Giù le mani da Cuba!

domenica 22 giugno 2003.
 

Commissione Preparatoria (CP)

del congresso di fondazione del

(nuovo)Partito comunista italiano

 

e.mail <ekko_20012001@yahoo.com>

page web: www.lavoce.freehomepage.com

 

Partecipare all’attuazione del piano in due punti per costituire il partito comunista:

1. elaborare il Manifesto Programma del partito a partire dal Progetto pubblicato dalla Segreteria Nazionale dei CARC nel 1998;

2. costituire ovunque Comitati di Partito clandestini provvisori che invieranno i loro delegati al congresso di fondazione che approverà il Manifesto Programma e lo Statuto del Partito ed eleggerà il Comitato Centrale che a sua volta ristrutturerà dall’alto in basso i Comitati di Partito.

 

22 giugno 03

 

Giù le mani da Cuba!

 

Le masse popolari cubane difendono le conquiste strappate durante la prima ondata della rivoluzione proletaria!

Smascheriamo le manovre aggressive dei gruppi imperialisti USA e dei loro servitori in Italia e in Europa!

L’attacco a Cuba è un altro dei crimini della banda Berlusconi!

 

Durante il mese di giugno l’Unione Europea, su sollecitazione del governo Berlusconi e del governo Aznar (Spagna), ha preso misure ostili a Cuba sul piano finanziario, commerciale, diplomatico e delle relazioni culturali. Le misure prese dalla UE si sono aggiunte a quelle prese direttamente dai governi dei due paesi e da alcuni altri governi europei. Il pretesto per questo misure sono state l’esecuzione l’11 aprile della condanna a morte di tre cubani dirottatori di un traghetto e le condanne al carcere inflitte il 7 aprile a 43 dissidenti cubani accusati di avere in vari modi collaborato con autorità e istituzioni USA contro l’ordinamento sociale e le autorità politiche cubane. Le pene inflitte ai dirottatori e ai controrivoluzionari sono state inoltre lo spunto per una campagna di denigrazione dell’ordinamento sociale e del regime cubano, che mira a creare nel nostro paese un’opinione pubblica ostile a Cuba o almeno indifferente di fronte ad una eventuale aggressione da parte dei gruppi imperialisti USA o alla sovversione da parte di una quinta colonna da essi pilotata e appoggiata. In questa campagna, oltre agli anticomunisti dichiarati di sempre, raggruppati in parte attorno alla banda Berlusconi e in parte nell’Ulivo e in altre associazioni, si sono distinti per i loro "se" e i loro "ma" anche vari sedicenti comunisti e vari autorevoli personaggi che di solito esprimono opinioni progressiste o in un modo o nell’altro appoggiano cause progressiste. Alcuni non sono arrivati fino ad aggiungere la loro condanna morale al coro degli anticomunisti dichiarati, ma hanno con varie gradazioni deplorato la repressione con cui lo Stato cubano colpisce i controrivoluzionari. Si è insomma creato un miscuglio. Vi sono veri e propri anticomunisti di fresca data che avevano bisogno di pretesti "onorevoli" per schierarsi con gli anticomunisti di sempre senza perdere il loro pubblico. Vi sono personaggi e associazioni che di professione pescano nel torbido e quindi sono interessati a mantenere la confusione. Vi sono persone in buona fede che normalmente protestano contro i gruppi imperialisti e reazionari che reprimono le masse popolari e che credono di essere tenuti "per coerenza" a protestare anche contro le forze rivoluzionarie quando difendono le loro conquiste da quelli che le vogliono ricondurre sotto il giogo dei capitalisti.

Nella pratica è impossibile distinguere a quali di questi tre gruppi appartengono persone e associazioni "turbate e offese" dalle azioni dello Stato cubano e quindi orientare giustamente le nostre relazioni con esse, se non ci si basa su un’analisi concreta della situazione concreta e non si hanno chiare posizioni di principio: in particolare se non si usano, per analizzare le situazioni di un paese socialista, le categorie proprie dei paesi socialisti.

Anzitutto bisogna avere chiaro che l’UE e i governi europei (in particolare il governo Berlusconi e il governo Aznar) hanno approfittato delle misure prese dallo Stato cubano per associarsi ai gruppi imperialisti USA nell’aggressione all’ordinamento sociale cubano e al sistema politico che lo difende. Infatti non hanno mai preso misure analoghe a quelle prese contro Cuba né contro lo Stato USA né contro lo Stato sionista di Israele. Eppure lo Stato USA esegue ogni anno decine di condanne a morte, tiene in carcere a tempo indeterminato, senza procedimento giudiziario, senza accuse, senza diritto alla difesa cittadini americani e soprattutto stranieri e pratica contro di essi persino la tortura (il caso dei detenuti di Guantanamo è universalmente noto, ma non è l’unico), condanna al carcere a vita per futili motivi individui degli strati più poveri della popolazione (la norma "Third strike out" permette di infliggere l’ergastolo a chi è riconosciuto colpevole di tre reati anche di piccola entità come furti di alimentari in supermercati), tiene in carcere più di 2 milioni di individui in stragrande maggioranza perché appartengono agli strati più poveri ed emarginati della popolazione e non hanno soldi e relazioni per assicurarsi un abile e influente avvocato difensore (con la stessa proporzione in Italia ci dovrebbero essere 450 mila detenuti invece dei 50 mila attuali), lascia in libertà e riconosce privilegi e ricchezza a personaggi rei notori di reati socialmente ben più gravi (speculazioni, inquinamenti, alterazioni di alimenti, intossicazione dell’opinione pubblica, adescamento dei giovani al vizio, incitamento al razzismo e al disprezzo e alla violenza verso le donne, corruzione, falsi in bilancio, evasione fiscale, truffe), rifiuta di estradare verso i loro paesi d’origine ricconi e politicanti accusati di reati socialmente molto dannosi, permette la partecipazione alle campagne elettorali solo a chi ha passato la selezione della classe dominante ricevendo in dote centinaia di milioni di dollari per fare campagna pubblicitaria tra gli elettori, al punto che circa metà degli aventi diritto non va neanche a votare. Quindi non è contro la pena di morte in astratto né per la giustizia e la democrazia in astratto che l’UE, il governo Berlusconi, il governo Aznar e altri governi sono mobilitati. Del resto essi non hanno preso misure di rappresaglia contro il governo USA e addirittura lo hanno appoggiato quando ha colpito e continua a colpire con bombardamenti e massacri la popolazione civile in Afganistan e in Iraq, per non parlare di operazioni analoghe che ha compiuto nel passato e di azioni analoghe ma meno sistematiche e clamorose che compie attualmente in altri paesi. Non è un caso che il governo USA non tollera che il Tribunale Penale Internazionale (che pure è composto da suoi amici) eserciti la sua competenza sugli individui che "lavorano" ai suoi ordini. Analogamente l’UE, il governo Berlusconi, il governo Aznar continuano ad appoggiare lo Stato sionista di Israele che compie quotidianamente bombardamenti e massacri contro la popolazione palestinese, detiene a tempo indeterminato, senza procedimento legale e senza diritto alla difesa migliaia di palestinesi e anche dissidenti israeliani accusati di collaborare con la resistenza palestinese o di aver dato notizia dei programmi militari segreti dei sionisti, pratica la tortura dei prigionieri che è addirittura espressamente regolamentata dalla legge, persino viola sistematicamente le risoluzioni dell’ONU che gli USA non hanno bloccato con il loro diritto di veto, pratica legalmente la discriminazione razziale e religiosa. Questo non per dire che l’appoggio agli USA e a Israele è l’unica o la principale delle azioni antipopolari e delle barbarie compiute dall’UE, dal governo Berlusconi e dal governo Aznar. Ma per mostrare al di là di ogni dubbio che la loro pretesa passione per far valere nel mondo la giustizia e i diritti umani è in realtà solo "associazione a delinquere" con i gruppi imperialisti USA. È "solidarietà di classe" dei gruppi imperialisti contro i movimenti rivoluzionari e le masse popolari. È servilismo verso i gruppi imperialisti USA. Lo stesso che mostrano partecipando alle aggressioni perpetrate dai gruppi imperialisti USA contro i popoli dei paesi oppressi. Lo stesso che manifestano quando compilano le liste di proscrizione contro le "associazioni terroriste" delle classi e dei popoli oppressi copiando le liste compilate dai gruppi imperialisti USA. Queste considerazioni di buon senso dovrebbero bastare ad allarmare quegli esponenti delle masse popolari che in buona fede si sentono "turbati ed offesi" dalle condanne a morte dei tre dirottatori eseguite a Cuba e dalle condanne al carcere inflitte ai 43 "intellettuali dissidenti" cubani.

Ma c’è ben altro. Il governo di Washington governa sul paese più potente e più ricco del mondo, che conta quasi 300 milioni di abitanti. Le sue forze armate contano milioni di soldati, le sue agenzie spionistiche e di sorveglianza contano centinaia di migliaia di agenti sparsi in ogni paese del mondo, dispone delle armi più sofisticate in quantità illimitata, dispone senza limiti e controlli di armi di distruzione di massa (chimiche, batteriologiche e nucleari) e le ha più volte usate contro avversari che non disponevano di armi simili. Cuba è un’isola con poco più di 10 milioni di abitanti, con un pezzo di territorio nazionale occupato dagli USA (la base di Guantanamo). Ebbene, i magnati di Washington dichiarano da decenni che Cuba è una minaccia per la loro sicurezza e vogliono che cambi regime politico e ordinamento sociale, hanno tentato di tutto per soffocare il regime installato nel 1959 dai rivoluzionari cubani guidati da Fidel Castro e per mobilitare contro di esso la popolazione cubana: attentati alla vita dei dirigenti, invasione di mercenari, intossicazione delle coltivazioni e del bestiame, diffusione di malattie infettive, blocco economico, pressioni sui paesi terzi e su aziende private che continuavano a commerciare con Cuba, isolamento diplomatico, finanziario e culturale, sistematica attività politica ostile. In America centrale e meridionale vi sono paesi che sono chi paradisi fiscali, chi in preda all’anarchia, chi regno della miseria più nera, chi in mano alla malavita organizzata, chi focolai di malattie infettive. I magnati di Washington non hanno nulla da ridire sullo stato delle cose in questi paesi. Intrattengono traffici e rapporti di ogni genere con le loro autorità. Nessuno di questi è per loro una minaccia. Solo Cuba lo è.

Perché Cuba è una minaccia per i gruppi imperialisti USA? Perché Cuba è l’unico paese d’America dove nessuno soffre la fame, non vi sono senza-casa, nessuno manca di vestiti e degli altri mezzi elementari necessari alla vita, la società garantisce a ogni bambino cibo e cure adeguate secondo i suoi bisogni, tutti i bambini vanno a scuola, non vi sono bambini che lavorano o sono prostituiti, ogni ragazzo e ragazza riceve gratuitamente l’istruzione e può proseguire gratuitamente gli studi fino ai livelli più alti, ogni persona riceve gratuitamente secondo i suoi bisogni assistenza medica e sanitaria anche specialistica, la medicina è orientata principalmente alla prevenzione delle malattie, le attività culturali e ricreative sono o gratuite o a prezzi simbolici, le azioni di discriminazione razziale sono combattute ideologicamente e vietate, le autorità combattono l’oppressione contro le donne e le aiutano a ribellarsi, tutte le persone disposte a lavorare hanno un lavoro. Cuba è il paese dell’America con il più basso tasso di mortalità infantile, inferiore anche a quello degli USA e, soprattutto, con un tasso di mortalità infantile uniformemente basso in tutte le zone e in tutti gli strati sociali del paese. Vi sono di contro molte attività che sono normali in altri paesi d’America e che l’ordinamento sociale e le autorità cubane vietano e combattono con rigore. È molto limitata la possibilità di arricchirsi o anche solo di vivere sfruttando il lavoro di altre persone. Vi sono varie attività che anche quelli che hanno soldi non sono liberi di esercitare e varie cose che neppure essi possono comperare. L’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale, la pubblicazione di libri, giornali e periodici, le attività di diffusione radio e TV, le attività culturali e ricreative, gran parte delle attività produttive di beni e di servizi e commerciali sono organizzate collettivamente o comunque non sono un campo in cui chi ha soldi è libero di fare quello che vuole. L’iniziativa economica privata dei ricchi in alcuni campi è tollerata, ma è regolamentata, limitata e controllata. A Cuba anche chi ha soldi non può comperare case da affittare, terreni da far coltivare, non può aprire bordelli, installare macchine per videogiochi, produrre pornografia, vendere droga, organizzare il gioco d’azzardo, speculare sulle disgrazie altrui, assoldare altri uomini. I dirigenti politici e della pubblica amministrazione non sono affaristi né proprietari di banche o aziende private di altro genere, ma sono selezionati e formati secondo le procedure specifiche di un paese socialista. Le società di assicurazioni, le banche, le società di borsa e finanziarie, le organizzazioni di malavita trovano insopportabile l’ambiente di Cuba. Le nuove generazioni sono educate all’autostima, al rispetto degli altri al di là delle differenze di razza, di nazione, di lingua, di sesso, di abitudini e di livello di sviluppo, alla solidarietà sociale, all’aiuto reciproco e alla collaborazione tra i popoli. Le autorità e gli ordinamenti sociali sono in generale impegnati a promuovere il superamento delle divisioni di classe e dell’oppressione di classe: Cuba è di gran lunga il paese d’America dove le differenze di classe sono meno forti. Insomma Cuba è un paese socialista e lì sono ancora in vita gran parte delle elementari conquiste di civiltà e di benessere che la prima ondata della rivoluzione proletaria aveva introdotto nel mondo e in particolare nei primi paesi socialisti. Le autorità di Cuba e la società cubana nel suo complesso sono mobilitate nel difenderle e in molti campi perfino nel promuovere il loro allargamento. E in più Cuba diffonde nel mondo e in particolare in America una cultura che rispecchia, illustra e difende quelle conquiste. Molti sostenitori di quelle conquiste trovano a Cuba modo di riunirsi e in alcuni casi trovano anche rifugio. Ciò è in stridente contrasto con quello che sta avvenendo in gran parte del mondo dove le pensioni vengono ridotte, l’assistenza sanitaria pubblica gratuita viene limitata, i servizi pubblici o sono privatizzati e riservati a chi ha soldi per pagare o abbandonati al degrado, l’istruzione e le attività culturali e ricreative sono sempre più largamente ridotte a merci disponibili in proporzione dei soldi di cui si dispone per comperarle, lo sfruttamento economico e sessuale delle donne e dei bambini dilaga, i diritti e la dignità dei lavoratori sono calpestati, la prostituzione e la pornografia sono attività correnti, ogni licenza dei ricchi è presentata come condizione indispensabile del benessere economico, le giovani generazioni sono educate alla competizione, alla sopraffazione, alla violenza, allo spreco, allo sfruttamento sessuale delle donne. Il sistema di vita promosso dai gruppi imperialisti nel mondo diverge sempre di più da quello difeso dall’ordinamento sociale e dalle autorità cubane. La violenza, l’insicurezza, l’ansia, la depressione, la criminalità, le malattie fisiche e mentali, il suicidio e l’omicidio crescono persino nei più ricchi paesi imperialisti assieme alla fame, alla miseria, all’emarginazione, alla disperazione, al lusso, allo spreco e all’arbitrio. Di contro il sistema sociale in vigore a Cuba ha fortemente ridotto la criminalità, l’incidenza di malattie mentali e fisiche e le varie forme di disadattamento sociale e di disagio: oggi la massa della popolazione gode a Cuba di condizioni di sicurezza personale, di serenità e di salute e di un livello culturale e d’istruzione decisamente superiori a quelli della maggior parte degli altri paesi.

Una società del genere è effettivamente una grave minaccia per i gruppi imperialisti USA. È una minaccia alla stabilità del loro potere sulle masse popolari USA e una minaccia al dominio che essi esercitano sul resto dell’America centrale e meridionale. È una minaccia anche per le classi dominanti del resto dei paesi americani. Essa è per le masse popolari oppresse e sfruttate degli altri paesi la dimostrazione pratica che un altro mondo è possibile, che è possibile un ordinamento sociale superiore a quello che le schiaccia. Inoltre essa è di per se stessa, per il solo fatto di esistere, una sfida alla potenza dei gruppi imperialisti USA. È una delle poche istituzioni create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria che è sopravvissuta alla decadenza del movimento comunista provocata dai revisionisti moderni e al suo crollo del 1989-1991. Il fatto che i gruppi imperialisti USA siano falliti in tutti i loro tentativi di eliminarla, è una ferita intollerabile al mito della loro onnipotenza che essi cercano di instillare nelle masse popolari americane e del resto del mondo. Per questo essi perseguono con ogni mezzo l’eliminazione dell’ordinamento sociale di Cuba e del sistema politico che lo difende. Tutti i gruppi imperialisti sono concordi su questo obiettivo. Le differenze tra di loro riguardano se sono più efficaci la contrapposizione frontale e l’aggressione dall’estero, oppure la lenta erosione e la corruzione dall’interno o un mix delle due strategie.

Anche a Cuba vi sono accaniti oppositori dell’ordinamento sociale vigente e del sistema politico che lo difende e promuove. È normale che un ordinamento sociale come quello cubano abbia oppositori. Si tratta di un ordinamento sociale che contrasta con mentalità e con abitudini radicate da tempo, con molte delle idee e dei pregiudizi ancora dominanti in tutto il mondo. Non a caso la stragrande maggioranza degli oppositori appartengono ai gruppi della società cubana ancora privilegiati per condizioni economiche, per cultura e per relazioni sociali: sono per lo più intellettuali, funzionari pubblici, dirigenti di organismi economici o sociali. Anche persone che condividono entusiasticamente alcuni aspetti dell’ordinamento sociale cubano, sono ingenuamente contrari ad altri che sono solo il rovescio della medaglia dei primi. Il rovescio della medaglia di non essere sfruttati, è che non puoi vivere sfruttando altri e quindi devi svolgere un lavoro socialmente utile. Come dice il proverbio: "È impossibile avere la botte piena e la moglie ubriaca". Tra gli oppositori non si trovano solo degli eredi delle vecchie classi privilegiate che sognano la restaurazione dei loro antichi privilegi. Vi sono anche quelli che aspirano a diventare dei privilegiati. Quelli che sono convinti che le loro alte qualità personali meritino privilegi economici e sociali che l’ordinamento sociale di Cuba non consente. Quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri. Quelli che, per la professione che esercitano, in un paese capitalista avrebbero una posizione economica più elevata o un prestigio sociale maggiore. Quelli che per i più vari motivi sono ancora impregnati della mentalità barbarica di "ognuno per sé". Quelli che sono corrotti dai soldi, dalle promesse e dai "valori" dei gruppi imperialisti, i cultori della superiorità razziale, nazionale, sessuale. Quelli che sono insofferenti delle difficoltà proprie di un paese assediato e isolato dalla maggior parte degli Stati e delle autorità degli altri paesi, specie dopo il crollo del campo socialista e stante la perdurante debolezza del movimento comunista. Quelli che sono insofferenti dei limiti ed errori effettivi delle autorità cubane. Vi sono insomma anche a Cuba contraddizioni di classe, contraddizioni tra il nuovo e il vecchio, contraddizioni tra il vero e il falso. E nella pratica non sempre è chiara la distinzione tra queste contraddizioni. L’esistenza di questi oppositori è inevitabile. In ogni cambiamento, come è necessaria un’avanguardia, è inevitabile anche un’opposizione. L’esistenza di questi oppositori non porrebbe problemi particolarmente gravi se il mondo non fosse ancora dominato da gruppi imperialisti che cercano ogni via e usano ogni mezzo per "farla finita col comunismo" e fare anche a Cuba quello che hanno già fatto nel 1954 in Guatemala, nel 1973 in Cile e a Grenada e nel Nicaragua negli anni ’80. Se cioè la lotta di classe non fosse ancora una lotta all’ultimo sangue quale rimarrà finché i rapporti di forza a livello mondiale saranno favorevoli alle classi sfruttatrici. Gli oppositori all’ordinamento sociale e al sistema politico di Cuba sono oggettivamente e di regola anche soggettivamente la quinta colonna dei gruppi imperialisti USA. Questo legame con i gruppi imperialisti USA, la classe sociale a cui per lo più appartengono e la natura stessa di un paese socialista per il quale il concorso delle masse alla gestione degli affari pubblici è un fattore sostanziale, danno agli oppositori cubani un’importanza politica enormemente maggiore di quella che normalmente ha l’opposizione di operai, braccianti, artigiani, emarginati all’ordinamento sociale e alle autorità di un qualsiasi paese capitalista.

Hanno le masse popolari cubane il diritto di difendersi dalle manovre con cui i gruppi imperialisti USA cercano di modificare l’ordinamento sociale del loro paese e di reprimere le attività della quinta colonna che i gruppi imperialisti manovrano all’interno? Hanno le autorità cubane il dovere di guidare le masse popolari cubane a difendere efficacemente le loro conquiste? Ogni membro delle masse popolari che non sia completamente abbrutito dall’asservimento alla borghesia risponde positivamente a queste domande. È nell’interesse anzitutto dei difensori dell’ordinamento socialista cubano distinguere i vari tipi di contraddizioni e trattare ognuno con metodi appropriati. È parimenti chiaro che per difendersi dalle aggressioni e dalle trame dei gruppi imperialisti non si può sempre agire con grazia e gentilezza. Non si tratta di una divergenza di opinioni, ma di una guerra. I gruppi imperialisti sono l’ultima personificazione di un passato barbarico della specie umana in cui i contrasti si regolavano con la forza. Essi rispettano solo la legge del più forte, sono dotati senza limiti dei mezzi più sofisticati di guerra e di offesa, non hanno altro ritegno a usarli che non sia il rischio di essere sconfitti. Bisogna quindi evitare che abbiano qualche speranza di poter vincere. Il giorno in cui i gruppi imperialisti USA fossero convinti di vincere facilmente, non esiterebbero a colpire Cuba.

I gruppi imperialisti possono imporre la loro volontà a Cuba solo tramite l’aggressione o la sovversione. L’ordinamento sociale e il sistema politico di Cuba sono tali che ai gruppi imperialisti USA non basta la loro ricchezza per imporre la loro volontà. Essi non possono far valere la loro ricchezza per instaurare a Cuba un governo di loro gradimento. L’ordinamento sociale e il sistema politico di Cuba non permettono ad essi di creare liberamente partiti assoldando individui abili e venali che con i loro soldi non avrebbero difficoltà ad assoldare, né di usare i loro soldi per manipolare e intossicare su grande scala l’opinione pubblica e mettere una parte delle masse popolari contro l’altra per dominarle tutte, come fanno nei paesi che essi chiamano "democratici". Ed è nell’interesse delle masse popolari cubane che sia così. L’ordinamento sociale e il sistema politico di Cuba isolano alle loro reali dimensioni sociali gli oppositori di classe e li tengono sotto controllo sociale. Gli oppositori dell’ordinamento sociale e del sistema politico cubano non sono potenti per il seguito popolare che hanno, ma per gli appoggi che ricevono dai gruppi imperialisti in particolare USA e perché agiscono come quinta colonna della costante e sistematica attività aggressiva che questi conducono contro Cuba. A Cuba d’altra parte non vige l’obbligo di svolgere un lavoro socialmente utile e di vivere del reddito di questo lavoro. Se ci fosse per ogni individuo un obbligo del genere, la quinta colonna avrebbe vita più difficile, il suo legame con i gruppi imperialisti risalterebbe agli occhi delle masse e sarebbe più difficile per i gruppi imperialisti reclutarla e darle i mezzi per svolgere la sua attività. Ciò però comporterebbe altri problemi, come ad esempio il divieto delle rimesse degli emigrati ai parenti residenti a Cuba. La situazione del movimento comunista nel mondo, specie dopo il crollo del campo socialista, pone alle masse popolari e alle autorità cubane problemi di difficile soluzione per sopravvivere mantenendo l’essenziale delle loro conquiste, in attesa che la rinascita del movimento comunista cambi i rapporti di forza a livello mondiale. Noi non abbiamo la possibilità e probabilmente neanche la capacità di entrare in merito alle giustezza o meno delle singole scelte politiche delle autorità cubane che in definitiva sono legate anche alle condizioni specifiche e particolari del paese e della sua popolazione. Del resto le nostre opinioni non sarebbero né più illuminate né più autorevoli e politicamente più efficaci di quelle di molti altri. Ma certamente riteniamo non solo un diritto, ma un dovere reprimere gli oppositori quando la loro attività alimenta la fiducia dei gruppi imperialisti di riuscire a "farla finita col comunismo", quando diventa un serio fattore di minaccia per la sopravvivenza dell’ordinamento sociale o anche solo un serio disturbo della vita sociale e aggrava le difficoltà che Cuba in questo momento inevitabilmente attraversa e che saranno in definitiva risolte solo con la rinascita del movimento comunista e lo sviluppo su grande scala della seconda ondata della rivoluzione proletaria. Riteniamo quindi un dovere internazionalista contrastare la campagna di denigrazione dell’ordinamento sociale e del sistema politico di Cuba: questa campagna prepara il terreno per l’aggressione o la sovversione e va a ingrossare la più generale campagna anticomunista di denigrazione dei primi paesi socialisti condotta dalla borghesia imperialista.

Alcuni oppositori possono certamente accampare motivi reali e giusti di contrasto dal punto di vista dello sviluppo del socialismo con questa o quella linea o misura delle autorità politiche cubane. Queste naturalmente non sono infallibili: solo il Papa pretende di esserlo. Esse anzi hanno ampiamente dimostrato di non esserlo. Il Partito comunista cubano e Fidel Castro in persona, nell’ambito dello scontro che iniziò nel movimento comunista mondiale a partire dalla fine degli anni ’50, si sono schierati a fianco dei revisionisti moderni che hanno condotto alla decadenza del movimento comunista e infine al crollo di gran parte dei primi paesi socialisti. Esse stesse hanno più volte apertamente riconosciuto che avanzando in un campo inesplorato avevano commesso errori. Ma anche questi oppositori perdono ogni ragione dal momento che diventano quinta colonna dei gruppi imperialisti USA. Il crollo dei paesi socialisti dell’Europa orientale e dell’URSS hanno mostrato dove finiscono i buoni propositi e le buone intenzioni degli oppositori che si prestano alle manovre dei gruppi imperialisti e si basano sul loro "aiuto" per combattere gli errori e i limiti dei paesi socialisti. Non sono i limiti del socialismo né gli errori che allontanano dal socialismo quello che fa imbestialire i gruppi imperialisti USA, ma tutto quello che di positivo le masse popolari hanno conquistato a Cuba e che contribuisce ad alimentare speranze nelle masse popolari degli altri paesi. I gruppi imperialisti USA sono diventati il gendarme di ultima istanza dell’ordinamento sociale capitalista in ogni angolo del mondo. Essi sono i massimi responsabili della sopravvivenza delle barbarie più odiose per le masse popolari e della guerra di sterminio che la borghesia conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. Essi quindi sono e devono essere un bersaglio delle masse popolari in ogni angolo del mondo. Per ogni forza rivoluzionaria schierarsi contro l’imperialismo americano è oggi un carattere distintivo essenziale, come lo fu durante gli anni ’30 e ’40 schierarsi contro il nazifascismo. È una delle discriminanti tra chi appartiene al campo mondiale della rivoluzione e chi appartiene al campo mondiale della controrivoluzione.

In America Latina i gruppi imperialisti USA hanno dovuto rinunciare alle sanguinarie dittature militari cui negli anni ’70 avevano affidato il compito di sterminare le forze comuniste e rivoluzionarie. I nuovi gruppi dirigenti devono fare sempre più spesso promesse demagogiche e assumere pose contrarie all’imperialismo. Per quanto povere di risultati immediati e diretti, queste promesse e queste pose tuttavia intralciano le pretese e i disegni dei gruppi imperialisti USA e alimentano le speranze e le aspirazioni delle masse popolari e la loro volontà di non continuare più a vivere come il sistema imperialista le condanna a vivere. Si è creata una situazione di instabilità politica, una situazione rivoluzionaria, che si esprime anche nella formazione di governi come quello di Chavez in Venezuela, di Gutierrez in Ecuador, di Lula in Brasile, di Kirchner in Argentina. In Colombia la ribellione resta forte per il seguito popolare e per le forze armate di cui dispone. E, più importante di tutto, le manovre USA non sono riuscite a soffocare la guerra popolare rivoluzionaria condotta in Perù dal Partito comunista peruviano. L’imperialismo non risolve nessuno dei problemi economici e politici delle masse popolari dei paesi latinoamericani, anzi li aggrava e, questo è vero, ne rende più complicata la soluzione. In questa situazione è probabile che il governo di Washington e la banda di fondamentalisti cristiani che ne ha la direzione scateni nuove manovre controrivoluzionarie. Cuba è un bersaglio della belva impazzita che da Washington sconvolge il mondo per difendere la sua supremazia e la sua sopravvivenza. Per questo le manovre dell’UE e dei governi Berlusconi e Aznar sono particolarmente pericolose.

I gruppi imperialisti USA sono nei guai. La loro egemonia mondiale è sempre più contestata. È contestata dagli stessi gruppi imperialisti degli altri paesi. È contestata anche dalle classi sfruttatrici degli altri paesi e dai loro governi. Perché i gruppi imperialisti USA succhiano risorse economiche, finanziarie, militari e umane da tutti gli altri paesi e avanzano pretese via via più esose ai loro satelliti, alleati e complici. È contestata dalle masse popolari che in ogni angolo del mondo, compresi gli USA, sono sempre più insofferenti delle barbarie e delle infamie che i gruppi imperialisti stanno imponendo rimangiandosi le conquiste che esse, dirette dai comunisti, avevano strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. In ogni angolo del mondo cresce la ribellione dei popoli e delle classi sfruttate, anche se il suo sviluppo è ancora frenato dalla mancanza di una direzione comunista, dalla debolezza del movimento comunista. Infatti la direzione che gruppi e teorie reazionarie (come i gruppi fondamentalisti islamici) cercano di dare a questa ribellione non ne diminuisce l’eroismo ma ne frena lo sviluppo.

Quanto a noi comunisti italiani, noi dobbiamo combattere con forza e quindi anzitutto denunciare con chiarezza e senza tentennamenti le manovre contro Cuba del governo Berlusconi, della banda di mafiosi, fascisti, clericali, razzisti, speculatori e avventurieri che egli ha raccolto attorno a sé, degli anticomunisti raggruppati nell’Ulivo e in altre associazioni. Le azioni ostili a Cuba decretate dall’UE, dal governo Berlusconi, dal governo Aznar e da altri governi europei fanno parte delle attività tese ad eliminare le conquiste che le masse popolari, guidate dai comunisti, hanno strappato in ogni angolo del mondo alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e che ora la borghesia imperialista sta cercando di eliminare o ridurre in ogni angolo del mondo per quello che ancora ne rimane. Dobbiamo discutere francamente e da posizioni di principio e facendo un’analisi concreta della situazione con quanti sono in astratto contro la repressione e contro la pena di morte. Essere realmente e praticamente favorevoli a eliminare la violenza e la guerra dai rapporti umani e internazionali è un obiettivo nobile che condividiamo pienamente e che, ne siamo certi, è realizzabile. Ma per realizzarlo occorre essere contro la violenza e le guerre condotte dai gruppi imperialisti e sostenere la ribellione dei popoli e delle classi oppresse contro gli imperialisti, promuovere e partecipare alle ribellioni, alle rivoluzioni e alle guerre rivoluzionarie con cui le classi e i popoli oppressi porranno fine all’imperialismo. Chi ama veramente e praticamente la libertà, combatte gli oppressori. Chi è contro la sopraffazione e la guerra deve eliminare i rapporti di sfruttamento e di oppressione: l’imperialismo è l’espressione suprema e ultima di tutti i rapporti di sfruttamento e di sopraffazione attraverso cui l’umanità è arrivata alla sua condizione attuale e alla vigilia della società comunista.

Berlusconi sta trascinando il nostro paese nelle guerre dei gruppi imperialisti USA, come vassallo e fornitore di truppe. Berlusconi si distingue come servitore più zelante dei gruppi imperialisti USA su ognuno dei cento fronti su cui essi sono impegnati: in Iraq, in Afganistan, in Palestina, a Cuba e altrove. C’è forse anche un solo fronte in cui Berlusconi contrasti con decisione i gruppi imperialisti USA?

Prima della prima ondata della rivoluzione proletaria gli interessi dinastici avevano un certo ruolo nella politica estera dei singoli paesi. Nel caso dell’Italia in questi mesi gli interessi personali di Berlusconi hanno un ruolo importante nel determinare la politica internazionale del nostro paese. Il regime DC per contrastare il movimento comunista e con l’appoggio dei revisionisti moderni aveva trasformato il sistema elettorale del nostro paese in un mercato di clientele e di favori per quanto riguarda i rapporti tra gruppi della classe dominante e in un mercato di voti, una vendita di imbrogli e illusioni, un terreno di manipolazione e intossicazione dell’opinione pubblica per quanto riguarda le masse popolari. L’ignoranza e l’abbrutimento morale che la borghesia per i suoi interessi ha coltivato e coltiva nelle masse popolari, creano il terreno propizio perché nelle elezioni abbiano il sopravvento i gruppi borghesi più ricchi, più cinici, più abili e più aggressivi, in particolare in mancanza di un vero partito comunista. In Italia su questo terreno è nata la risicata vittoria elettorale di Berlusconi nel 2001 che le leggi provvidenzialmente preparate dai suoi amici-concorrenti del Centro-sinistra hanno trasformato in una comoda maggioranza parlamentare. Quanto più è debole il movimento comunista con la sua opera di educazione e mobilitazione popolare, tanto più emerge la venalità e la volgarità del costume della borghesia decadente che si riverberano su tutta la società. La putrefazione del regime DC è stata lo scoppio di un bubbone alimentato nel corso dei quarant’anni di dominio del Vaticano, dei gruppi imperialisti USA, della Mafia e dei gruppi imperialisti italiani. Il suo marciume ora appesta il nostro paese come mai prima nella sua storia. Berlusconi è la personificazione di questo marciume. Un brillante finanziere di mafia, di molto più abile di Sindona, che i gruppi imperialisti USA hanno salvato dalle congiure di palazzo che hanno sconvolto il regime DC all’inizio degli anni ’90. Quelle congiure hanno spazzato via anche Craxi che era stato l’agente politico tramite il quale Berlusconi aveva costruito il suo impero nel campo dei mezzi di manipolazione dell’opinione pubblica e di intossicazione delle coscienze. I gruppi imperialisti USA hanno salvato Berlusconi ma lo ricattano, perché hanno in mano le prove giudiziarie dei suoi reati. Possono quando vogliono darlo in pasto ai magistrati italiani che a loro volta si credono "i sacerdoti della Giustizia". Berlusconi deve seguire in tutto e per tutto la volontà dei gruppi imperialisti USA. In questo letamaio che è la putrefazione del regime DC proprio la volontà di far rispettare le leggi diventa la massima garanzia per gli imperialisti USA che Berlusconi continuerà a servirli supinamente e ad eludere ogni legge che rifletta in qualche misura le conquiste delle masse popolari o che intralci i loro interessi. La banda di accoliti che Berlusconi ha raccolto attorno a sé dipende da lui perché solo con lui può restare al potere. Il Vaticano e gli altri gruppi imperialisti italiani tentennano tra seguire Berlusconi al servizio dei gruppi imperialisti USA o imbrancarsi con i gruppi imperialisti impazienti e insofferenti delle pretese USA e affrontare l’arrischiata impresa di contendere ad essi l’egemonia mondale, mentre nello stesso tempo devono far fronte alla protesta delle masse popolari per l’eliminazione delle loro vecchie conquiste. Le difficoltà in cui si dibattono i gruppi imperialisti francesi e il loro governo sono esemplari. Devono togliere alle masse popolari perché sono immersi nella nuova crisi generale del capitalismo e in più devono anche soddisfare le pretese USA che limitano la loro parte nel saccheggio dei paesi oppressi. Non possono resistere alle pretese USA perché la residua forza politica delle masse popolari impedisce una efficace e vasta operazione di riarmo. Più si prestano alle pretese dei gruppi imperialisti USA, più devono togliere alle masse popolari. La manovra contro Cuba è esemplare: per compiacere i gruppi imperialisti USA l’UE nuoce ai propri interessi economici, riduce le sue esportazioni, scoraggia tutti i gruppi e governi, in particolare sudamericani, che per sottrarsi alle grinfie degli USA cercano appoggio economico e politico nell’UE. Da qui un altro motivo per cui le attività di Berlusconi e Aznar sono preziose per i gruppi imperialisti USA. È su questo terreno che può maturare ogni genere di avventure. La mobilitazione del governo Berlusconi contro Cuba si aggiunge all’invio di soldati in Afganistan e in Iraq ed è il segnale di una prossima crisi probabile, di un aggravamento della generale crisi politica.

È dovere di noi comunisti mettere in guardia le FSRS, i lavoratori avanzati e le masse popolari sulle nubi che si addensano sul futuro del nostro paese. La situazione è grave ma non disperata. La ricostruzione del partito comunista è la chiave per iniziare la rinascita del movimento comunista. L’opposizione al governo della banda Berlusconi e ai suoi collaboratori riuniti nella maggioranza e nell’opposizione parlamentari crea un terreno tanto più favorevole alla rinascita del movimento comunista e alla ricostruzione del partito comunista quanto più è forte e ramificata. Dobbiamo portare in ogni organismo popolare di amici di Cuba un deciso orientamento alla lotta contro il governo Berlusconi e all’unità con il resto delle masse popolari in lotta contro il governo Berlusconi per difendere le conquiste. Dobbiamo appellarci allo spirito, alle tradizioni e ai sentimenti internazionalisti che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha radicato nel nostro paese per mobilitare contro il governo Berlusconi e le sue sporche manovre contro Cuba al servizio dei gruppi imperialisti USA. La memoria del Che è viva nei ricordi e nella fantasia di milioni di giovani del nostro paese.

 

Abbasso il governo Berlusconi!

Basta col governo della banda Berlusconi!

Basta con le manovre di Prodi, di Rutelli, di Fassino e del Vaticano!

Sostegno alle masse popolari di ogni paese che lottano contro i gruppi imperialisti USA!

Viva la resistenza dei popoli della Palestina, dell’Afganistan, dell’Iraq e degli altri paesi arabi!

Viva la guerra popolare rivoluzionaria che si sviluppa in Perù, nel Nepal, in Turchia, nelle Filippine, in vari Stati dell’India!

Viva la ribellione crescente delle masse popolari americane!

Viva la rinascita del movimento comunista!

Costituire ovunque comitati clandestini del (nuovo)Partito comunista italiano!