La “redistribuzione del reddito” secondo Prodi e Bertinotti

Comunicato 05 dicembre 2006
domenica 17 dicembre 2006.
 
(nuovo)Partito comunista italiano
Commissione Provvisoria del Comitato Centrale
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Comunicato 05 dicembre 2006

La “redistribuzione del reddito” secondo Prodi e Bertinotti.

Un nuovo e più giusto sistema di distribuzione è possibile solo sulla base di un diverso sistema di produzione!

Le aziende non devono fare profitti, devono produrre beni e servizi per soddisfare i bisogni della popolazione e creare benessere!

Con la Legge Finanziaria il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti ha predisposto mille misure adeguate per togliere alle masse popolari, ai lavoratori dipendenti e ai lavoratori autonomi, per dare ai redditieri, ai parassiti, al Vaticano, alla sua corte e alla sua Chiesa, ai banchieri e ai capitalisti. Con migliaia di disposizioni di legge contraddittorie tra loro ha cercato di confondere le acque: per quanto riguarda le masse popolari, dieci disposizioni di legge che un po’ qui e un po’ là concedono in tutto cinque alle stesse persone a cui un’altra disposizione della legge toglie dieci. Il governo Berlusconi-Bossi-Fini era il governo dell’arroganza. Il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti è il governo dell’imbroglio. La borghesia cerca di far passare ora con l’imbroglio e la divisione anche quello che negli anni scorsi non è riuscita a far passare con l’arroganza e lo scontro. Probabilmente non è il governo che il Papa e la sua corte avrebbero auspicato, ma certo è quello che meglio ne imita lo stile untuoso e ipocrita. Un governo che stanzia soldi per il riarmo, che aumenta le spese militari, che compra bombardieri e costruisce portaerei, che lascia campo libero agli imperialisti USA (ampliamento della base di Vicenza e uso assolutamente libero delle basi e risorse italiane) e alla tortura (segreto di Stato sulla collaborazione con la CIA e il sequestro di Abu Omar), che annega immigrati in mare e fomenta l’immigrazione clandestina, ma nello stesso tempo si sdilinquisce a parlare di pace, di collaborazione tra i popoli e di giustizia sociale. In realtà partecipa alla corsa agli armamenti e al rafforzamento della polizia e delle misure di controllo, schedatura, infiltrazione e provocazione, recluta persone abbrutite disposte per soldi ad usare le armi contro i lavoratori e le masse popolari e ad uccidere, ma nello stesso tempo fa grandi prediche sulla pace sociale e la non violenza.

Il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti e il circo Prodi hanno bisogno di far accettare o almeno “digerire” la loro Legge Finanziaria ai seguaci dei partiti del circo e ai loro elettori. Per questo hanno fatto un gran parlare di “redistribuzione del reddito”. Parlando al pubblico, Prodi si è presentato come il Robin Hood che toglie ai ricchi e dà ai poveri, “ai più deboli”, “ai meno fortunati”. Già qui si vede che nascondono la realtà: in effetti stanno parlando dei più sfruttati e più oppressi. Con le loro sceneggiate, Montezemolo e Berlusconi gli hanno fatto da spalla, lo hanno accreditato come quello che fa piangere anche i ricchi. Bertinotti, Giordano, Diliberto e soci si sono spesi come quelli che avrebbero voluto dare ancora di più, beninteso “ai più deboli”, ridistribuire ancora un po’ più equamente il reddito.

In effetti il reddito nel nostro paese è distribuito in modo scandalosamente ineguale. Alcuni pochi hanno redditi mille e più volte superiori alla media. Molti altri hanno quasi niente. I lavori più pesanti sono i peggio pagati, e toccano ai lavoratori meno organizzati, alle donne, agli immigrati. I lavori più esposti a rischi sono riservati ai precari. La vita e la produzione sono predisposti in funzione dei più ricchi, dei parassiti, di quelli che non producono nulla. Un pugno di ricchi vive nel lusso, nello sfarzo e nello spreco. Per mantenere le sue innumerevoli ville Berlusconi spende un patrimonio, frutto dello sfruttamento dei lavoratori, dei prezzi di monopolio, delle truffe e dell’evasione fiscale. Milioni di proletari vivono in tuguri, in case malsane, in locali piccoli e spesso anche malmessi, strangolati dagli affitti e dai mutui. Molti sono senza casa. Milioni di metri quadrati di costruzioni sono disabitati e usati solo saltuariamente. La distribuzione del reddito è sempre più iniqua. Negli ultimi quindici anni con l’inflazione, la moderazione salariale, la compatibilità, il lavoro precario, il lavoro nero e la politica economica del loro governo, la borghesia e il Vaticano hanno trasferito il 10% del Prodotto Interno Lordo (PIL) dai redditi da lavoro ai profitti e rendite. Il lusso e lo spreco di un pugno di parassiti e di capitalisti aumentano sempre più a un estremo. All’altro estremo aumentano le persone in miseria e quelle che riescono a campare solo misurando attentamente tutto. Lo stipendio di Cimoli (Alitalia) ha fatto scandalo. Ma, risentito, il boiardo liquidatore di aziende pubbliche ha obiettato che molte aziende sono pronte a pagarlo anche di più per i suoi servizi da manager, che il suo reddito è eguale a quello dei suoi pari-rango. Metà della spesa pubblica va in spese di rappresentanza, in servizi prestati ai ricchi, al Papa e alla sua corte, in lussi e sprechi, in stipendi e pensioni da più di 5 mila euro al mese pagati a una folla senza fine di parassiti, in ricompense sontuose per consulenti, in tangenti, in affitti d’oro pagati ai ricchi, in acquisto di armi, in elargizioni agli amici. Per queste voci non c’è mai problema. Le spese per cui ogni anno mancano i soldi sono immancabilmente le pensioni, la scuola, l’assistenza sanitaria, i servizi pubblici, la ricerca, l’assistenza pubblica, la manutenzione del territorio e tutto quanto dovrebbe concorrere, sia pure tra sprechi, profitti e tangenti perché gestito da capitalisti, a soddisfare la massa della popolazione.

Certamente l’idea di “redistribuire più equamente il reddito” risponde a un semplice e istintivo senso di giustizia. Noi comunisti appoggiamo e promuoviamo tutte le lotte rivendicative, sindacali e politiche, delle masse popolari: per aumentare i salari e le pensioni, per migliorare e rendere gratuiti i servizi pubblici, per trasformare in servizi pubblici gratuiti le cose indispensabili per vivere dignitosamente (la casa, la scuola, il riscaldamento, il cibo, l’assistenza sanitaria, ecc.), per migliorare i redditi e le condizioni di lavoro dei lavoratori autonomi, per creare condizioni di vita e di lavoro più sane e più serene, per ridurre la precarietà e creare maggiore sicurezza. Senza queste lotte, i lavoratori e le masse popolari in generale starebbero ancora peggio di quello che stanno. Queste lotte possono essere uno strumento prezioso per unire, mobilitare ed educare al comunismo milioni di proletari e di lavoratori autonomi.

Storicamente noi comunisti siamo i più decisi fautori e promotori delle lotte rivendicative. Ma riconosciamo chiaramente che chi limita il suo programma politico a un sistema di più equa redistribuzione del reddito è un ingenuo o un imbroglione. Per redistribuire più equamente il reddito, bisogna che la ricchezza sia concentrata in poche mani. La redistribuzione del reddito implica che il reddito sia anzitutto, di prima mano, nelle mani di pochi e che i molti dipendano dalla sua “equa redistribuzione”. La redistribuzione del reddito implica conservare il capitalismo, un sistema di produzione per cui la nuova ricchezza prodotta è dei capitalisti. Non vedere più in là della redistribuzione del reddito, significa non vedere più in là del capitalismo, essere un fautore del capitalismo, del sistema della disuguaglianza e dell’ingiustizia, dello sfruttamento e dell’oppressione, mitigati dalle lotte rivendicative degli sfruttati e oppressi, dalla beneficenza e benevolenza dei padroni e dalla buona volontà delle loro autorità. Noi comunisti siamo anzitutto fautori di un diverso sistema di produzione. A questo certo si accompagna un diverso sistema di distribuzione del prodotto.

Al tempo di Robin Hood i poveri erano di regola contadini che producevano quanto era loro necessario: cibo, materiali da tessere, legna, ecc. I ricchi erano feudatari o preti che glielo sequestravano. Ma ora nessun operaio porta a casa dall’azienda quello che produce, nessuno produce da solo alcunché, in nessuna fabbrica gli operai producono tutto quello di cui un operaio ha bisogno. Ogni prodotto è il risultato del lavoro di molti lavoratori, sparsi in molte aziende. I prodotti sono proprietà dei capitalisti. Gli operai lavorano in aziende dei capitalisti, ricevono un salario e fin che basta comprano quello di cui hanno bisogno. Se i capitalisti non fanno profitti, se possono ricavare profitti maggiori altrove o in altre attività, chiudono le loro aziende e gli operai perdono anche quel poco o tanto salario che ricevono. I capitalisti hanno il coltello dalla parte del manico. Occorre un nuovo sistema di produzione, basato sulla proprietà pubblica dei mezzi e delle condizioni della produzione e sulla gestione democratica di essi e del risultato del loro impiego. Allora sarà possibile distribuire tutto il prodotto sulla base del lavoro compiuto. Su questa base è possibile creare un nuovo, stabile e più equo sistema di distribuzione. Allora non occorrerà nessuna redistribuzione. Lasciare il sistema di produzione come è, cioè nelle mani dei capitalisti e destinato quindi a soddisfare anzitutto il loro bisogno di profitti, e cambiare il sistema di ripartizione della nuova ricchezza prodotta è impossibile. Se i capitalisti non hanno quanto vogliono, non ci sarà niente da distribuire e tanto meno da ridistribuire. Proporre di cambiare solo il sistema di distribuzione e ripartizione è un’illusione o un imbroglio. Non a caso i capitalisti dicono: “Per distribuire bisogna prima produrre e per produrre bisogna che le aziende siano sane e competitive, che facciano profitti”. Ridistribuire più equamente tra tutti la nuova ricchezza prodotta, implica che essa sia concentrata nelle mani di pochi. È proporre una giustizia fondata sull’ingiustizia, il comunismo gestito dai capitalisti. È pretendere la giustizia amministrata dai viziosi, cibo costituito dal veleno.

Noi comunisti lottiamo per instaurare un nuovo sistema di produzione. Le lotte contro la borghesia e le sue autorità per attenuare le iniquità della distribuzione, per aumentare i salari, le pensioni e i redditi dei lavoratori autonomi, migliorare le condizioni di vita e di lavoro, i servizi pubblici, ecc. sono vitali e indispensabili, sono sotto molti aspetti una scuola di comunismo. Ma possiamo realizzare su grande scala e in modo stabile questi obiettivi solo se lottiamo per instaurare un nuovo sistema di produzione. Se lottiamo per fare a meno dei capitalisti e dei loro funzionari, per creare un sistema democratico di proprietà pubblica, riusciamo anche a strappare loro, finché ancora non li abbiamo vinti e “liberati” dalle loro proprietà, migliori condizioni di vita e di lavoro. Chi è convinto che non c’è altro sistema di produzione che quello diretto e impersonato dai capitalisti, che “non possiamo fare a meno dei padroni”, nelle rivendicazioni non riesce ad andare oltre i limiti che il padrone stesso direttamente o indirettamente detta. Se si sta sotto i capitalisti, per quanto si tiri la corda in definitiva bisogna ballare alla loro musica: competitività, profitti, compatibilità. Per le aziende capitaliste, i salari, le misure di sicurezza e di igiene, i dispositivi antinquinamento, il benessere dei lavoratori, ecc. sono un peso e una spesa. Non il benessere della popolazione, ma i profitti sono il vero obiettivo delle aziende capitaliste, la misura del successo di ogni azienda.

La più giusta redistribuzione del reddito proclamata da Prodi e Bertinotti di giusto contiene solo la denuncia che la distribuzione attuale è ingiusta, intollerabile. Che nessun comportamento e sentimento di giustizia può essere regola diffusa di vita in una società basata sull’attuale distribuzione. Quei signori nascondono che l’attuale ingiusta distribuzione è ineliminabilmente connessa al sistema capitalista di produzione. È a questo che bisogna attaccarsi, se si vuole instaurare una distribuzione più giusta.

Promettere miglioramenti delle pensioni minime con i proventi della lotta all’evasione è una presa in giro. Gli evasori sono i più grandi esponenti e le più autorevoli personalità della società capitalista. Il Vaticano è uno dei maggiori paradisi fiscali. L’evasione fiscale della classe dominante e dei ricchi in generale è un’espressione del parassitismo che predomina nella società borghese italiana e il nucleo duro di questo parassitismo è il Vaticano, la corte pontificia, la sua chiesa con la sua ragnatela di congregazioni e opere pie d’affari: insomma i padrini del governo. L’unica “caccia agli evasori” che il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti può fare è la persecuzione dei lavoratori autonomi, per approfondire la divisione tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, alle spalle di tutti i lavoratori.

Il Vaticano e il suo governo Prodi-D’Alema-Bertinotti partecipano con tutte le loro forze all’aggressione contro i popoli oppressi e alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista, diretta dagli imperialisti USA, conduce in tutto il mondo: simili predoni non possono fare alcuna equa distribuzione del reddito. Mirano solo a mobilitare una parte della popolazione italiana sotto le loro bandiere, per mettere a tacere l’altra parte e condurre la loro santa crociata contro i popoli oppressi. Ma questo è anche il loro punto debole, perché noi possiamo impedire che riescano a mobilitare una parte importante delle masse popolari ai loro ordini.

La politica repressiva che il Vaticano e questo suo governo conducono in ogni campo, il riarmo forsennato a cui dedicano le risorse del paese, il rafforzamento delle misure repressive (polizie, carceri, intercettazioni, schedature, ecc.) e la guerra per bande che conducono tra loro stessi mostrano la vera natura antipopolare del loro regime e la precarietà del loro regime.

La mobilitazione delle masse popolari è l’arma decisiva per impedire alla borghesia di realizzare con il circo Prodi il “programma comune” che non è riuscita a realizzare con la banda Berlusconi!

La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista riassume tutte le aspirazioni di progresso e giustizia delle masse popolari del nostro paese ed è anche la condizione necessaria per un vasto e forte movimento di lotte rivendicative, per una più equa distribuzione del reddito!

Il consolidamento e rafforzamento della costruzione del Partito comunista a partire dalla clandestinità è il motore decisivo della crescita della mobilitazione delle masse popolari e il suo risultato più qualificato!

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!