La Voce 28 - marzo 2008

03.04 - A proposito del principio: suonare il pianoforte con dieci dita!

Problemi di metodo
mercoledì 5 marzo 2008.
 
Il fattore decisivo del consolidamento e rafforzamento del Partito è un livello superiore di assimilazione del materialismo dialettico come metodo per conoscere il mondo e come guida per trasformarlo

Ho letto in anteprima l’articolo del compagno Claudio G. pubblicato su questo stesso numero della rivista. Trovo che è un articolo molto utile. Aggiungo di seguito alcune considerazioni che rafforzano quello che l’autore dice nell’articolo.

Che fare?

Al termine della lettura dell’articolo del compagno Claudio, il compagno più restio potrebbe sentirsi in trappola: “Il discorso è giusto, ma come faccio a metterlo in pratica? Il giorno resta pur sempre fatto di sole 24 ore!”. Per mettere in pratica quanto scritto nell’articolo bisogna trasformare la propria concezione, cioè trasformarsi. Si conferma che ogni comunista, oltre che protagonista (soggetto) della rivoluzione, è anche un bersaglio (oggetto) della rivoluzione. Vediamo come è possibile attuare questa trasformazione. Il problema della quantità di attività da mettere in cantiere è un problema concreto e va affrontato concretamente.

È prima di tutto la realtà ad essere articolata, il nostro lavoro per trasformarla deve adeguarsi. Quindi quanto più adeguiamo il nostro intervento all’articolazione della realtà, tanto più il nostro lavoro per trasformarla sarà efficace. Per impostare diversamente il suo lavoro, il compagno deve vedere la realtà e se stesso in modo diverso.

Per trasformare la propria concezione ogni compagno (e organismo) deve imporsi sistematicamente una regola: di fronte ad una nuova attività chiedersi sempre: 1. Quali altre attività ha in corso il Partito? 2. Quale legame esiste tra l’attività che sto per affrontare e quelle che il Partito ha già in corso? 3. Quali sono le sinergie (combinazioni, articolazioni) possibili che rendono la nuova attività una risorsa per le altre già in corso e, viceversa, come le altre attività già in corso possono essere una risorsa per la nuova attività?

Rifacendomi all’esempio-tipo citato da Claudio, il Partito già oggi svolge le cinque attività indicate nell’esempio-tipo e impiega x tempo, y risorse con z risultati. Se il Partito opera con una concezione materialistica dialettica, svolgerà le cinque attività con minor tempo, minori risorse e migliori risultati. Fino a che non abbiamo assimilato il materialismo dialettico ad un buon livello, le nostre numerose attività continueranno a sembrarci eccessive. Man mano che applicheremo sistematicamente la regola indicata, la nostra concezione cambierà, lavoreremo diversamente e riusciremo a ottenere risultati migliori con meno tempo.

Aspetto quantitativo

Vi è certamente anche una differenza quantitativa tra la stesura e l’esecuzione di un piano che affronta un solo aspetto della realtà, un piano guidato cioè dalla linea “mattone dopo mattone” e la stesura e l’esecuzione di un piano che tratta quell’aspetto della realtà tenendo conto e valorizzando le sue relazioni con gli altri aspetti e avvalendosi del lavoro che il Partito sta svolgendo su questi, un piano guidato cioè dalla linea “suonare il pianoforte con dieci dita”. In generale è più semplice e richiede meno tempo e risorse stendere ed eseguire un piano a partire dalle varie attività che il Partito ha già in corso, anziché partire da zero.

Produce migliori risultati dedicare 10 a sviluppare un’attività che è in realtà articolazione di più campi differenti, che dedicare 10 a svolgere in modo slegato tra loro operazioni distinte su ognuno degli stessi campi. Sviluppare un’attività nuova a partire da quelle già in corso, che inventare e cercare nuovi inizi. La ragione di ciò sta “semplicemente” nel fatto che è la realtà che è unità di opposti, è contraddizione. Si tratta adeguatamente un polo della contraddizione solo se si tratta anche l’altro, distinguendo tra i due poli il principale e il secondario. Si tratta adeguatamente una contraddizione solo se si trattano anche le altre contraddizioni con le quali essa è connessa, distinguendo tra contraddizione principale e contraddizioni secondarie.

Con una giusta concezione della realtà (con il materialismo dialettico) riusciremo a vedere la realtà per quello che realmente è: combinazione, legame, interconnessione, contraddizione, unità dialettica di opposti insomma. Quindi potremo trasformarla. A quel punto le conoscenze, le energie, le risorse e il tempo necessari a svolgere le attività A, B, C, D, ed E concatenate tra loro, risulteranno minori di quelli richiesti per affrontarle ognuna separata dalle altre. E, soprattutto, i risultati saranno migliori.

Limiti del movimento comunista

Uno dei limiti di cui dobbiamo liberarci sempre più è che quando si tratta di lotta di classe prevale la tendenza a giustificare come naturali e inevitabili arretratezze ideologiche che non tolleriamo in nessuna altra attività e che possono essere superate assimilando il materialismo dialettico, che è patrimonio del movimento comunista. Infatti quanto afferma il compagno Claudio nel suo articolo è riscontrabile in ogni attività umana: chiunque riconosce come giusti gli stessi principi in decine di esempi della sua esperienza.

Nella costruzione di una casa, ad esempio, solo in piccole parti del lavoro possiamo procedere mettendo mattone su mattone. La costruzione di una casa ha sì un inizio e una fine, è fatta anche di attività che sono sequenziali tra loro: alcune di esse non possono essere svolte se prima non ne sono state svolte altre e nella misura adeguata. Ma nella costruzione di una casa combiniamo nel modo giusto varie attività. Adottando solo la linea mattone dopo mattone non costruirò altro che un muro: magari alto quanto la casa che dovevo costruire, ma sempre e solo un muro. La costruzione di una casa apparentemente sembra una sequenza di azioni, in realtà è la combinazione di più azioni: solo combinate tra loro portano al risultato voluto. Non si può, ad esempio preparare prima tutto il cemento che mi servirà per la casa e solo dopo costruire le varie strutture in cui si devono fare le gettate. Il cemento nel frattempo si seccherà. Le strutture non staranno in piedi se prima non ne vengono completate alcune basilari con le rispettive gettate. La casa va costruita combinando tra loro diverse attività, non con la loro esecuzione sequenziale.

Altro esempio. Le note di una melodia si susseguono una dopo l’altra, ma quasi tutte sono suonate contemporaneamente con altre, con durate e intensità differenti. Le note lunghe richiedono che un dito resti premuto su un tasto più a lungo, una sequenza veloce di note brevi impone che si trovino a distanza ravvicinata sulla tastiera per essere suonate. Per essere suonata bene una melodia complessa richiede più allenamento di quanto ne richiede un semplice fraseggio. Ma è la combinazione delle note, l’articolazione della loro frequenza, ricorrenza, intensità, durata e l’allenamento del musicista che fa la melodia.

La chiave per una casa ben costruita, per una melodia ben suonata, per un’attività politica rivoluzionaria efficace è l’intervento guidato dal materialismo dialettico sulla realtà: individuare le parti di cui la realtà è composta e intervenire sulla base del legame contraddittorio esistente tra queste. In altre parole: la trattazione delle contraddizioni tra generale e particolare e tra quantità e qualità. Non adottando questo metodo un muratore non può lavorare e un musicista riceve pomodori in faccia. Perché invece lo stesso limite noi comunisti lo tolleriamo in noi stessi? Se nell’attività politica si procede secondo la linea mattone dopo mattone si arriva alla costruzione di tanti muri ma non di una casa, all’esecuzione di alcuni fraseggi ma non di una melodia. Questo dà risultati sproporzionati ai nostri sforzi e inferiori alle potenzialità che la realtà contiene, non sviluppa al massimo le sue potenzialità, favorisce lo scoraggiamento. Chi ha interesse a mantenere tale stato delle cose?

Formazione

“Suonare il pianoforte con dieci dita” è un metodo di lavoro nuovo che richiede una formazione per essere applicato. In particolare richiede l’assimilazione del materialismo dialettico. Per questo il Partito insiste molto sul lavoro di formazione di ogni compagno. Per trattare dialetticamente le nostre attività dobbiamo trasformare la nostra concezione, esattamente come la conoscenza del metodo delle costruzioni permette al muratore di coordinare e combinare adeguatamente tra loro diversi aspetti del suo lavoro; esattamente come la conoscenza della musica permette al musicista di suonare una melodia.

Naturalmente anche la formazione richiede tempo e risorse. Ma un muratore che non dedica tempo a imparare, non saprà mai costruire case. Certo non ne costruirà di più sfruttando il tempo risparmiato all’apprendimento rispetto al muratore che dedica il tempo necessario a imparare il mestiere. Il musicista che non studia la musica non sarà mai capace di fare buone melodie, tanto meno in numero maggiore o migliori rispetto al musicista che studia. Lo stesso vale per i rivoluzionari. Alcuni dirigenti si spazientiscono perché i loro compagni non sono abbastanza capaci di svolgere i compiti loro assegnati e preferiscono fare da sé. “Così faccio prima e meglio”, affermano. Pensano alla formazione come al mattone che va posto dopo. Non usano per la formazione l’attività già esistente. Finché questi dirigenti continueranno a fare per conto loro, non potranno mai superare un certo livello - anche perché, per quanto bravi, hanno pur sempre solo due braccia e una sola testa. I loro diretti non impareranno e loro non avranno nemmeno imparato a formare i loro diretti. Quindi non diventeranno nemmeno dei bravi dirigenti. Se invece combineranno adeguatamente l’attività da compiere con la formazione sul campo dei compagni che oggi non sono ancora i migliori a svolgerla, avranno fatto fare al Partito dei passi avanti migliori di quelli possibili con il metodo del “faccio da me”.

Da dove viene lo scoraggiamento e
l’insoddisfazione?

Naturalmente il nostro tempo e le nostre risorse non sono infiniti. Il limiti oggettivi ... sono oggettivi! Una casa non la si costruisce in un giorno, per quanto siano bravi i muratori a combinare tra loro le varie operazioni della sua costruzione. Per eseguire bene un’opera musicale occorre il suo tempo. Per imparare non basta un giorno di esercizio. Analogamente, per organizzare un seminario sul materialismo dialettico non basta una riunione e una convocazione. Ma queste cose sono tanto ovvie quanto inutile è il presentarle come “ragione” della propria difficoltà.

Quando un compagno di primo acchito vede ogni nuova attività come un fardello in più di cui deve farsi carico e non come una fonte di risorse e mezzi per sviluppare meglio le attività già in corso, deve chiedersi il perché. Non deve cercare la spiegazione del suo stato d’animo nel numero di attività in cui è coinvolto e da cui si sente sconvolto. Prova ne è che generalmente la soluzione al suo problema non la trova in consigli o aiuti sul lavoro specifico. Il muratore non fa di tutto per costruire la casa in un giorno perché non si pone obiettivi assurdi. Ma nemmeno si rammarica di non riuscirvi! Il suo sforzo è concentrato nell’adottare il metodo migliore nel costruire la casa. Quando riesce ad applicarlo, ottiene un risultato migliore e trova anche più soddisfazione nel proprio lavoro. I compagni che riconoscono giuste e ragionevoli le considerazioni fatte nell’articolo di Claudio G. e in questo articolo che lo completa, devono cercare la fonte dalla loro insoddisfazione, della loro mancanza di entusiasmo di fronte a proposte di nuove attività, della loro prima reazione negativa.

A mio parere i casi sono tre. O sono sovraffaticati e hanno bisogno di riposo: cosa che si verifica con qualche giorno di riposo. Oppure ritengono che alcune delle attività che il Partito affida loro sono inutili, sono una perdita di tempo; oppure pensano che il Partito dovrebbe dedicarsi ad altro, che il Partito dovrebbe incaricarli di svolgere un altro lavoro: e questo loro stessi facilmente lo scoprono se si esaminano sinceramente. Si tratta allora di discutere onestamente e seriamente nella sede adatta della linea politica che il Partito sta seguendo. Oppure i compagni arrancano, non sono abbastanza d’avanguardia: è la loro adesione alla causa che è debole, mancano di spirito d’avanguardia, di passione e di odio, ma “finché son monaco, tiro la campana”. In questo caso occorre affrontare meglio, in modo più approfondito e nel concreto di ogni compagno, i motivi e le forme della sua adesione alla nostra causa, cosa lo spinge in avanti e cosa lo frena. Bisogna affrontare una lotta ideologica.

In ogni modo il problema emerge chiaramente e può essere affrontato per quello che realmente è.

Conclusioni

Una volta imparato a trattare con il materialismo dialettico la realtà, anche il tempo e le risorse necessari alle nostre attività si ridurranno e il nostro campo di intervento potrà estendersi ulteriormente.

Ecco perché i comunisti devono assimilare bene il materialismo dialettico, pena l’eclettismo nel migliore dei casi. I comunisti devono imparare a distinguere il generale e il particolare, l’aspetto principale da quelli secondari e trattare i secondari alla luce di quello principale. Per suonare il piano con dieci dita, e suonare una melodia, bisogna studiare musica. Per studiare musica bisogna dedicare tempo e risorse anche allo studio e all’esercizio. Usare le attività che si fanno per imparare a fare. Si deve sempre imparare, ogni operazione concreta ha del nuovo, bando alla routine! Ma bisogna in ogni caso distinguere se è principale la scuola o l’operazione. Se lavoriamo così i risultati pagano e lo stesso suonare produrrà entusiasmo nell’animo dei compagni.

Dario B.