La Voce 14

X° anniversario della fondazione dei CARC

venerdì 18 luglio 2003.
 

Saluto della CP all’Assemblea per il X° anniversario della fondazione dei CARC

Roma 7 dicembre 2002

Testo del videomessaggio letto da G. Maj

 

Sono molto contento dell’occasione che mi è data di salutare a nome di tutta la Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano i compagni e le compagne che partecipano alla celebrazione del 10° anniversario della fondazione dei CARC, sia i compagni e le compagne che parteciparono già al convegno di Viareggio del `92 quando furono costituiti i CARC e che hanno continuato lungo tutti questi 10 anni il nostro lavoro, sia le compagne e i compagni che si sono aggregati ai CARC nel corso di questi 10 anni. Saluto anche a nome della CP i compagni delle altre Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS) che si sono aggregati in questi ultimi anni e in questi ultimi mesi nel Fronte Popolare per la ricostruzione del partito comunista italiano.

Questa celebrazione cade nel contesto di tre avvenimenti che sintetizzano e rappresentano bene nel loro complesso lo sconvolgimento che la borghesia imperialista sta portando nel mondo. Parlo dell’aggressione all’Iraq, della lotta degli operai della FIAT e del movimento no global.

L’aggressione dei gruppi imperialisti americani contro l’Iraq rappresenta in maniera efficace la situazione della borghesia imperialista. Per mantenere il loro predominio nel mondo devono arrivare a instaurare nei singoli paesi dei veri e propri protettorati. Gli imperialisti americani stanno estendendo di mese in mese il numero dei paesi dove installano loro truppe, loro poliziotti, loro agenzie. Gli altri gruppi imperialisti per non cedere terreno per mantenere e per difendere i loro interessi dai gruppi imperialisti americani devono collaborare a questa sistematica aggressione che essi conducono contro gli altri paesi. Questo è il primo avvenimento a cui accennavo.

Il secondo avvenimento su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è la lotta che gli operai della FIAT conducono contro lo smantellamento dell’azienda. Due anni fa Agnelli ha venduto alla General Motors gli stabilimenti della FIAT. Questa è la realtà: si è impegnato a liquidare la produzione automobilistica della FIAT, ha ceduto alla Generai Motors la sua quota di mercato in cambio di soldi che ha investito nelle assicurazioni e in altre attività speculative. Tutta la classe dirigente italiana, gli uomini politici, i sindacalisti di regime, gli alti prelati erano al corrente di questo mercato concluso due anni fa. Oggi Agnelli sta semplicemente compiendo il primo passaggio, adempiendo alla prima clausola di questo contratto, liquidando il primo gruppo di lavoratori, di operai della FIAT e di operai dell’indotto. Tutta la classe dominante è impegnata unicamente a fare in modo che questa liquidazione avvenga senza disordini, avvenga nella maniera più tranquilla possibile. Essi vogliono impedire quello che invece noi cerchiamo di realizzare, che gli operai della FIAT raccolgano attorno a loro, mobilitino attorno a loro i lavoratori, le masse popolari degli altri settori lavorativi che sono ugualmente colpiti per altre vie e in mille altri modi dalla borghesia imperialista.

Il terzo avvenimento è il movimento no global. Si è appena concluso qualche settimana fa a Firenze il Forum Sociale Europeo. È la manifestazione del fatto che un numero crescente di rappresentanti di tutte le classi popolari rifiuta l’attuale ordinamento sociale. La repressione che colpisce gli organizzatori di questo movimento è il sintomo dell’importanza che questo movimento ha nonostante i suoi limiti. Il fatto che la sensazione, ancora confusa quanto volete, che questo ordinamento sociale non può continuare e non ha futuro vada diffondendosi in tutte le classi delle masse popolari, è un sintomo del futuro che ci aspetta.

Questi tre avvenimenti nel loro complesso, nella loro combinazione, rappresentano il livello di sviluppo a cui è arrivata la crisi generale del sistema capitalista, quella crisi generale che è uno degli elementi portanti della teoria su cui vennero fondati i CARC e su cui i CARC hanno regolato nei dieci anni passati il loro lavoro. quella teoria che la CP ha fatto interamente propria e che sta arricchendo e sviluppando per adempiere al proprio compito di ricostruire il nuovo partito comunista, di costruire un vero partito comunista.

A tutte queste manifestazioni del fallimento del proprio ordinamento sociale, del proprio sistema sociale la borghesia imperialista sempre più spesso oppone che “però non c’è alternativa”: “però, dicono, i nostri critici, i nostri oppositori non hanno alternative da presentare”. Questa tesi, questa affermazione della borghesia imperialista è propaganda di guerra, è un’arma con cui la borghesia imperialista cerca di impedire che le masse popolari, i lavoratori, gli operai acquistino fiducia in se stessi e lottino per instaurare un nuovo e superiore ordinamento della società. Questo ordinamento in realtà esiste: è il socialismo. Non è un caso che la borghesia imperialista denigri in ogni modo le esperienze dei primi paesi socialisti. Mentre rivaluta il fascismo, la monarchia, il papato, tutte le anticaglie reazionarie, la borghesia non perde occasione per denigrare l’esperienza dei paesi socialisti, perché questi paesi hanno dimostrato e hanno mostrato la strada e le prime tracce su cui tutta l’umanità si incamminerà. Tutta l’umanità si incamminerà sicuramente su questa strada, perché non ha altra strada per uscire dal marasma in cui la borghesia imperialista sta gettando il mondo. I limiti, gli errori delle prime esperienze fatte dai primi paesi socialisti sono i limiti e gli errori che accompagnano la nascita e il sorgere di ogni nuovo mondo, sono come il sangue di cui è imbrattato ogni bambino che nasce. Noi comunisti li studiamo. Dobbiamo studiarli con molta cura. Proprio perché, siccome ci aspetta e sta davanti a noi una nuova ondata della rivoluzione proletaria e abbiamo il compito di fondare nuovi paesi socialisti, dobbiamo mettere la massima cura a imparare dall’esperienza passata per evitare gli errori e per superare il limiti che hanno portato questi paesi socialisti al crollo, alla fine della grande e gloriosa opera che essi hanno svolto. L’esperienza dei primi paesi socialisti è una miniera di insegnamenti e di esperienze che noi valorizziamo e dobbiamo valorizzare. Noi non possiamo dire oggi quando ed esattamente in che forma l’umanità imboccherà la strada per creare nuovi paesi socialisti. Ma siamo sicuri che la imboccherà, perché non ha altra strada davanti a sé e, in realtà, se ben guardiamo il presente, noi vediamo che già nel presente è in corso un processo, una sequenza di avvenimenti che preparano questo futuro.

Oggi, se guardiamo a fondo gli avvenimenti che si svolgono, se cerchiamo il filo e la ragione che uniscono i vari avvenimenti interni del nostro paese e quelli internazionali, noi ci accorgiamo chiaramente che sono oggi in corso nel mondo due guerre.

Da una parte c’è una guerra interimperialista che i gruppi imperialisti stanno preparando. È una guerra inevitabile, perché ogni gruppo imperialista è obbligato a valorizzare il proprio capitale per mantenere il suo potere sulle masse popolari su cui si fonda, deve succhiare il profitto che altri gruppi imperialisti estraggono dalle masse. Oggi tutta una serie di avvenimenti si possono interpretare, acquistano il loro significato e sono spiegabili solo se si tiene conto che i gruppi imperialisti sono destinati per loro stessa natura a scontrarsi l’uno contro l’altro. È una guerra non ancora dichiarata, è una guerra che si svolge soprattutto con attentati, colpi di mano, complotti, ma è una tendenza che i gruppi imperialisti seguono al di là della loro consapevolezza e delle loro intenzioni.

L’altra guerra è quella che la borghesia imperialista nel suo insieme, cioè tutti i gruppi imperialisti conducono contro le masse popolari. Anche questa è una guerra non dichiarata, è una guerra che non ha frontiere ben definite, perché è una guerra che si svolge in ogni paese, in ogni angolo del mondo, nei paesi imperialisti, come nei paesi ex socialisti, come nei paesi oppressi. È una guerra di cui vediamo chiaramente le vittime. Sono i milioni di persone che muoiono per fame, i milioni di persone emarginate da ogni dignità sociale, private di ogni ruolo nella società, sono i lavoratori resi sempre più precari, flessibili, sempre più privati dei diritti che avevano conquistato. Sono i milioni di persone depresse e che muoiono per malattie curabili, che muoiono di fame, che sono gettati ai margini della società dalle misure che la borghesia imperialista prende per restare a galla. Noi vediamo bene le vittime di questa guerra, anche se non è dichiarata.

Ebbene è la combinazione di queste due guerre che spiega la gran parte se non tutti gli avvenimenti che presi uno a uno sembrano inesplicabili. E proprio nella combinazione di queste due guerre si vanno delineando i protagonisti dello scontro che risolverà la crisi attuale. Si vanno delineando i fronti, i poli che si scontreranno e dal risultato dello scontro dei quali verrà fuori la soluzione di questa crisi generale.

Un polo è quello dei gruppi imperialisti riuniti attorno ai gruppi imperialisti americani. È sicuramente oggi il polo più organizzato, quello unito alla più vecchia potenza dominante. È quello che eredita in maniera più diretta gli strumenti di potere del vecchio sistema imperialista, ma è anche il polo il cui prestigio e la cui forza sono in declino. È un polo che vive solo succhiando risorse economiche, finanziarie e umane da ogni parte del mondo. È un polo che suscita contro di sé il risentimento e la lotta inevitabile sia degli altri gruppi imperialisti sia delle masse popolari.

Il secondo polo è appunto quello formato dai gruppi imperialisti che sono coartati, i cui interessi sono lesi dalla politica dei gruppi imperialisti americani. È un polo ancora poco organizzato. Gli avvenimenti non sono ancora abbastanza sviluppati perché sia definita la composizione di questo schieramento. È un polo che sicuramente avrà al suo centro i gruppi imperialisti europei, che possono salvaguardare il proprio dominio in Europa e possono uscire dalla stagnazione economica e dalle difficoltà politiche in cui si trovano solo arrivando alla resa dei conti con i gruppi imperialisti americani.

Ma esiste anche un terzo schieramento che gli altri due hanno interesse a far dimenticare, di cui hanno interesse a negare l’esistenza, ed è il movimento comunista internazionale. È un polo che oggi è sicuramente molto debole, tanto debole che è facile farne dimenticare l’esistenza. Bene, noi comunisti, i partiti comunisti che stiamo creando, siamo invece i portavoce, i promotori, i protagonisti di questo terzo polo. È essenziale che noi difendiamo e costruiamo l’autonomia di questo terzo polo, che è quello che può aggregare le masse popolari di ogni angolo del mondo al di sopra delle loro divisioni di razza, di nazione, di religione, di sesso; al di sopra di ognuna delle altre divisioni su cui fanno leva tutti gli altri gruppi imperialisti per mettere masse contro masse. Se voi guardate, una delle tendenze pericolose ma diffuse proprio nel movimento anticapitalista nel nostro paese è quella che, pur volendo essere anticapitalista, si mette a rimorchio dei gruppi imperialisti europei e a rimorchio del Vaticano approfittando, basandosi, facendo leva sull’opposizione di questi gruppi e del Vaticano ai gruppi imperialisti americani che conducono ancora oggi il gioco di tutta la borghesia imperialista. Mettersi a rimorchio dei gruppi imperialisti americani o europei, del Vaticano o di gruppi imperialisti di altro genere vuole dire oggi lavorare per la guerra interimperialista. È solo questo polo che può trasformare la guerra che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in una guerra che le masse popolari conducono contro la borghesia imperialista, e in questa maniera prevenire anche la guerra interimperialista. Noi siamo i promotori di questo polo. È per questo che dobbiamo ricostruire dei veri partiti comunisti.

Per i compiti che attendono questo polo come protagonista della politica mondiale noi dobbiamo costruire dei partiti comunisti clandestini, cioè capaci di operare qualunque misura prenda la borghesia imperialista per soffocarci. Oggi a volte sembra che questa nostra linea, che questa nostra decisione sia sproporzionata rispetto alle misure che la borghesia imperialista prende. Ma, compagni, noi dobbiamo guardare al futuro, dobbiamo guardare in avanti, cioè dobbiamo costruire fin da subito, fin da oggi, il nostro schieramento in modo che sia capace di adempiere ai propri compiti. Per questo la decisione, la linea per cui i nuovi partiti comunisti devono essere partiti clandestini è una decisione fondamentale, essenziale, costitutiva di nuovi veri partiti comunisti.

Questo non vuole dire che solo i compagni che lavorano con noi, che lavorano in base a questa scelta, in base a questa linea, compiono un lavoro utile. Noi siamo del parere che i CARC hanno svolto in questi anni un lavoro molto importante e che abbiano ancora da svolgere negli anni a venire un lavoro altrettanto importante. Siamo convinti che tutte le forze soggettive, sia quelle che oggi sono già unite nel FP-rpc. sia quelle che si uniranno via via nel Fronte, hanno da svolgere un grande e importante lavoro, un lavoro essenziale. Noi non potremmo portare avanti il nostro lavoro di ricostruzione dei partiti comunisti oggi, di rinascita del movimento comunista e domani il lavoro di raccolta delle forze rivoluzionarie, di accumulazione delle forze rivoluzionarie attorno ai partiti comunisti, se tutte le forze soggettive non svolgessero l’importante lavoro che oggi svolgono. Esse creano, di fatto, anche se non se ne rendono conto, un terreno più favorevole al lavoro che noi dobbiamo svolgere, al lavoro che stiamo svolgendo, al lavoro di ricostruzione dei partiti comunisti. Ovviamente i risultati che esse ottengono sono tanto maggiori quanto più sono coscienti che la ricostruzione dei partiti comunisti oggi e l’appoggio ai partiti comunisti domani sono il centro attorno al quale deve unificarsi il lavoro che esse svolgono. Il loro lavoro è importante, perché la ricostruzione dei partiti comunisti non può procedere, non può crescere se non cresce tra le masse popolari e in primo luogo tra gli operai una maggior fiducia in se stessi. Noi abbiamo sempre sostenuto e sosterremo sempre che non è vero che le lotte di difesa, la difesa delle conquiste dei diritti acquisiti non è possibile, benché tutte le condizioni economiche spingano la borghesia a eliminare queste conquiste e a cancellare ogni diritto dei lavoratori. Nella misura in cui i lavoratori si uniscono, nella misura in cui il movimento dei lavoratori cresce e nella misura in cui si sviluppano la ricostruzione del partito comunista e il lavoro dei partiti comunisti, anche le lotte di difesa possono ritardare i colpi della borghesia imperialista, possono costringere la borghesia imperialista a rimandare le misure che eliminano le conquiste dei lavoratori, possono difendere e perfino allargare, nonostante le costrizioni a cui la crisi generale spinge la borghesia imperialista, i diritti e le conquiste delle masse popolari. Quindi non c’è un limite ai risultati che oggi possiamo ottenere. I limiti che oggi sussistono sono legati all’arretratezza con cui noi e le forze soggettive assieme a noi conducono questa battaglia.

Nella misura in cui le forze soggettive mettono al centro del loro lavoro di oggi la ricostruzione del partito comunista, cioè la creazione di un terreno favorevole alla ricostruzione del partito comunista, anche i limiti delle lotte di difesa possono essere allargati e possono essere superati. Per questo noi facciamo un appello alle FSRS in primo luogo perché mettano al centro del loro lavoro la ricostruzione dei partiti comunisti. Oggi questo è oggettivamente il centro dello scontro tra al borghesia imperialista e la classe operaia. Che ne siamo coscienti o non ne siamo coscienti, questo è il punto che determina lo sviluppo del futuro. Se noi daremo dei risultati positivi, se conquisteremo dei successi su questo punto, il resto seguirà. Finché non avremo conquistato dei risultati su questo punto, non potremo procedere oltre. Noi quindi ci appelliamo alle forze soggettive perché mettano sempre più al centro del loro lavoro e organizzino tutti gli aspetti del loro lavoro attorno a questo punto.

Facciamo inoltre un appello ai lavoratori più avanzati, agli operai avanzati, ai giovani più ribelli, più generosi, alle donne più rivoluzionarie perché contribuiscano direttamente alla ricostruzione del partito costituendo comitati clandestini del nuovo partito comunista italiano. Collaborare alla ricostruzione del partito comunista vuol dire oggi abbracciare, fare proprio, dedicare la propria vita al compito più nobile e più bello a cui le donne e gli uomini del nostro paese possono dedicare la loro vita. Non esistono esuberi, compagni. La rivoluzione socialista, la causa dei lavoratori ha bisogno di ognuno di voi. Ognuno di voi può dare il suo contributo. La ricostruzione del partito comunista sintetizza le aspirazioni e i bisogni di tutti i lavoratori e di tutte le masse popolari. È quindi nella collaborazione alla ricostruzione del partito comunista che ogni persona trova un motivo fondante, centrale, che riempie la propria vita, che dà alla propria vita un senso. Collaborare alla ricostruzione del partito Comunista è l’appello che noi lanciamo. Che ogni compagno secondo le proprie forze, secondo le proprie capacità, secondo le proprie inclinazioni, secondo quello che sa fare di meglio contribuisca a questa grande e gloriosa causa.

Viva la ricostruzione del partito comunista italiano!

Viva la rinascita del movimento comunista italiano!

Viva la rinascita del movimento comunista internazionale!

Il comunismo vincerà!

A nome della Commissione Preparatoria rinnovo i saluti a tutti voi e vi auguro buon lavoro. Mi scuso per i difetti tecnici della ripresa: anche il nostro rafforzamento sul piano tecnico procederà di pari passo e procede di pari passo con la rinascita del movimento comunista e con la ricostruzione del partito comunista italiano. Buon lavoro.