La Voce 12

Lo scontro e la guerra

Comitati di Partito all’opera
domenica 31 novembre 2002.
 


Comitato Ottobre Rosso

31 luglio 2002

 

Lo scontro e la guerra

Alla manifestazione del luglio 2002 a Genova non ci sono stati scontri, diversamente da quello che è accaduto un anno fa. Ci sono compagni che avrebbero preferito commemorare in altro modo il compagno Carlo Giuliani, lasciando il segno sulle sedi fasciste, per lo meno, e invece magari si sono trovati di fronte il servizio d’ordine di quelli che intendono ridurre il movimento cosiddetto no-global a una manifestazione di educato dissenso. Parliamo allora dello scontro di piazza, dell’uso della violenza da parte del proletariato e della classe operaia e della guerra.

Il Comitato Ottobre Rosso aderisce al lavoro di ricostruzione del Partito comunista italiano intrapreso dai compagni della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano. Opera quindi nella clandestinità e può affrontare liberamente le questioni dello scontro di piazza, dell’uso della violenza e della guerra.

La crisi in corso da ormai trent’anni va verso due soluzioni: la guerra o la rivoluzione. Chi lavora alla ricostruzione del partito, chi lavora per fare in modo che ci sia la rivoluzione e non la guerra, sa che il partito deve avere forze armate. Le forze armate sono uno strumento di difesa della classe operaia e di attacco contro la borghesia. Senza questo strumento non è possibile che la classe operaia conquisti il potere.

Il partito dirige l’azione militare. Senza partito ogni azione militare è, alla lunga, inutile. Se il partito non è costituito, ogni azione, compresa quella militare, deve essere finalizzata alla sua ricostruzione. Infatti senza esercito non si vince, ma senza partito non c’è esercito.

Lo scontro di piazza è un modo in cui ci si difende dalle aggressioni poliziesche. Gruppi particolarmente organizzati possono anche attaccare la polizia o i fascisti. Questo attacco è giustificato dall’odio che cresce contro la borghesia, contro i suoi sbirri e le carogne al suo servizio. È un attacco che nasce dall’istinto. Il partito aiuta a svilupparlo. Finché nasce dall’istinto è un attacco isolato e perciò prima o poi sarà sconfitto. Il partito lo può trasformare in attacco dispiegato, cioè in guerra. Il partito organizza la guerra di lunga durata, l’unica strategia che permette alla classe operaia di conquistare il potere. Se il partito non è costituito, anche lo scontro di piazza deve essere finalizzato alla sua ricostruzione, perché senza partito anche la rabbia più sacrosanta viene schiacciata dalla borghesia.

Questo è quanto abbiamo imparato dalla lezione degli anni Settanta. Le organizzazioni comuniste combattenti, e in primo luogo le Brigate Rosse, hanno dispiegato un’azione militare che oggi è difficile anche immaginare, eppure sono state sconfitte. Il livello di scontro sulle piazze era altissimo. Scontri che coinvolgevano decine di migliaia di persone si susseguivano un giorno dopo l’altro, in certe occasioni, e in tutto il paese, e in ognuna di quelle occasioni la polizia uccideva. Lo scontro con i fascisti era quotidiano ed esteso in tutto il paese. In molte città i compagni formavano ronde notturne per togliere di mezzo i fascisti. La repressione, accompagnata da una propaganda anticomunista martellante, ha fatto piazza pulita di tutto questo in pochi anni, tanto che alla fine degli anni ottanta tutto ciò che restava era il cosiddetto "antagonismo" dei centri sociali.

Coloro che danno la colpa della nostra sconfitta alla repressione, perché è stata troppo crudele, o alla propaganda anticomunista, perché ha detto delle falsità, dicono delle sciocchezze, perché è ovvio che la borghesia usi ogni crudeltà e ogni menzogna per contrastare i comunisti. La colpa è stata nostra, che ci limitammo a fare propaganda armata, che ci limitammo a "esprimere la nostra rabbia nelle piazze" e non ci mettemmo all’opera per ricostruire un partito comunista vero, lo strumento che la borghesia più teme, il più difficile da combattere. Ci mettiamo all’opera ora.

Non è mai troppo tardi, per la classe operaia che lotta per conquistare il potere.

Onore al compagno Carlo Giuliani e a tutti coloro che sono caduti nella lotta contro la borghesia imperialista!

 

Viva il nuovo partito comunista italiano!