU!

 

No alla concertazione! No alla collaborazione di Epifani, Pezzotta e Angeletti con Montezemolo e Billé! I sindacati sono dei lavoratori! Spetta ai lavoratori decidere la linea dei sindacati e scegliere i loro dirigenti! Basta con l’espulsione dei lavoratori comunisti dai sindacati!

 

Classi e popoli oppressi, donne delle masse popolari, uniamoci nella lotta contro la borghesia imperialista!

 

W la rinascita del movimento comunista!

 

Diffondere la parola d’ordine: Fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Costituire comitati clandestini del (nuovo)Partito comunista italiano in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa!