Assimilare la concezione comunista del mondo, usarla per organizzare la rivoluzione socialista!

Comunicato del 24 luglio 2008
lunedì 28 luglio 2008.
 

(PNG) Avanti con forza nella campagna di propaganda del socialismo e nella campagna di organizzazione!

Raccogliamo i frutti della campagna elettorale di aprile, della crisi della sinistra borghese e della campagna vittoriosa condotta contro l’Ottavo Procedimento Giudiziario (OPG)!

La pubblicazione del Manifesto Programma ci fornisce una nuova formidabile arma per avanzare!

 

 

La crisi dell’ordinamento sociale borghese si dispiega in tutta la sua profondità e ampiezza davanti ai nostri occhi, in ogni aspetto e in ogni campo. Essa colpisce capillarmente ogni membro delle masse popolari.

Anche nei più ricchi paesi imperialisti il lavoro è sempre più precario, le condizioni di lavoro peggiorano e per un numero crescente di lavoratori il salario è già insufficiente a soddisfare i bisogni elementari di una vita dignitosa.

I diritti politici e civili degli individui sono continuamente ristretti. I conflitti tra i gruppi della classe dominante si accentuano.

I legami sociali si allentano. La solidarietà sociale diminuisce. Le condizioni della convivenza peggiorano. I gruppi sociali più deboli (immigrati, donne, bambini, anziani, minoranze, omosessuali) sono perseguitati, emarginati, additati come un peso.

La borghesia e il clero hanno distrutto in molti individui la fiducia di riuscire a conoscere la verità, di riuscire a capire come vanno le cose e di poterle trasformare in conformità con le idee più avanzate e con i sentimenti e le aspirazioni migliori. Il mondo è sempre meno comprensibile a quanti si attengono alle idee e alle concezioni correnti imposte dalla borghesia e dal clero. La confusione delle idee fa strage.

Le regole di comportamento non reggono alle sollecitazioni delle relazioni reali. La confusione e il disordine morale non sono meno del disordine mentale.

L’ambiente viene saccheggiato, sconvolto e inquinato fino a renderlo inadatto alla vita.

In breve: la crisi economica, politica, sociale, intellettuale, morale e ambientale pervade e corrode ogni aspetto della vita della società, rende amara la vita degli individui e degrada ogni parte dell’ambiente in cui viviamo.

 

Vent’anni fa l’indebolimento del movimento comunista è arrivato fino allo scioglimento dei vecchi partiti comunisti e alla dissoluzione dei primi paesi socialisti. La borghesia imperialista ha avuto nuovamente mano libera pressoché in tutto il mondo. Ha nuovamente esteso i suoi traffici a tutto il mondo, ad un livello superiore a quello cui era arrivata cento anni fa, prima dell’ondata di rivoluzioni proletarie del secolo scorso.

I risultati del nuovo libero dispiegamento della natura della borghesia sono sotto gli occhi di tutti. La crisi economica, politica, sociale, intellettuale, morale e ambientale che tormenta e minaccia l’umanità intera è il risultato della libertà d’azione che l’indebolimento del movimento comunista ha nuovamente lasciato alla borghesia.

 

Che la borghesia non abbia soluzione e rimedio alla crisi che ha generato, risulta con evidenza dal corso delle cose nei paesi imperialisti, anche nei più avanzati. Nel nostro paese ogni manifestazione della crisi del capitalismo è caratterizzata e aggravata dall’influenza clericale, del Vaticano e della sua Chiesa, che, stante la storia della borghesia italiana, dai tempi del Risorgimento come un’infezione diffusa debilita l’organismo della società borghese del nostro paese, permea e deforma ogni aspetto delle sue relazioni sociali. La borghesia in Italia ha bisogno del Vaticano e della sua Chiesa come un ammalato terminale ha bisogno di morfina. Ma nello stesso tempo ne risulta debilitata. È quindi normale che la società borghese nel nostro paese in questo periodo va peggio che in altri paesi imperialisti. Ma la crisi economica, politica, sociale, intellettuale, morale e ambientale imperversa, ineluttabile come un’epidemia dei tempi antichi, anche negli altri paesi imperialisti meno o per nulla indeboliti dall’infezione clericale.

Che la borghesia non abbia rimedio alla crisi in cui ci ha condotto, lo conferma la borghesia stessa. Non solo perché in nessuna parte del mondo adotta rimedi efficaci che pongono termine alla crisi. Notabili e organismi che hanno grande influenza tra le masse, come la Chiesa Cattolica, assistono indifferenti alla guerra di sterminio non dichiarata  che miete un numero crescente di vittime in ogni parte del mondo, perché stante la loro natura non hanno rimedi. Ma lo conferma anche con la sua cultura che diventa sempre più cultura d’evasione o pessimista, escatologica, da fine del mondo (esaurimento delle risorse naturali, sovrappopolazione, ecc.). Anche quelli che denunciano i mali presenti, proprio perché restano nell’ambito della cultura e dell’ordinamento borghese, danno una visione senza via d’uscita, disperata, che genera, in chi se ne lascia permeare, sconforto, rassegnazione, disperazione e cinismo. Viste con l’occhio della concezione borghese del mondo le condizioni in cui viviamo si mostrano come un caos informe in cui è impossibile orientarsi, un incubo che soffoca ogni voglia di vivere e di fare, una matassa ingarbugliata di cui è impossibile trovare il bandolo, un groviglio da cui è impossibile districarsi, un labirinto in cui non si sa che direzione prendere, da dove incominciare tanto tutto è marcio, contraddittorio, confuso, corrotto, inaffidabile.

Il mondo come l’abbiamo conosciuto nei decenni passati nei paesi imperialisti (il capitalismo dal volto umano), non esiste più, non può essere richiamato in vita. La debolezza della sinistra borghese consiste proprio in questo: insiste a contrapporre al mondo sconvolto e sagomato dalla crisi in corso, il mondo del capitalismo dal volto umano. Alla destra borghese che arrogante afferma i diritti dei più forti a schiacciare i più deboli, nel migliore dei casi contrappone flebilmente i diritti che, in tutt’altro contesto, il movimento comunista aveva fatto valere anche per i proletari, le donne, le minoranze, ecc. La sinistra borghese non sa andare e nemmeno guardare oltre l’ordinamento sociale borghese e si riduce a lamentarsi dell’azione selvaggia della destra borghese, a frenarla, quando è al potere a scimmiottarla maldestramente, come si è visto con il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti. Il mondo come l’abbiamo conosciuto nei decenni passati, non può più esistere. Anche la difesa delle conquiste ha possibilità di qualche successo solo nell’ambito della lotta per andare oltre l’ordinamento sociale borghese, nell’ambito della lotta per instaurare il socialismo.

 

La via d’uscita dal marasma attuale c’è.

È possibile far fronte con successo alla destra borghese. La concezione comunista del mondo ci permette di vedere chiaramente la via d’uscita dal marasma attuale. Chi abbandona la concezione borghese o clericale del mondo e assimila la concezione comunista del mondo, è in grado di comprendere chiaramente la natura dei vari aspetti attuali della società, degli individui e dell’ambiente, la loro origine, le loro connessioni, le loro possibilità di trasformazione. Grazie alla concezione comunista del mondo siamo in grado di definire la strada da seguire per dare un ordine a quello che esiste, per incominciare a trasformare e comporre un mondo superiore all’attuale, servendoci di quanto l’umanità ha fin qui costruito e conquistato.

 

I seguaci della cultura borghese e della cultura clericale descrivono in lungo e in largo, in maniera persino ossessiva e morbosa, la bruttura e il carattere caotico della società attuale, fino a generare nausea: disperazione in alcuni, rassegnazione e depressione in altri, rassegnazione ed evasione in altri, cinismo in altri ancora.

Solo quelli che grazie alla concezione comunista del mondo intravedono la via d’uscita dal marasma attuale e lavorano per realizzarla, traggono dalla crisi attuale alimento e spinta per progredire intellettualmente e moralmente.

Sempre più spesso essi producono manifestazioni notevoli in campo intellettuale e morale, accanto e di contro alle correnti manifestazioni di degradazione a cui ancora oggi le condizioni concrete della vita e la mentalità alimentata dalla borghesia e dal clero inducono milioni di uomini e di donne. Infatti con la mentalità borghese o clericale non possono fare altro, non intravedono altro comportamento e finiscono nella mobilitazione reazionaria delle masse popolari, nella criminalità, nell’indifferenza, nel cinismo, nella depressione o nella disperazione.

 

Quelli che vogliono porsi alla testa delle masse popolari e guidarle a porre fine al marasma attuale e a creare un nuovo superiore ordinamento sociale, hanno bisogno di conoscere e assimilare la concezione comunista del mondo: perché e come l’umanità è arrivata allo stato attuale delle cose, le potenzialità che lo stato attuale delle cose ha in sé e che permettono un ulteriore sviluppo dell’umanità, cosa bisogna fare per mettere in opera queste potenzialità e procedere in avanti verso il comunismo.

Con la pubblicazione del Manifesto Programma il (n)PCI ha dato modo a tutti di conoscere la concezione comunista del mondo. Il Manifesto Programma del (n)PCI espone la concezione comunista del mondo e la nostra analisi della situazione e mostra che da esse derivano la nostra linea, la nostra strategia e i principi che regolano le nostre operazioni tattiche. I Comunicati della CP illustrano in maggiore dettaglio i passi che via via facciamo sulla nostra strada. La pratica della lotta di classe nei Comitati di Partito clandestini, nelle organizzazioni dei quattro fronti della lotta di classe o nelle organizzazioni della resistenza al procedere della crisi, darà modo a quanti vi si impegneranno di assimilare più praticamente la concezione comunista del mondo, di verificarla, di comprenderla più a fondo, di contribuire a svilupparla.

 

Essere comunisti non è questione solo di buona volontà e di buoni sentimenti.

Essere comunisti vuol dire aderire a una precisa concezione del mondo, contrastante con quella che ognuno di noi ha assorbito dall’ambiente in cui è cresciuto, dominato dalla borghesia e dal clero. La concezione comunista del mondo è incompatibile sia con la concezione borghese del mondo, sia con la concezione medioevale del mondo che la Chiesa Cattolica cerca ancora di imporre e che la borghesia accetta perché per sopravvivere non può fare a meno della Chiesa Cattolica.

La concezione comunista del mondo è stata esposta per la prima volta a grandi linee ma in modo già sistematico da Marx ed Engels circa 160 anni fa nel Manifesto del Partito comunista (1848).

Successivamente è stata sviluppata dal movimento comunista cosciente e organizzato sulla base dell’esperienza della lotta della classe operaia e delle masse popolari per instaurare il socialismo e dei progressi compiuti dalle scienze naturali, psicologiche e sociali.

Oggi costituisce il marxismo-leninismo-maoismo.

La volontà di trasformare la propria mentalità, di liberarsi dalla mentalità instillata dalla borghesia e dal clero, di assimilare la concezione comunista del mondo è un aspetto essenziale del diventare comunisti. I comunisti si distinguono dagli altri che sono anch’essi insofferenti dello corso attuale delle cose e che in qualche misura pure lottano contro di esso, perché hanno una più avanzata comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta in corso contro la borghesia imperialista per instaurare un ordinamento sociale superiore al capitalismo: il socialismo.

 

Essere comunisti vuol dire impegnarsi a trasformare il mondo attuale seguendo il metodo che il movimento comunista cosciente e organizzato ha elaborato e sperimentato nei 160 anni della sua esistenza. Ossia organizzarsi in partito, per moltiplicare le proprie energie e risorse ed essere così in grado

- di far fronte alla repressione e alle manovre astute o feroci che la borghesia oppone al superamento dell’ordinamento sociale che le attribuisce tutti i privilegi,

- di far fronte agli sforzi e alle operazioni messe in atto dal clero che, per protrarre l’esistenza dell’attuale ordinamento sociale, si avvale di un ascendente di lunga data presso alcuni strati delle masse popolari e di una consumata esperienza di dominio materiale, di ricatto morale e di condizionamento intellettuale,

- di compiere tutte le operazioni necessarie per mobilitare e organizzare la classe operaia.

Una volta organizzati in partito conforme agli insegnamenti ricavati dall’esperienza del movimento comunista, i comunisti sono infatti in grado, malgrado l’opposizione in alcuni casi subdola e astuta, in altri casi feroce della borghesia e del clero, di mobilitare intellettualmente e moralmente in primo luogo la classe operaia e al suo seguito il resto delle masse popolari.

 

La classe operaia è particolarmente predisposta ad assimilare la concezione comunista del mondo. Questa corrisponde molto meglio della mentalità borghese o clericale all’esperienza pratica che la stessa società borghese fa compiere alla classe operaia. Risponde più che per qualsiasi altra classe alle sue aspirazioni immediate e alle sue necessità.

La borghesia e il clero impongono con la pratica e con le loro attività educative anche alla classe operaia la loro propria mentalità. Ma sia la mentalità borghese che la mentalità clericale contrastano con l’esperienza sociale della classe operaia più di quanto avvenga per qualsiasi altra classe. Non permettono alla classe operaia di far fronte efficacemente alle necessità dettate dalla sua condizione sociale.

Per questo dovunque i comunisti hanno operato in modo conforme alla concezione comunista del mondo, gli operai hanno aderito in massa al movimento comunista.

La classe operaia cosciente e organizzata è poi in grado di guidare il resto delle masse popolari a instaurare il socialismo. La classe operaia e il resto delle masse popolari sono in grado di travolgere l’opposizione e la repressione frapposte dalla borghesia e dal clero, per astute e feroci che esse siano.

 

Instaurare il socialismo e superare il capitalismo non è facile, ma è possibile.

Non è impresa di poco conto, ma è un’impresa possibile. È l’unica via per superare l’attuale tormentoso e pericoloso stato a cui la borghesia ci ha portato. È un’impresa che per compiersi completamente richiederà all’umanità intera di trasformarsi, di raggiungere un livello di civiltà superiore all’attuale. Che porterà gli uomini e le donne a praticare in massa quelle attività spirituali (intellettuali e creative) e a sviluppare quelle caratteristiche morali (di iniziativa, di assunzione di responsabilità, di partecipazione alla vita sociale) da cui le classi dominanti hanno da sempre escluso la massa della popolazione (“Lei non è pagato per pensare, altri sono pagati per questo”, insegnava Taylor all’operaio cento anni fa - “A cosa serve insegnare filosofia o musica a uno destinato  a fare lo spazzino? Basta insegnargli a far bene il suo mestiere”, ribadiscono oggi il Berlusconi e la Moratti) e da cui ancora oggi con mille sotterfugi e con mille strumenti di corruzione, evasione e costrizione la tengono lontano.

Instaurare il socialismo e superare il capitalismo fino a costruire una società comunista quindi è nello stesso tempo per l’umanità un’impresa indispensabile, assolutamente necessaria e un’impresa difficile e complessa.

Tuttavia l’umanità ha assoluto bisogno di compierla e la compirà.

 

I comunisti sono i primi a compiere questo sforzo e ad assumersi gli oneri di quest’impresa.

Il Partito comunista si propone di essere fin da oggi, già nell’ambito della società borghese, il livello più alto di coscienza e il grado più alto di organizzazione della classe operaia.

Per questo mette in opera una conseguente politica di reclutamento, di formazione dei propri membri, di selezione dei propri dirigenti, di epurazione dei propri ranghi.

Pratica al suo interno la critica-autocritica-trasformazione. Il processo di critica-autocritica-trasformazione trasforma la concezione del mondo dell’individuo, la concezione del mondo predominante in un organismo. Di conseguenza trasforma il comportamento dell’individuo e dell’organismo ed eleva la loro capacità di conoscere e di agire: di comprendere e trasformare il mondo.

Pratica al suo interno la lotta tra le due linee. Di fronte ad ogni svolta negli avvenimenti, definisce la nuova linea più adatta a portare avanti il processo di trasformazione della società sulla base della situazione concreta, liberandosi di limiti ed errori e difendendosi dall’influenza delle classi arretrate.

Funziona secondo il principio del centralismo democratico.

Chiede insomma ai suoi membri una coscienza, una condotta, uno sforzo, un impegno e una dedizione alla causa del tutto eccezionali anche tra gli operai.

Tutto ciò è attinto dall’esperienza del movimento comunista che oramai dura da 160 anni e ha raggiunto grandi successi, senza confronti nel corso della storia umana.

Sono i comunisti stessi che continuamente hanno tratto e traggono dall’esperienza del movimento comunista insegnamenti per diventare combattenti migliori e dispiegare un’attività più efficace. Il movimento comunista infatti non ha conosciuto solo successi. Negli ultimi decenni del secolo scorso anzi ha subito rovesci e sconfitte. Però di fronte ad essi i comunisti non si sono persi d’animo.

Hanno cercato i motivi di questi rovesci e hanno corretto gli errori e superato i limiti che avevano indebolito il movimento comunista al punto che la borghesia e il clero, che erano in declino, hanno ripreso il sopravvento. La rinascita del movimento comunista in corso nel mondo e anche nel nostro paese, all’insegna del marxismo-leninismo-maoismo e seguendo la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, conferma e verificherà la bontà delle scoperte fatte e delle correzioni apportate.

 

Noi comunisti ci assumiamo un compito grande e nobile, ad esso dedichiamo la nostra vita. Noi chiamiamo gli individui più generosi ed energici ad assumere questo compito, a organizzarsi nelle file del partito comunista, a contribuire alla rinascita del movimento comunista.

È solo grazie all’opera dei comunisti organizzati in partito che i mille rivoli della resistenza al procedere della crisi, al disfacimento sociale, intellettuale e morale, alla miseria e alla guerra, alla repressione e alla discriminazione che già oggi sgorgano ovunque nel nostro paese confluiranno a  formare il grande e irresistibile fiume della rivoluzione che farà dell’Italia un nuovo paese socialista.

La rinascita del movimento comunista consiste nel ricostruire quel tessuto di organizzazioni di massa anticapitaliste che già nel passato hanno reso forti i lavoratori e le altre classi delle masse popolari. Che contrapponevano la rete di solidarietà dei lavoratori alla forza economica, politica e culturale dei padroni e del clero. Che costituivano il veicolo e lo strumento per la crescita culturale delle masse popolari, per la loro emancipazione ideologica dalle classi dominanti, per la loro liberazione dall’oscurantismo clericale, per la formazione di una coscienza politica più avanzata. Quel tessuto di organizzazioni di massa che costituiva il terreno in cui si diffondevano l’influenza e la direzione dell’avanguardia della classe operaia, del partito comunista e da cui esso attingeva la sua forza, le sue risorse, le sue reclute. Insomma quel tessuto di organizzazioni che costituiva il sistema nervoso del Nuovo Potere dei lavoratori nato dalla Resistenza antifascista che per anni ha innervato il complesso delle masse popolari e in qualche misura si contrapponeva al potere dei capitalisti, del clero e delle altre classi dominanti. Questo tessuto di organizzazioni popolari nel nostro paese ha raggiunto la sua massima espansione negli anni ’60 e ’70, per poi declinare nell’ambito della crisi del movimento comunista internazionale.

Il (n)PCI parla di guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata e di creare nel paese un Nuovo Potere che si contrapponga al potere delle attuali classi dominanti. Ebbene parla di un potere che in qualche misura nel nostro paese per due volte si è già formato fino a un certo livello di forza.

La prima volta all’inizio del secolo scorso (Biennio Rosso 1919-1920): ma i suoi dirigenti non avevano una coscienza adeguata delle condizioni e delle forme del suo sviluppo, non riuscì quindi a passare dalla prima alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria quando esso stesso ne aveva creato le condizioni e la borghesia, il clero e le altre classi reazionarie lo stroncarono tramite il fascismo.

La seconda volta a metà del secolo scorso alla conclusione vittoriosa della lotta contro il fascismo (1945): questa volta fu corroso e corrotto dall’interno dai revisionisti moderni fino a dissolversi.

Rinascita del movimento comunista vuol quindi dire ricostruire quel potere, ovviamente però

1. con il proposito che questa volta, a differenza di quello che avvenne nelle due volte precedenti, questo Nuovo Potere sia pienamente animato dalla volontà di soppiantare completamente il potere della borghesia imperialista e di imporsi come unico potere in tutto il paese,

2. che sia fin da oggi guidato da una concezione del mondo e da una linea adeguate a questo obiettivo.

Rinascita del movimento comunista vuole quindi dire una cosa chiara e semplice, pratica e del tutto possibile:

- ricostruire qualcosa che abbiamo già costruito due volte e della cui necessità ognuno può facilmente convincersi;

- ricostruirlo armati degli insegnamenti delle due sconfitte che abbiamo subito: un esercito che impara dalle sue sconfitte è destinato a vincere.

Il Nuovo Potere questa volta crescerà nel seno della società borghese fino a costringere la borghesia o a cedere il passo o a ricorrere alla guerra civile che le masse popolari grazie al Nuovo Potere saranno in grado di vincere.

Una volta eliminato il potere della borghesia e del clero, in breve una volta eliminata la Repubblica Pontificia costituitasi 60 anni fa con l’appoggio determinante degli imperialisti USA e grazie ai limiti e agli errori del movimento comunista, i primi passi nel socialismo consisteranno nell’usare nel modo più ragionevole che si conosca le forze produttive già esistenti, al servizio del benessere individuale e sociale e nell’organizzare le attività lavorative nel modo più rispettoso dell’integrità e della dignità di chi le svolge. Da qui il nostro paese inizierà il suo cammino verso il comunismo, nell’ambito della seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.

 

Assimilare le concezione comunista del mondo esposta nel Manifesto Programma del (n)PCI, verificarla e arricchirla nella pratica della lotta di classe!

 

Con un giusto orientamento e una giusta linea, ogni vittoria diventa possibile!

 

Uniamoci sempre più profondamente ai popoli che da un capo all’altro del mondo resistono alla guerra di sterminio non dichiarata perpetrata dalla borghesia imperialista e dalle altre forze reazionarie!

 

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo le loro lotte per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro la Corte Pontificia e le altre Autorità che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

Che i lavoratori, le donne, i giovani più avanzati si arruolino nelle fila del Partito comunista, degli organismi della resistenza e delle organizzazioni di massa e contribuiscano alla rinascita del movimento comunista!

 

Rafforzare la struttura clandestina centrale del (nuovo)Partito comunista italiano, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito clandestini e migliorare il loro funzionamento, sviluppare il lavoro sui quattro fronti indicati dal Piano Generale di Lavoro!

 

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!