La Voce 29

05.02 - Valle di Susa libera! Italia socialista!

Comitato di Partito Stalin
martedì 1 luglio 2008.
 

Oggi, in Italia, sono due le destre (quella più reazionaria, filoamericana e spregiudicata che fa capo al mafioso Berlusconi e quella più europeista ma sempre antipopolare e clericale capeggiata da Veltroni) che stanno cercando un accordo, anche momentaneo, per cambiare le regole del gioco e per garantire ai rispettivi gruppi borghesi e ai grandi elettori che le sponsorizzano, di potere fare il bello e il cattivo tempo senza più preoccuparsi di troppi lacci e laccioli.

I programmi elettorali del PD di Veltroni e del PdL di Berlusconi sono uguali: entrambi vogliono le grandi opere, più sicurezza e meno tasse per i ricchi, meno regole nel mercato del lavoro e meno sicurezza per i lavoratori, più finanziamenti per le missioni militari, meno Stato sociale. Nella nostra regione è la questione TAV che conferma, più di ogni altra, il programma comune della borghesia imperialista. Le due destre hanno dichiarato che la TAV si farà e hanno dimostrato che la loro diversità sta solo nel metodo che utilizzeranno per tentare di avviare il lavori. Berlusconi e soci hanno detto chiaramente che invieranno l’esercito pur di aprire i cantieri, mentre Veltroni e combriccola cercano di spezzare l’ampio fronte NO TAV con le lusinghe rivolte alle aziende del settore residenti in valle di Susa, facendo leva sui bisogni dei proletari e dei lavoratori e indicando il fronte del NO come una minoranza che non avrebbe voce in capitolo nemmeno in valle. Entrambe le destre borghesi sanno bene quale è la portata della mobilitazione in valle di Susa, come sanno bene quale è quella delle masse popolari di tutto il Paese. Il programma comune della borghesia imperialista è quindi evidente. Ma per poterlo applicare, esse devono raccogliere il consenso di una parte importante delle masse popolari. Per di più anche le regole dello stesso regime democratico borghese limitano la loro libertà d’azione. E’ per questo motivo che i due schieramenti si dimenano tanto nel tentativo di modificare tali regole: per renderle più adatte agli scopi della borghesia. I partiti e gli organismi che, per rispetto delle regole del sistema democratico borghese, si sono opposti alla TAV limitandosi già da subito ad un’opposizione piagnucolosa e priva di determinazione, dovranno quindi ulteriormente limitare la loro azione se non vorranno essere inseriti nelle “liste nere” dei gruppi “sovversivi e antidemocratici” da colpire con la repressione. Non è un caso che durante le iniziative e le manifestazioni NO TAV del popolo della valle di Susa i simboli e le bandiere del PRC, PdCI e Verdi sono scomparsi, mentre non è scomparsa la base rossa di questi partiti: infatti migliaia di esponenti di quella base continuano ad opporsi alla devastazione della propria terra. La risposta data dalla popolazione valsusina al tentativo dei falsi amici del popolo (Bresso, Chiamparino e Saitta) di riprendere il contatto con la popolazione della valle approfittando di una conferenza sullo sviluppo, organizzata grazie anche ai dietrofront dei vari “NO TAV pentiti” alla Fermentino, presidente della comunità montana bassa valle di Susa, è stata una mobilitazione di piazza talmente grande che ha impedito che l’iniziativa si svolgesse. I servi degli speculatori e dei devastatori di turno, scortati e protetti da centinaia di poliziotti e carabinieri, hanno dovuto rinunciare e tornare da dove erano venuti definendo l’atteggiamento del popolo NO TAV un atteggiamento fascista.

In questo contesto i servi politici della borghesia sono sempre più costretti a calare la loro maschera democratica per fare fronte alla crescente resistenza degli operai, dei proletari e del resto delle masse popolari al procedere della crisi del sistema. Il regime di controrivoluzione preventiva che, sino ad ora, aveva in qualche modo tutelato la stabilità delle democrazie borghesi, si dimostra inadeguato e sempre meno efficace. Nel nostro paese, la democrazia borghese contempla, grazie alla presenza di un forte movimento comunista che aveva condizionato la fase costituente del dopoguerra, leggi che, in una certa misura, sono un elemento di forza per le classi oppresse quando queste si mobilitano a difesa dei loro interessi, mentre la borghesia le vorrebbe del tutto sottomesse. Per la borghesia, con l’acuirsi della crisi del sistema, queste leggi diventano un freno inaccettabile. Padroni, banchieri, speculatori, mafiosi e Vaticano, non possono accettare che le masse popolari si organizzino per resistere ai loro attacchi (ne andrebbe della loro stessa sopravvivenza).

La borghesia sa che solo i comunisti, organizzati in un Partito comunista nuovo e adeguato al contesto storico politico reale, sarebbero in grado di guidare la classe operaia a prendere la testa del movimento delle masse popolari e a condurle alla lotta rivoluzionaria per il superamento del sistema capitalista e la sua sostituzione con un sistema diretto dalla classe operaia, un sistema senza più sfruttati né sfruttatori, un sistema che non prevede alcuno spazio per la borghesia, un sistema socialista.

La borghesia ha paura dei comunisti organizzati nel loro Partito ed è per questo motivo che in questi decenni ha mobilitato enormi risorse, uomini e mezzi, al fine di impedire la costruzione del (n)PCI e il suo rafforzamento. Un Partito comunista che grazie al bilancio dell’esperienza del movimento comunista internazionale e della prima ondata della rivoluzione proletaria nel mondo, è nato dalla clandestinità per smarcarsi e rendersi autonomo dalle influenze ideologiche, economiche e organizzative della borghesia. Il (n)PCI è clandestino ma non è segreto. Il (n)PCI, malgrado le sue ancora esigue, ma crescenti forze, propaganda tra gli operai, i lavoratori e le masse popolari le sue analisi, le sue parole d’ordine tramite i suoi Comitati di Partito clandestini, dislocati sul territorio nazionale, a partire dal propagandare la necessità del suo carattere clandestino. Il carattere clandestino del (n)PCI non deve essere celato alla classe operaia e al resto delle masse popolari, anzi è necessario far comprendere loro la necessità della clandestinità del Partito e spiegare in cosa consiste. Se il Partito clandestino fosse segreto, al pari di una setta, rimarrebbe sconosciuto agli operai avanzati mentre la sua esistenza sarebbe conosciuta soltanto dalla polizia e dagli altri organismi repressivi. Solo la piena autonomia dalle influenze del sistema borghese permette di riprendere la strada interrotta da dopo la guerra di Resistenza ad oggi. Infatti tutte le altre organizzazioni o partiti che si rifanno al movimento comunista o si dicono comuniste, ma che lavorano in conformità con le regole dettate dall’ordinamento borghese, anche se, in una certa misura, possono avere contribuito all’avanzata del movimento comunista, si vedono costrette a limitarsi, a censurarsi. Questa forma di accettazione delle regole e delle norme limitanti dell’ordinamento democratico borghese, produce nelle organizzazioni e nei partiti che la praticano, lo sviluppo delle posizioni di destra interne ad essi e l’affermazione di linee liquidatorie e interclassiste che contribuiscono al rafforzamento del campo nemico. Contro gli organismi e le organizzazioni che, malgrado il loro lavoro politico sia legale, conducono una lotta aspra e veramente rivoluzionaria, la borghesia scatena la repressione più accanita e li accusa di collaborare con il Partito clandestino.

L’unico modo per liberarsi definitivamente dagli speculatori, dai devastatori e dai loro servi della politica e della repressione è lavorare per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Allora non vi sarà spazio per questi aguzzini.

È necessario trasformare la resistenza delle masse popolari della valle di Susa in lotta per l’abolizione del sistema che le opprime, in lotta per il socialismo creando in ogni ambito comitati clandestini di partito (CdP). Questa lotta è anche il contesto più favorevole per difendere con successo fin da oggi i propri interessi.

 

W la valle di Susa libera!

Gli speculatori e i devastatori non passeranno!

W l’Italia socialista!

W il (n)PCI!

 

30 marzo 2008

 

A tutti coloro che vogliono partecipare al rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano, la Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del Partito chiede di costruire di propria iniziativa, a livello locale, provinciale, regionale o interregionale comitati formati da compagni (membri di FSRS e lavoratori avanzati) che accettano la settima discriminante (il carattere clandestino dell’organizzazione) e che sono in grado di incominciare ad operare in coerenza con essa. Ogni comitato deve essere di composizione limitata (al massimo 5 membri: oltre questo numero deve dividersi in due) e diretto da un segretario responsabile dei contatti con la Commissione Provvisoria. Ogni comitato deve incominciare a imparare a funzionare clandestinamente (apprendimento della concezione e delle tecniche del funzionamento clandestino - partendo dal patrimonio di esperienze già accumulato dal Partito ed esposto nella rivista).

Lavoro di massa: intervento nelle organizzazioni, nei sindacati e negli organismi di massa, diffusione della rivista e studio della posizione assunta dai singoli e dalle organizzazioni di fronte alla rivista, propaganda e agitazione, sostegno delle lotte.

Per una maggiore comprensione e l’approfondimento rimandiamo i compagni all’articolo Comitati di Partito e centralismo democratico di La Voce n. 13 reperibile sul sito Internet del Partito.

Funzionamento interno: riunioni e relazioni tra i membri (contatti informatici, telefonici, postali e incontri) libere dal controllo della borghesia, lavoro di formazione (in particolare studiando e collaborando alla rivista), raccolta di fondi, reclutamento.

 

 

 


Manchette

L’essenza della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata consiste

nella costituzione del partito comunista come centro del Nuovo Potere popolare della classe operaia;

nella mobilitazione e aggregazione crescente di tutte le forze rivoluzionarie della società attorno al partito comunista;

nella elevazione del livello delle forze rivoluzionarie;

nella loro utilizzazione secondo un piano

per sviluppare una successione di iniziative che pongono lo scontro di classe al centro della vita politica del paese in modo da reclutare nuove forze,

per indebolire il potere della borghesia imperialista e rafforzare il Nuovo Potere,

per arrivare a costituire le forze armate della rivoluzione,

per dirigerle nella guerra contro la borghesia fino a rovesciare i rapporti di forza,

per eliminare lo Stato della borghesia imperialista e instaurare lo Stato della dittatura del proletariato.

 

( Manifesto Programma , cap. 3.3. pag. 203)