La Voce n. 23
luglio 2006 - anno VIII

Fare dell’Italia un nuovo paese socialista

Il ruolo della parola d’ordine
giovedì 13 luglio 2006.
 

Fare dell’Italia un nuovo paese socialista
Il ruolo della parola d’ordine

La nostra parola d’ordine un po’ alla volta sta diventando popolare. È una cosa ottima. Le parole d’ordine giuste, concise, ricche di contenuto sono molto utili. Riassumono in poche parole molti discorsi, servono a imprimerli nella mente e a ricordarli, servono come inizio di spiegazioni più dettagliate. Proprio perché concisa, ogni elemento della parola d’ordine è essenziale. A volte alcuni compagni riassumono ulteriormente questa nostra parola d’ordine e dicono “Fare dell’Italia un paese socialista”. Ma sbagliano: perdono aspetti importanti della nostra concezione del mondo e della nostra linea che la parola d’ordine sintetizza.

In questa parola d’ordine il “nuovo” implica almeno tre tesi importanti.

1. Che ci sono già stati paesi socialisti, i “primi paesi socialisti”.

Quindi noi ci distinguiamo dai trotskisti, dai bordighisti, dai comunisti che discutono ancora in che cosa consiste o deve consistere la loro “identità comunista” (Rete dei Comunisti), dai comunisti che, dopo l’esperienza dell’URSS, della Repubblica Popolare Cinese (RPC), del campo socialista (insomma, dopo la prima ondata della rivoluzione proletaria e le sue grandi conquiste e realizzazioni), parlano ancora come si parlava prima, sia pure come parlavano i migliori compagni di allora (“instaurare il socialismo”, “fare la rivoluzione socialista”, ecc.). Noi teniamo conto del-l’esperienza, gloriosa e ricca di insegnamenti nonostante i limiti e gli errori, del movimento comunista. Non siamo dei metafisici: gente che pretende di avere idee non derivanti dall’esperienza e non soggette all’esperienza. I metafisici considerano il socialismo come un ideale, un modello (ideato in qualche modo da Marx, da loro o da Dio) di “società perfetta”. Confrontano con il loro modello ogni società reale, per vedere se corrisponde o no. La Comune di Parigi: corrispondeva? L’Unione Sovietica: corrispondeva? La RPC: corrispondeva? Cuba: Corrisponde? Così ragionano. Noi invece comprendiamo il movimento di trasformazione della società borghese; il movimento in cui la classe operaia trascina l’umanità a superare la società borghese e andare verso una nuova società (quella comunista). Di questa sono noti e conoscibili i connotati di cui vi sono i presupposti già nella società borghese. Quindi è definita o in negativo (senza più divisione in classi di sfruttati e di sfruttatori, senza più proprietà privata dei mezzi di produzione, senza più produzione capitalista, senza più produzione mercantile, ecc.) o nelle sue linee generali (senza Stato, eguaglianza sociale: ossia quanto alla effettiva partecipazione e all’effettivo ruolo nella vita della società, “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”, “il libero sviluppo delle doti di ognuno è la condizione necessaria del libero sviluppo delle doti di tutti”, ecc.). Ma assolutamente non è a priori definito quali saranno le sue istituzioni, i suoi istituti, i suoi modi di funzionare (come invece facevano gli utopisti: Owen, Fourier, Cabet, ecc. che Marx derise per i loro “menù delle trattorie dell’avvenire”). Noi siamo membri, eredi e continuatori di un movimento storico che deve ancora completare l’opera sua: il movimento comunista. Ecco la nostra identità comunista. Essa esprime anche una concezione filosofica: le idee giuste, gli uomini le elaborano dall’esperienza e le verificano nell’esperienza.

2. Che ci saranno ancora paesi socialisti, che la seconda ondata della rivoluzione proletaria avanza in tutto il mondo.

Quindi noi ci demarchiamo dai disfattisti, dai rassegnati, dai superficiali, dai depressi. Dai succubi dell’influenza della borghesia, da quanti prendono per verità gli esorcismi che questa lancia a destra e a manca: “Il comunismo è morto”. Da quanti scambiano per verità e per scienza le impressioni e gli stati d’animo che l’esperienza quotidiana e le immagini diffuse dalla classe dominante suscitano in loro. Per poter svolgere il lavoro proprio dei comunisti è indispensabile vedere, comprendere che la seconda ondata della rivoluzione proletaria avanza. Comprendere, più in generale, che una sconfitta non estingue un movimento necessario. Che ogni grande trasformazione della loro storia, gli uomini l’hanno compiuta solo imparando da ripetuti tentativi e dai correlati fallimenti. Un esercito che non ha più fiducia di vincere, è già sconfitto: la propaganda disfattista in campo nemico è quindi un’arma di guerra. Un esercito che impara dai suoi errori, è destinato a vincere.

La società attuale ha in sé i fattori che hanno generato il movimento comunista e quindi lo rigenerano dopo la sconfitta che ha subito. Noi siamo portatori e protagonisti della rinascita del movimento comunista. La rinascita del movimento comunista è la sola via di progresso che l’umanità può percorrere, non ce n’è altra. È la sola via di uscita dal marasma e dalla rovina in cui la borghesia imperialista sprofonda ogni giorno di più l’umanità intera.

3. Che i paesi socialisti prossimi venturi saranno a un livello superiore rispetto ai primi.

I paesi socialisti che noi creeremo, avranno incorporato le esperienze e gli insegnamenti dei primi e ne avranno fatto tesoro. Per questo noi siamo marxisti-leninisti-maoisti. Per questo ci distinguiamo dal “movimento marxista-leninista”. Questo pensa di ripetere il passato. Non ha capito la natura e le ragioni della sconfitta. Quindi oscilla tra due estremi: o rinnegare, ignorare, denigrare il passato del movimento comunista: non erano veri paesi socialisti, gettano il bambino con l’acqua sporca; o prendere tutto in blocco: prendere il bambino e l’acqua sporca, non imparare dal passato, aspirare a ripetere il passato (ovviamente invano, quindi illudersi, sperare senza fondamento). I conciliatori stanno a mezza via: si profondono in assicurazioni che il futuro “ovviamente” non sarà come il passato, ma non precisano mai cosa del passato è la parte vitale che resterà nel futuro, quali sono gli insegnamenti che tirano dal passato, quali furono i limiti e gli errori che nel passato ci portarono alla sconfitta. Affidano alla spontaneità, al movimento spontaneo la correzione degli errori e il superamento dei limiti del passato: cioè proprio quello che costituisce la parte più nuova, più difficile, più bisognosa di intelligenza e di scienza della nostra opera, quella parte che la spontaneità non può compiere. Con Marx ed Engels noi sosteniamo che i comunisti sono quelli che hanno una comprensione abbastanza giusta delle circostanze, delle forme e dei risultati della lotta di classe e che, grazie a questa comprensione, la spingono in avanti. La comprensione è relativa, ma anche la spontaneità è relativa. La prima non è mai assoluta, completa, “fino in fondo”. La seconda non riparte ogni volta da zero. Per questo la coscienza guida l’azione storica degli uomini, ma l’azione storica degli uomini è più ricca della loro coscienza.

Teresa V.