La Voce 5

Analisi concreta di una situazione immaginaria

lunedì 10 luglio 2000.
 

Nel n. 4 di La Voce (pag. 16 nota 2) avevamo denunciato l’operato del Comitato Lenin (marxista-leninista) di Firenze - senza nominarlo perché il nominarlo non era essenziale dato che il suo comportamento non era stato originale - che subito dopo l’Operazione 19 Ottobre “si è premurato di inviare ai CARC un pezzo di Stalin che condannava gli attentati, implicitamente accogliendo la tesi, proclamata e contemporaneamente smentita dalla polizia, che i CARC sarebbero all’origine degli attentati agli esponenti del regime, tipo D’Antona”.

Il Comitato Lenin ha riconosciuto di essere l’autore della immeritata lezione ai CARC, ma ha obiettato che La Voce avrebbe dovuto dire anche che nello stesso messaggio datato 4 novembre ‘99, quindi a 15 giorni dall’Operazione 19 Ottobre, in cui aveva insegnato ai CARC che è sbagliato fare attentati, prima di impartire ai CARC la lezione aveva “espresso ai compagni dei CARC la sua solidarietà per le ingiustificate perquisizioni e gli ingiustificati sequestri di materiali”.

Anzitutto: perché “ingiustificati” i sequestri e le perquisizioni? Le autorità del regime li hanno giustificati con la volontà di arrestare l’attività dei CARC per la ricostruzione del partito comunista. Il Comitato Lenin vuol dire che i CARC non lavorano per la ricostruzione del partito comunista?

Facciamo poi notare che non è vero che La Voce non aveva parlato della solidarietà del Comitato Lenin. Precisamente ad introduzione della nota in cui è fatta la denuncia, è scritto che “la destra ... ha approfittato della repressione e anche delle sue [della destra, ndr] velenose e stitiche dichiarazioni di solidarietà, per diffondere tra i compagni e le masse concezioni anticomuniste” ( La Voce n. 4, pag. 14). Più chiaro di così!

Precisiamo meglio. Quando il Comitato Lenin (della cui buona fede non discutiamo, ma delle sue prese di posizione sì) il 4 novembre manda ai CARC un messaggio in cui si dichiara solidale, ma aggiunge anche che invece non condivide le valutazioni fatte da La Voce sull’attentato a D’Antona (e cita a sostegno un pezzo di Stalin che condanna il terrorismo individuale), in quale situazione concreta manda il messaggio che evidentemente è una iniziativa politica? Lo manda mentre la controrivoluzione ha in corso una campagna il cui asse portante è confondere La Voce (la CP, per la precisione) con le nuove BR-PCC e confondere i CARC con la CP, mettere i CARC contro la CP e le altre FSRS contro i CARC.

Buon senso vuole allora che in tale situazione concreta ci si rivolga ai CARC per parlare dei CARC, alla CP (a La Voce ) per parlare della CP e alle nuove BR-PCC per parlare delle nuove BR-PCC. In questo modo si è solidali con i CARC contro chi li vuole confondere con la CP e si contrasta l’operazione nel suo complesso. Una dichiarazione di solidarietà che avvalla l’asse portante dell’attacco nemico, non è solidarietà, ma il suo contrario: collaborazione (crediamo involontaria, inconsapevole, ma tuttavia reale) con l’attacco.

Se il Comitato Lenin riteneva necessario associare l’attentato contro D’Antona con le perquisizioni contro i CARC, doveva almeno riferirsi a quello che i CARC avevano detto al riguardo (v. Resistenza n. 7-8, luglio ‘99), non a quello che aveva detto La Voce . Ma già questa associazione sarebbe stata un aiuto ai mandanti dell’Operazione 19 Ottobre che non avevano osato associare apertamente le due cose, ma lo avevano insinuato nel mandato di perquisizione e lo avevano fatto proclamare dalla stampa di regime, mostrando così tutto il loro interesse a che nell’opinione pubblica venisse fatta l’associazione. In realtà la solidarietà contro l’Operazione 19 Ottobre

che si poteva dare con un messaggio o un comunicato, consisteva anzitutto proprio nella protesta contro l’associazione che l’operazione faceva e contro la confusione che dell’operazione era l’asse portante e nello smascherare gli obiettivi reali dei promotori dell’operazione.

Siamo convinti, dicevamo, che la collaborazione data dal Comitato Lenin (e da alcune altre FSRS) ai promotori dell’Operazione 19 Ottobre è stata involontaria e inconsapevole. Ma allora si pone la questione: perché una FSRS involontariamente e inconsapevolmente, cioè spontaneamente, si affianca, in un caso concreto del genere, alla controrivoluzione, anziché spontaneamente mettersi sul fronte opposto? Può essere un errore casuale? Può esserlo. Trattandosi di un solo caso sarebbe sbagliato dedurre una legge. Tuttavia noi crediamo che, a prescindere ora dal Comitato Lenin, l’errore riveli una cosa politicamente importante. Se non si comprende che la ricostruzione del partito comunista è oggi nel nostro paese il nodo centrale dello scontro tra classe operaia e borghesia imperialista, molto facilmente si sbaglia nel valutare il significato dei singoli episodi dello scontro e quindi si adotta di fronte ad essi una linea sbagliata. La chiave dell’errore del Comitato Lenin è espressa nelle prime righe del suo messaggio del 4 novembre ‘99 ai CARC: “Dopo le operazioni di polizia e le perquisizioni domiciliari che, a seguito dell’omicidio D’Antona, sono state effettuate ...”. No, compagni, l’Operazione del 19 Ottobre non è stata lanciata “a seguito dell’omicidio D’Antona”. Questo è quello che i promotori insinuano (ma neanche affermano, tanto poco la cosa sta in piedi). L’Operazione è stata lanciata per contrastare la ricostruzione del partito comunista: in specifico per dividere i CARC dalla CP e per dividere le altre FSRS dai CARC (che hanno dichiarato la loro simpatia per il lavoro della CP). Provate a considerare le cose alla luce di queste “chiavi di lettura”, ammettete per pura ipotesi che una parte della borghesia abbia compreso la lezione della storia e faccia tutto quello che può per impedire la ricostruzione del (nuovo)Partito comunista italiano. Vedrete che l’Operazione 19 Ottobre e altre cose ancora, successe nel ‘99 e in questi mesi e che stanno succedendo, vi appariranno in una luce diversa.

 

Nicola P.

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